2022-03-10
Bianchi salta la fila nell’ospedale pediatrico
Secondo l’Adnkronos, il ministro, colto da un malore, si è rivolto a Franco Locatelli, capo del Cts e primario al Bambin Gesù, per una visita Il titolare dell’Istruzione ha così ottenuto l’esame in poche ore, superando la lunghissima lista d’attesa nella struttura per minori.Sarà perché invecchiando si torna un po’ bambini, o semplicemente perché la carità della Chiesa non mette steccati tra i figli di Dio, ma si può andare d’urgenza all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù anche a quasi settant’anni e fare in poche ore un esame diagnostico che di solito richiede settimane di attesa. È capitato lo scorso 24 febbraio, giorno in cui la Russia ha attaccato l’Ucraina, all’economista ferrarese Patrizio Bianchi. Che non è un fanciullo (a maggio fa 70 anni), ma con i bambini ci lavora, visto che è ministro della Pubblica Istruzione. A distanza di due settimane, ieri l’agenzia di stampa Adnkronos ha svelato tutta la storia. Nella tarda mattinata di giovedì 24, proprio mentre i missili e le bombe di Putin iniziavano a piovere sull’Ucraina, il ministro accusa un malore. Decide immediatamente di sottoporsi a una serie di esami, ma anziché andare in un ospedale pubblico, sceglie una struttura privata. Anzi, una struttura del Vaticano che cura bambini e adolescenti fino ai 18 anni di età. Bianchi telefona a Franco Locatelli, il coordinatore del Cts che consiglia il governo sul Covid, che è anche capo del dipartimento di onco-ematologia del Bambino Gesù. Nel cda dell’ospedale vaticano, il più grande policlinico pediatrico d’Europa, siede pure Agostino Miozzo, il medico che ha coordinato lo stesso Cts ai tempi del secondo governo Conte. Secondo la ricostruzione della AdnKronos, Locatelli si è immediatamente dato da fare e il signor ministro è stato accolto nel giro di poche ore negli ambulatori dell’ospedale sul Gianicolo, per sostenere tutti gli esami desiderati. D’altronde, come poteva il coordinatore del Cts negare l’ingresso privilegiato in ospedale a un membro del governo che l’anno scorso gli ha dato pieni poteri circa la strategia anti Covid, da condividere con l’iper rigorista ministero della Sanità? Va detto che la struttura è appunto dedicata ai bambini e ai minori e per curare alcune patologie particolari anche dopo i 18 anni ha appena stretto un’alleanza con il Campus Biomedico di Roma. Ma Bianchi ha voluto andare fra i bambini, laddove la convenzione della Regione Lazio non può certo coprire i costi di prestazioni fatte a un adulto, grazia al fatto che il Bambino Gesù è comunque un soggetto privato. Anzi, un privato straniero, visto che è direttamente proprietà dello Stato vaticano, libero di fare quel che vuole. Il problema è che secondo l’agenzia di stampa, Bianchi sarebbe stato sottoposto a «un esame diagnostico avanzato che vede liste d’attesa lunghissime». E per consentire questo blitz ministeriale fuori lista si sarebbe creato anche un rallentamento del lavoro del reparto. Insomma, senza saperlo, quel pomeriggio del 24 febbraio qualche bambino ha dovuto aspettare qualche ora in più perché c’era un signore importante di 69 anni che è passato davanti a tutti. Per una cosa del genere, nei Paesi scandinavi un ministro rischierebbe di doversi dimettere, perché oltre alla categoria del «lecito» esiste quella dell’opportuno. Ma in Italia non funziona così e ieri, quando l’agenzia è uscita con tutta la storia (che è finita bene, perché per fortuna Bianchi non aveva nulla), lo staff del ministro e Locatelli si sono trincerati dietro un no comment. Certo, senza entrare nella sfera della salute personale di Bianchi, che è anche libero di fidarsi o meno delle strutture guidate dal collega Roberto Speranza, finalmente si capisce meglio che cosa voleva intendere il governo, nei mesi scorsi, quando parlava di «corridoi Covid» negli ospedali e non solo. Fino a ieri, si pensava che la locuzione indicasse la predisposizione di percorsi sanitari separati tra le persone colpite dalla pandemia cinese e gli altri pazienti, in modo da evitare contagi di massa proprio dove ci si dovrebbe curare. Invece, nel caso del ministro dell’Istruzione, che letteralmente si è fatto bambino per sostenere (e superare) un esame, abbiamo un altro tipo di «corridoio Covid». Un corridoio che parte dal governo, passa per il Cts e finisce dritto in Vaticano. Anzi, visti i tempi di reazione allo spavento del ministro Bianchi, più che di corridoio si potrebbe parlare di galleria del vento. Comunque, alla fine, come direbbero gli svizzeri di Aldo, Giovanni e Giacomo, «tutto bene quel che finisce bene». E agli stolti che in questi mesi di lotta al Covid hanno osato parlare di «dittatura sanitaria» e «Stato terapeutico», è giusto raccontare anche questa bella storia di solidarietà cameratesca tra chi ha combattuto il virus in prima linea.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)