2022-01-20
Berlusconi verso il ritiro dalla corsa. Gli Stati Uniti si schierano per Draghi
Sgarbi annuncia che l’Operazione scoiattolo si è fermata. La Casa Bianca tiene a far sapere che il candidato ideale per il Colle è il premier (che incontra Sergio Mattarella). Le mosse di Marta Cartabia. Giuseppe Conte lancia l’ipotesi Liliana Segre.Mario Draghi al Quirinale e Marta Cartabia a Palazzo Chigi. È lo schema che prende corpo in queste ore, mentre mancano ormai 5 giorni al primo voto per il presidente della Repubblica. Schema che è naturalmente subordinato alla rinuncia alla candidatura di Silvio Berlusconi, oppure alla sua bocciatura in quarta votazione, mentre anche gli Stati Uniti esplicitano, se ce ne fosse bisogno, il loro auspicio che sia Draghi il successore di Sergio Mattarella. La giornata di ieri è frenetica: Mario Draghi incontra in poche ore il Capo dello Stato Mattarella, il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro della Giustizia, Marta Cartabia.Partiamo da oltreoceano: ieri pomeriggio fonti Usa interpellate dall’Adnkronos sottolineano la «grandissima sintonia» tra il presidente Joe Biden e Draghi. Si fa notare che l’Italia, dopo la Brexit, è il «più affidabile» degli alleati degli Usa tra i grandi Paesi europei , dopo gli «sbandamenti» degli ultimi anni, e che la Casa Bianca considera importante che l’Italia «prosegua saldamente» sulla rotta tracciata dal premier nell’ultimo anno di governo, con una particolare attenzione ai temi dell’atlantismo, dei rapporti con la Cina, della ripresa economica. Ma Draghi è meglio tenerlo a capo del governo o eleggerlo alla presidenza della Repubblica? «L’incarico al Quirinale dura sette anni», precisano le fonti Usa. Si fa sentire, anzi leggere, anche il New York Times, che pure si augura l’ascesa di nonno Mario alla presidenza della Repubblica, «ruolo che ha enormi poteri», è scritto nell’articolo apparso ieri, «specialmente nelle crisi politiche, consentendo al presidente di selezionare i primi ministri e il governo, negare mandati a coalizioni deboli e sciogliere il parlamento». «Si va verso Draghi per disperazione», dice alla Verità uno dei protagonisti delle trattative. Dal quartier generale di Forza Italia si lascia intendere che Silvio per ora non pensa al ritiro: «Si lavora ancora», trapela. Tutto sarà più chiaro domani, quando è in programma un nuovo vertice del centrodestra, occasione in cui Berlusconi dirà agli alleati se i famosi voti esterni al centrodestra ci sono o no: «Noi una chance al Cav non possiamo non darla», dice alla Verità un big del Carroccio, «anche perché altrimenti il centrodestra andrebbe in frantumi». Da parte sua, Vittorio Sgarbi, protagonista della caccia al grande elettore, alza bandiera bianca: «Silvio Berlusconi era abbastanza triste», racconta Sgarbi a Rai Radio 1, «l’operazione scoiattolo si è fermata. Lui potrebbe tornare a Roma domani (oggi, ndr) ma, se anche su 110 chiamate che dovremmo fare ci rispondessero la metà, non sarebbe sufficiente. Secondo me l’impresa è disperata. So che preferisce Mattarella, Draghi proprio no». Parole che irritano Antonio Tajani, che sottolinea che «Sgarbi non è il portavoce di Berlusconi», ma poi rifila a sua volta una staffilata a Silvio: «Nessun dirigente di Forza Italia», dice Tajani a Sky Tg24, «né Berlusconi, hanno mai dichiarato di volere lasciare il governo in caso di Mario Draghi presidente della Repubblica». Draghi al Colle non vuol dire urne anticipate, dice in sostanza Tajani, spuntando una delle armi che il Cav sta utilizzando per convincere deputati e senatori a dargli il voto. In quest’ottica, crescono a dismisura le quotazioni di Marta Cartabia premier, nel caso in cui Draghi traslochi al Quirinale. Matteo Salvini, da parte sua, ribadisce ciò che dice da settimane: «La mia convinzione», argomenta Salvini, «è che avere Draghi a Palazzo Chigi mi rassicura. La Lega come forza responsabile avrà l’onore e l’onere di proporre soluzioni che partano dal campo che ha più numeri in parlamento. Il presidente della Repubblica verrà eletto con la soddisfazione di tutti». Intanto, dalle parti di Fratelli d’Italia, si sospetta che l’ostilità della sinistra a trovare il modo per far votare anche i grandi elettori positivi al Covid o in quarantena (una trentina) nasconda un fine tutto politico: «Vogliono delegittimare l’elezione», sospira un big del partito di Giorgia Meloni, «creare un problema, far diventare difficile il raggiungimento del quorum per poi tirare in ballo Draghi o Mattarella come soluzioni di emergenza». «Noi ci vedremo giovedì», dice la Meloni a Porta a Porta, su Rai Uno, «e credo che allora si avranno le idee più chiare, e anche Berlusconi avrà le idee più chiare. Per me è fondamentale che il centrodestra sia compatto e che lo sia dall’inizio alla fine sia se la candidatura di Berlusconi va avanti sia che non vada avanti. Se Berlusconi dovesse rinunciare», aggiunge la Meloni, «il centrodestra ha il diritto e dovere di avanzare una proposta. Io ho un uomo e una donna da proporre alla coalizione. Draghi al Quirinale è un grande punto interrogativo. Si deve capire: se si pensa a un pacchetto che comprende lui al Colle, un altro governo e una legge proporzionale», conclude la Meloni, «allora Draghi no».Stallo totale intanto sul fronte giallorosso. Pd e M5s non sono d’accordo neanche sulla strategia da adottare nel caso in cui Berlusconi tentasse il colpo alla quarta votazione: i dem vorrebbero uscire dall’aula per evitare brutte sorprese, il M5s potrebbe invece votare per Liliana Segre.
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