2025-06-24
Bibbiano val bene una messa (per gli imputati)
A Reggio Emilia, domani, il don prega a sostegno di chi è a processo perché avrebbe sottratto bimbi alle famiglie con l’inganno.Una santa messa perché il processo penale vada bene, già dalla sentenza di primo grado. L’idea è venuta a un parroco di Reggio Emilia, che domani vorrebbe celebrare l’Eucarestia «per il processo di Bibbiano», come annunciato dal bollettino parrocchiale. Avendo in passato già preso posizione a favore degli imputati, è scontato che si pregherà per una bella assoluzione. Il problema è che Bibbiano, con il suo pesante bagaglio di sofferenze a carico dei bambini e delle famiglie ai quali sono stati strappati, non meritava di fare da apripista di un’innovativa tipologia di funzioni religiose: la messa per farla franca, o anche per essere giustamente prosciolti. Visti i carichi penali degli italiani e la lunghezza dei processi, se celebrata a pagamento, come introiti la «missa pro reo» potrebbe sostituire presto l’8 per mille. Nel fine settimana, a Reggio, in molti hanno avuto tra le mani il bollettino del Sacro Cuore con i prossimi appuntamenti pastorali. Ed ecco la sorpresa: mercoledì 25 giugno, alle ore 18.30, «celebrazione eucaristia per il processo di Bibbiano che si sta concludendo in primo grado». Messa così, uno che non sia di Reggio Emilia potrebbe anche sperare che la messa non sia orientata a favore di nessuno, o magari sia per le vittime del sistema Bibbiano e delle loro famiglie. Purtroppo non è così, perché l’anno scorso la stessa parrocchia ha ospitato un evento «innocentista». Lo ricorda Marco Eboli, ex consigliere comunale di destra ed ex coordinatore cittadino di Fdi, che da cattolico praticante ha scoperto la messa giudiziaria: «Sempre nella parrocchia di don Davide Poletti, il 19 novembre dell’anno scorso, si tenne la presentazione del libro dell’avvocato Luca Bauccio, che ha difeso lo psicoterapeuta Claudio Foti, con un titolo della locandina che non lasciava dubbi sulla parte che si intendeva tutelare, ossia il dottor Foti».Il processo di primo grado è alle battute finali. Nell’udienza del 2 aprile, l’accusa ha denunciato un «business che toglieva i bambini alle famiglie deboli e li assegnava a coppie giudicate più adatte». Dei 29 indagati iniziali, dopo patteggiamenti e un paio di assoluzioni, sono rimasti 14 imputati. Tra loro, spicca Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione comunale della Val d’Enza e «dominus», secondo la Procura reggiana, dell’intero «caso Bibbiano». L’elenco dei reati per cui si procede comprende il falso, la frode processuale, l’inganno, la truffa, la violenza privata, la calunnia e le lesioni personali. Le pene richieste per i principali accusati variano da 8 a 15 anni. Sulla messa «per il processo» si è espresso anche Giovanni Tarquini, avvocato e capogruppo in consiglio comunale della lista Civica per Reggio Emilia: «Da cristiano, anche se modesto praticante, credo che la Santa Messa sia lo strumento più importante per fermarsi a riflettere, pensare e pregare. È un momento che deve elevare al di sopra delle dispute e delle contrapposizioni terrene rendendo tutti uguali, con torti e ragioni, davanti a Dio e quindi non ha senso ridurre la Chiesa a una realtà di parte». Intanto Eboli ha già scritto al vescovo della diocesi Reggio-Guastala, monsignor Giacomo Morandi, con un accorato appello a non trasformare la Chiesa in una parte processuale e in uno strumento politico. «Come ci ha invitato a fare papa Leone XIV, la Chiesa deve ritrovare l’unità in Cristo evitando di trasferire i conflitti politici al suo interno», scrive Eboli. Che al telefono con la Verità è anche più esplicito: «È un fatto assolutamente inconcepibile e mi auguro che all’ultimo momento questa messa salti, se non altro per elementare prudenza cristiana. Evidentemente ci sono ambienti che un tempo avremmo definito cattocomunsti, che pensano di avere diritto a non essere giudicati». E mentre il parroco del Sacro Cuore fa muro e non vuol dire chi gli ha chiesto di dir messa per il processo, vengono in mente due versi di «Filicudi», una canzone degli Ustmamò, gruppo reggiano nato dalle ceneri dei Cccp di Giovanni Lindo Ferretti: «Padre nostro che sei dei nostri/ Liberaci dal peccato/ Pagaci un avvocato». Al resto, qui a Reggio, ci pensa il parroco.
Eugenia Roccella (Getty Images)
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