2021-05-29
Bibbiano, la parola passa al giudice. La Procura chiede 23 rinvii a giudizio
Verso la fine la lentissima udienza preliminare dell'inchiesta Angeli e Demoni: il pm vuole il processo per Claudio Foti, Federica Anghinolfi, il sindaco dem Andrea Carletti e altre 20 persone. Lo psicologo tenta la carta del giudizio abbreviato.Sui presunti affidi illeciti dei bambini di Bibbiano, dopo sette lunghissimi mesi di udienze, la parola sta finalmente per passare al giudice Dario De Luca. Nella tarda serata di giovedì si è tenuta l'ultima puntata dell'infinita udienza preliminare del processo Angeli e Demoni, che da fine ottobre si sta faticosamente svolgendo nel tribunale di Reggio Emilia. La Procura ancora una volta ha confermato tutte le accuse già presentate alla fine delle indagini preliminari, nel gennaio 2020, ma con un ultimo colpo di scena il pubblico ministero Valentina Salvi ha ridotto da 24 a 23 il numero degli imputati per i quali vuole ottenere il rinvio a giudizio. A sorpresa, il pm ha chiesto al giudice De Luca il pieno proscioglimento per Nadia Campani, una funzionaria dell'Unione dei Comuni della Val d'Enza che peraltro era sempre stata nelle retrovie dell'inchiesta sia per il suo ruolo marginale, sia per lo scarso peso delle accuse che le venivano mosse (l'abuso d'ufficio e il falso ideologico). Nella penultima udienza, che si era tenuta il 20 maggio, uno dei principali imputati del procedimento, e cioè lo psicologo piemontese Claudio Foti, aveva invece fatto istanza - in caso di rinvio a giudizio - per essere giudicato separatamente e con rito abbreviato, e altrettanto aveva fatto l'assistente sociale Beatrice Benati. A questo punto, se nelle prossime udienze le richieste dell'accusa dovessero essere tutte accolte dal giudice De Luca, verrebbero quindi rinviati a giudizio 23 imputati: tra loro, in prima fila sarebbero proprio Foti, insieme con il sindaco dem di Bibbiano Andrea Carletti, l'ex responsabile dei Servizi sociali della Val d'Enza Federica Anghinolfi e il suo braccio destro Francesco Monopoli, oltre alla psicologa Nadia Bolognini, la moglie di Foti che con lui condivide la guida del centro Hansel e Gretel di Moncalieri. La loro sorte dovrebbe venire decisa già a partire dalla prossima udienza, che si svolgerà giovedì 3 giugno (mentre le udienze successive sono state messe in calendario per l'11 e 17 giugno), quando la palla passerà finalmente al giudice De Luca, che dovrà decidere se dare concretezza a un procedimento che finora, anche per colpa della pandemia, è andato avanti un po' al rallentatore. A metà marzo, lo stesso De Luca aveva mostrato una certa insofferenza per le continue richieste di rinvio delle difese, chiedendo loro ironicamente di fare «almeno in modo di non andare fino al 2045…». Il 3 giugno, il giudice dovrebbe valutare in via preliminare la richiesta di Foti e dell'assistente sociale Benati di essere giudicati con rito abbreviato, per poi valutare le posizioni degli altri 21 imputati. Nella penultima udienza del 20 maggio, lo psicologo Foti aveva chiesto di potersi difendere in aula, rendendo dichiarazioni spontanee. Le due principali accuse che vengono mosse al fondatore del centro Hansel e Gretel sono la frode processuale e le lesioni aggravate su una minore: secondo la Procura di Reggio, Foti avrebbe dolosamente tratto in inganno i giudici che indagavano su presunti abusi sessuali ai danni di una ragazzina, e lo avrebbe fatto alterando il suo stato psicologico con «serrate sedute» di psicoterapia e inducendo in lei il falso «convincimento di essere stata abusata dal padre». Il terzo reato ascritto a Foti è l'abuso d'ufficio in quanto il centro Hansel e Gretel sarebbe stato scelto per motivi «ideologici» dal Comune di Bibbiano e dall'Unione della Val d'Enza, che avrebbero ingaggiato Foti e i suoi psicologi senza una corretta gara d'appalto. A sua volta, il centro Hansel e Gretel avrebbe ottenuto gratuitamente l'utilizzo dei locali del centro La Cura, a Bibbiano, mentre per le terapie somministrate ai minori avrebbe percepito compensi «superiori a quelli di mercato». Cioè 135 euro per ogni ora di seduta, contro i 60-70 euro medi che secondo la Procura di Reggio sarebbe stata la tariffa media corretta. In aula, Foti ha respinto tutte le accuse e in particolare ha sostenuto di essere sempre stato all'oscuro di come fossero gestiti i locali del centro La Cura.La richiesta dello psicologo di essere giudicato con rito abbreviato sembrerebbe indicare che il suo collegio di difesa sia convinto di un esito favorevole del processo. Nel giudizio abbreviato, infatti, il giudice deve emettere la sua sentenza soltanto sulla base degli atti acquisiti dal pubblico ministero: l'imputato, insomma, non può fornire prove a sua discolpa, per esempio chiamare testimoni. Ma c'è un'altra possibile lettura. Il rischio che l'imputato corre con il giudizio abbreviato, infatti, è compensato da forti riduzioni di pena in caso di condanna. Se infatti il giudice De Luca dovesse concedere a Foti il giudizio abbreviato, e alla fine giudicarlo colpevole, lo psicologo otterrebbe una pena ridotta di un terzo. La domanda è: Foti punta sui vantaggi di pena o sull'assoluzione? Si capirà qualcosa dalla prossima udienza, il 3 giugno.