2023-11-25
«Mi hanno detto che di femminicidi devono occuparsi solo donne e gay»
Michaela Biancofiore (Imagoeconomica)
Michaela Biancofiore al podcast della «Verità»: avevo offerto il mio posto ai colleghi senatori.Clicca qui per ascoltare la puntata di ieri di Dimmi la Verità, il podcast a cura di Carlo Tarallo, con l'intervista alla capogruppo al Senato di Civici d'Italia.«Ho offerto il mio posto nella commissione sul femminicidio ad alcuni colleghi uomini, mi sono sentita rispondere sostanzialmente che è una cosa per omosessuali e per femminucce»: Michaela Biancofiore, capogruppo al Senato di Civici d’Italia, espressione di Coraggio Italia, rivela a Dimmi La Verità, podcast del nostro giornale, dove troverete l’intervista integrale, un episodio gravissimo che l’ha vista protagonista. La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, si è costituita lo scorso luglio, per la prima volta in forma bicamerale, dopo l’assassinio di Marina Luzi, una 40enne, mamma di una bimba di tre anni, per mano del cognato, Andrea Marchionni, 47 anni, ex falegname. È composta da 36 parlamentari, deputati e senatori, presieduta da Martina Semenzato, deputata di Noi Moderati. Ben 32 componenti sono donne, solo quattro gli uomini. La Biancofiore racconta, amareggiata ma determinatissima, quello che è accaduto: «È una cosa terribile. La commissione sul femminicidio», argomenta la Biancofiore, «è molto importante, di grande attualità, riguarda un problema che purtroppo, come si è visto, affrontiamo nella quotidianità e non riusciamo a debellare. Ho offerto il mio posto a colleghi uomini, ma mi sono sentita rispondere di fatto che è una cosa per omosessuali e femminucce. È una cosa che trovo terribile. La commissione sul femminicidio non è una questione di donne». Sembra una banalità, ma a quanto pare non lo è: «Non è una questione di donne», ribadisce con forza la Biancofiore, «se le donne vengono percosse, aggredite, vilipese, ammazzate da un uomo. È una questione che riguarda gli uomini. Eppure alcuni colleghi, più di uno, non hanno dato la disponibilità a far parte della commissione. Hanno fatto capire che è una cosa per femminucce e omosessuali. Bene, ci sono colleghi omosessuali dichiarati che io conosco e che si sono comportati più da uomini di loro». Senatrice ma chi è stato? «Nomi non ne faccio, questa nostra conversazione non è per colpevolizzare qualcuno», risponde la senatrice, «ma per far presente che c’è ancora una mentalità radicata nel maschio italiano, a qualunque livello, e lo dice una che non è minimamente femminista. Non è pensabile che ogni volta che si parla di qualcosa che tocca la sfera del genere femminile, questo sia declinabile come appunto materia da femminucce o omosessuali. Non va bene. Non è possibile che si pensi che far parte di una commissione sul femminicidio sia una cosa deplorevole per un maschio alfa». Un clima così volgare, quindi, anche nelle istituzioni? «Ma non solo nelle istituzioni», commenta Michaela Biancofiore, «purtroppo. A tutti i livelli di questa nostra società. Dobbiamo lottare fianco al fianco, uomini e donne. Pensiamo al papà di Giulia Cecchettin, che ha perso la moglie e poi la figlia in questo modo così drammatico: è un grandissimo uomo. Le sue parole sono profondissime. Quello è il modello di maschio che noi vorremmo nella nostra società. A quell’uomo, e ai tanti come lui, bisogna ispirarsi. Invece se quando si ha la possibilità di far parte di una commissione che parla di donne», aggiunge la Biancofiore, «ci si nasconde dietro i sorrisini, gli sghignazzamenti, perché è una cosa da femminucce, beh capisce bene che casca tutto il palco. Noi ci chiamiamo onorevoli perché dovremmo dare l’esempio. Mi aspetto nelle prossime ore segnali positivi da colleghi maschi di tutti i gruppi». C’è veramente da restare allibiti, è l’ennesima dimostrazione che c’è ancora tanto da fare… «È il motivo per il quale», aggiunge la Biancofiore, «ho voluto sottolineare anche nel mio discorso in Senato questo problema, mettendolo in evidenza ben sapendo di espormi a giudizi e insulti. Purtroppo è la verità e va messa in luce». Qualcuno si è scusato? «Ma figuriamoci».
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