2022-02-04
Bianchi rivendica il ricatto sui bimbi. Contrari la Lega e il M5s (in ritardo)
Il ministro giustifica le lezioni online riservate ai non inoculati: «Serviva un segnale forte». Una «punizione» da Stato etico per i genitori renitenti. Critici i sottosegretari Rossano Sasso e Barbara Floridia. Il leghista: «Vulnus pericoloso». «Dovevamo dare un segnale». I buoni da una parte, i cattivi dall’altra; i vaccinati in classe, i non vaccinati a casa. E poiché stiamo parlando di bambini delle scuole elementari, il «segnale» chiesto e desiderato dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è socialmente fortissimo. Più da sergente che da educatore. In una parola, discrimina. Pone i piccoli (solo il 30% oggi è vaccinato) davanti a un bivio incomprensibile: perché io non posso più andare a scuola? Il momento peggiore della dittatura sanitaria provoca anche un corto circuito istituzionale; il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di insediamento auspica «una Scuola volta ad assicurare parità di condizioni e opportunità». Vediamo se firma il decreto. La decisione da Stato etico orwelliano è discriminatoria per tutti, tranne che per chi l’ha partorita. «Le nuove norme non discriminano», si difende il ministro a Rainews 24. «I bambini vaccinati possono rimanere in classe mentre gli altri vanno in Dad; è una norma che dà la linea di marcia». Bianchi va subito in corto circuito perché, nel tentativo di esorcizzarla, ribadisce l’emarginazione. «Abbiamo dato un’indicazione con cinque casi positivi in cinque giorni. Non c’è nessuna intenzione di discriminare. I bambini vaccinati possono seguire in classe e gli altri a distanza. Alle superiori dopo i due casi, ma lì abbiamo l’85% di vaccinati». Nella fascia 5-11 anni solo un terzo è vaccinato; alle elementari l’emarginazione rischia di essere importante. Ed è difficile far passare per sanitaria una scelta politica che impatta sui diritti universali.Il ministro è in difficoltà e rischia di dover affrontare uno sciopero bianco (il rifiuto di applicare la norma) e della fame che alcuni docenti stanno organizzando via social. Negli ultimi mesi è diventato l’uomo più divisivo del governo Draghi dopo Roberto Speranza e Luciana Lamorgese. In poco tempo è riuscito a scontentare intere categorie: presidi, insegnanti, sindacati, comitati degli studenti e alleati di governo. Passa per un tecnico ma fa politica da quando andava all’oratorio. Recentemente l’ex ministra Lucia Azzolina ha svelato: «Me lo sono ritrovato come superconsulente, era raccomandato dagli alleati del Pd». Convinto socialista popolare cresciuto all’ombra di Romano Prodi, come lui «gronda bontà da tutti gli artigli». Il due volte assessore regionale (con Vasco Errani e Stefano Bonaccini) arriva da Ferrara e con questa trovata del «discrimine non discriminatorio» avrebbe scontentato anche i suoi maestri, come Giuseppe Dossetti che lo avrebbe fulminato con una citazione termidoriana: «Peggio che un crimine, è un errore». In Consiglio dei ministri la Lega ha fatto opposizione dura e solitaria. E se è del tutto normale che il blocco di sinistra - allegro fautore da due anni di ogni restrizione possibile - abbia salutato con entusiasmo la scelta, stupisce il silenzio di Forza Italia e Italia Viva che a parole si definiscono liberali. Bianchi minimizza: «La discussione in Cdm è stata serena e responsabile. I colleghi della Lega hanno manifestato una posizione che non era la maggioranza. È un’indicazione di marcia che dev’essere coerente nel suo insieme. Un percorso di apertura, di normalità, un modo per spingere le vaccinazioni ai bambini. La responsabilità è garantire la tutela che solo il vaccino può dare».Chiudere per aprire, discriminare per liberare, imporre per facilitare: il linguaggio del governo è un ossimoro permanente, un gioco delle tre carte lessicale che non incanta più nessuno. Sui non vaccinati rispediti a casa in caso di compagni positivi, oggi il ministro si trova in una posizione surreale: è criticato perfino dai suoi sottosegretari. «La soluzione rappresenta una grave mancanza di rispetto nei confronti della scuola, luogo di accoglienza e inclusione per eccellenza», è la posizione frontale di Rossano Sasso (Lega) che affianca Bianchi da un anno. «Significa tagliare fuori dalla comunità scolastica la stragrande maggioranza delle bambine e dei bambini per decisioni che non dipendono da loro ma dalle famiglie da cui provengono. Si è creato un vulnus pericoloso». Il parlamentare leghista approva lo sciopero bianco: «È un diritto intangibile, è giusto che insegnanti e studenti si confrontino. Sono stato insegnante e proverei disagio nel tradire anni di studi su inclusione e integrazione. I diritti di alcuni non si tutelano negando i diritti di altri». Anche l’altro sottosegretario, Barbara Floridia (Movimento 5 Stelle), critica la decisione del governo: «Non condivido la differenza di trattamento fra studenti vaccinati e non; ribadisco che la scuola è e deve rimanere luogo di inclusione. L’istruzione è un diritto e questo è un pericoloso passo indietro. Penalizzare i più piccoli per scelte compiute dai genitori è sbagliato». Sulla stessa posizione i deputati pentastellati della commissione Cultura, che hanno firmato un documento di protesta. Bianchi per ora tira diritto. Discrimina e galleggia, impopolare anche a casa sua (e al Quirinale).
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)