2021-02-27
Tornano a casa i bambini di Bibbiano. Tribunale costretto alla retromarcia
Proseguono nel silenzio dei media le udienze preliminari sulla richiesta di rinvio a giudizio di 24 imputati. Le nuove perizie hanno dato risultati molto diversi da quelli che avevano giustificato gli allontanamenti.Tutti i bimbi e ragazzini di Bibbiano sono rientrati a casa, dalle loro famiglie. La notizia è uscita giovedì dalla quinta giornata dell'udienza preliminare che da ottobre a Reggio Emilia sta valutando la richiesta di rinvio a giudizio di 24 imputati, ed è clamorosa. Eppure è passata del tutto inosservata: totale silenzio in tv, e ieri anche i giornaloni non le hanno dedicato una riga. A rivelarla, in aula, è stata Valentina Salvi, il pubblico ministero dell'inchiesta Angeli e demoni: «Il ritorno a casa di tutti i minori di Bibbiano è il risultato dello stravolgimento delle valutazioni dei loro genitori, effettuate negli anni dai servizi sociali della Val d'Enza».Questo significa che i fascicoli su quegli allontanamenti sono stati affidati a soggetti diversi dagli assistenti sociali di Bibbiano e dintorni, guidati dall'imputato Nadia Anghinolfi, e diversi anche dagli psicologi del Centro Hansel e Gretel di Moncalieri, fondato dall'imputato Claudio Foti e scelto senza alcuna gara dal sindaco pd della cittadina, Andrea Carletti, per questo a sua volta imputato. Evidentemente, le nuove perizie hanno dato risultati molto diversi da quelli che avevano giustificato gli allontanamenti sui quali nel 2018 si era aperta l'inchiesta. E il tribunale dei minori di Bologna, che quegli allontanamenti aveva avallato, ha fatto retromarcia. Se è così, rischia di essere una conferma cruciale per l'inchiesta.In aula, giovedì, il sostituto procuratore Salvi ha anche contestato le eccezioni sollevate nelle udienze precedenti da alcuni degli avvocati degli imputati: ha negato l'esistenza di omissioni nel deposito degli atti dell'accusa e ha spiegato anche che il nome Angeli e demoni, dato all'inchiesta nel 2018, non nasce dall'intento di criminalizzare gli indagati, dipingendoli come diavoli da contrapporre ai bambini, gli angeli. Tutt'altro. Il magistrato ha spiegato che i diavoli comparivano davvero nelle sedute di psicoterapia condotte da uno degli imputati, Nadia Bolognini, la moglie di Foti: «Venivano sventolati davanti ai bambini disegni di personaggi positivi e negativi, tra cui anche il diavolo, che poi i bambini vedevano nei loro incubi, di notte». Ovviamente, sul fatto che Anghinolfi, Foti, Bolognini e Carletti e gli altri 20 imputati meritino il processo dovrà pronunciarsi il giudice dell'udienza preliminare, Dario De Luca. La decisione arriverà alla fine di aprile, e il calendario indica che la prossima giornata in tribunale sarà quella dell'11 marzo. Resta il fatto che, dopo le violente polemiche seguite agli arresti del luglio 2019, il silenzio che da quattro mesi copre il procedimento in corso a Reggio Emilia è sconcertante, così come sorprendente è la censura generalizzata che ha coperto anche le parole di Matteo Salvini. «I bimbi strappati alle famiglie dal sistema Bibbiano sono tornati a casa grazie a chi ha denunciato, a chi ha combattuto e a chi non si è arreso», ha detto giovedì il leader della Lega: «Giù le mani dai bambini». Ma ancora più sconfortante, se possibile, è l'immobilità della politica. Nell'estate 2019, quando era esploso lo scandalo di Bibbiano, Forza Italia, Lega e perfino il Movimento 5 stelle avevano presentato proposte di riforma del sistema degli affidi. Da allora, però, la maggioranza giallorossa è sempre riuscita a tenerle chiuse nei cassetti di Camera e Senato. Forse il nuovo ministro della Giustizia, Marta Cartabia, dovrebbe cercare di farli riaprire, quei cassetti, perché continuano a emergere casi di presunti allontanamenti illeciti e di malversazioni nelle case famiglia che accolgono i minori: è accaduto lo scorso dicembre a Massa Carrara, dove otto persone sono state arrestate e una struttura è stata chiusa. Ma un altro indecoroso muro di gomma, fin qui, ha impedito anche l'avvio della Commissione d'inchiesta sugli affidi illeciti e sulle case famiglia, la cui legge istitutiva il Parlamento ha approvato paradossalmente all'unanimità il 29 luglio 2020. Sono trascorsi 215 giorni da quel voto, ma i presidenti delle due Camere, Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico, non hanno mai convocato la prima riunione della Commissione perché il Pd non ha indicato i nomi dei suoi membri. A battersi contro questo blocco assurdo, in solitudine, è Maria Teresa Bellucci, deputata di Fratelli d'Italia, che in aula, una volta a settimana, rinfaccia l'inadempienza ai suoi colleghi e al presidente Fico.Nel frattempo, non arrivano buone notizie nemmeno dal nuovo Garante per l'infanzia, Carla Garlatti, nominata lo scorso novembre dopo anni trascorsi al vertice del tribunale per i minori di Trieste. Due giorni fa, la Garlatti è stata ascoltata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia. Anche di questa audizione i media non hanno dato cenno. La garante ha detto che l'allontanamento di un bambino dai genitori deve essere «l'extrema ratio», ma ha aggiunto che l'Italia «è il Paese europeo che allontana meno dalle famiglie»; e ha ammesso che nei tribunali minorili il contradditorio non viene sempre garantito alle famiglie, ma poi ha negato che «esistano allontanamenti di bambini dovuti soltanto alla povertà economica delle famiglie», perché quelle famiglie «vengono aiutate». Non un buon inizio, insomma. Soltanto Lucio Malan, senatore di Forza Italia, l'ha contraddetta: «Guardi che sbaglia, e tanti casi purtroppo mostrano il contrario».