2025-04-30
Berlino piazza un proprio generale a guidare l’Agenzia Ue per il riarmo
André Denk sarà il prossimo direttore dell’Eda, l’ente che gestisce il rifornimento di munizioni e missili sotto l’egida di Bruxelles. Per la prima volta non sarà un diplomatico ma un militare vicino alla Von der Leyen.Negli ultimi tempi, la Germania ha mosso passi molto concreti per poter gestire in prima persona il riarmo europeo.L’altro ieri, per esempio, Berlino ha richiesto formalmente alla Commissione Ue l’attivazione della cosiddetta «clausola di salvaguardia nazionale», ossia la possibilità di investire ingenti fondi nel settore della difesa in deroga al Patto di stabilità. Il che significa licenza di indebitarsi senza incorrere in alcuna procedura d’infrazione. Niente di scandaloso, ovviamente. Questa procedura, infatti, viene caldeggiata da Bruxelles per spingere gli Stati membri a riarmarsi. E, anzi, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas si augurano che la mossa della Germania - che è la prima nazione a chiedere la deroga - sia di buon esempio per tutti gli altri. Francia, Italia e Spagna, al contrario, hanno già dichiarato che non intendono indebitarsi per sostenere le spese militari.Una volta anticipata la concorrenza sulla clausola di salvaguardia, ieri alla Germania è riuscita anche la seconda zampata, ovvero piazzare un suo uomo al vertice dell’Agenzia europea per la Difesa (Eda). Si tratta di André Denk, generale dell’esercito tedesco e attuale vicedirettore dell’Eda, che con ogni probabilità verrà promosso a direttore esecutivo. Come si apprende da fonti diplomatiche, entro il 5 maggio gli Stati membri voteranno la nomina di Denk tramite procedura scritta, ossia senza la necessità di tenere una riunione. L’Eda, infatti, è attualmente l’unica agenzia europea con un comitato direttivo che si riunisce due volte l’anno a livello ministeriale: i ministri della Difesa dei Ventisette ne stabiliscono sia il bilancio (annuale) sia il programma di lavoro (triennale).Questa agenzia, istituita nel 2004, ricade sotto l’autorità del Consiglio dell’Ue e dipende direttamente dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri (carica attualmente ricoperta dalla stessa Kallas). L’Eda, più in particolare, ha lo scopo primario di coadiuvare gli Stati membri nel miglioramento delle loro capacità di difesa. Pur non avendo poteri esecutivi o militari in senso stretto, tra i suoi compiti principali rientrano la promozione della cooperazione tra i Paesi Ue nei settori della Difesa e della sicurezza, il sostegno allo sviluppo di capacità militari comuni (inclusi i progetti congiunti), la consulenza nella ricerca e l’innovazione tecnologica per la difesa, la coordinazione degli investimenti e il miglioramento dell’efficienza degli Stati membri nelle spese militari.Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Eda ha iniziato ad acquisire sempre maggior importanza strategica per le istituzioni di Bruxelles. Pertanto, come specifica Euractiv, «la nomina di Denk è molto significativa in quanto l’agenzia sta cercando di convincere gli Stati membri della necessità che l’Eda assuma un ruolo di coordinamento degli acquisti di munizioni e missili in tutto il blocco continentale». Come spiega sempre il noto sito di informazione paneuropeo, il generale tedesco «sarà a capo di un’agenzia che, negli ultimi anni, ha subito un massiccio cambiamento, trasformandosi in un centro di approvvigionamento con un maggiore potere quando si tratta di individuare le lacune negli eserciti degli Stati membri».Denk succederà al diplomatico ceco Jiří Šedivý, nominato nel 2020 dall’allora Alto rappresentante Josep Borrell. La scelta di Bruxelles, inoltre, è forte anche per un altro motivo: con la promozione di Denk, per la prima volta sarà un militare a ricoprire la carica di direttore dell’Eda, che da sempre era riservata a personale politico e diplomatico. Per raggiungere il vertice dell’agenzia, il generale tedesco ha vinto la concorrenza del militare italiano Stefano Cont, dal 2022 direttore degli armamenti e della pianificazione dell’Eda stessa, e soprattutto della favorita Kajsa Ollongren, ex ministro della Difesa dei Paesi Bassi. Che, come riferisce l’Ansa, «si sarebbe ritirata dalla corsa».General maggiore dell’esercito tedesco (grado che corrisponde al nostro generale di divisione), André Denk è un esperto di logistica e vanta una lunga carriera militare alle spalle. Prima di approdare all’Eda nel febbraio 2023 come vicedirettore, Denk ha ricoperto in Germania diverse cariche amministrative da ufficiale di Stato maggiore, fino ad arrivare al dicastero della Difesa al tempo in cui era ministro Ursula von der Leyen. Si tratta, in sostanza, di un tecnico. La sua nomina, tuttavia, non sembra rispondere solo al criterio della competenza: «La scelta di un tedesco alla guida dell’Eda», scrive Euractiv, «potrebbe migliorare le relazioni tra l’organizzazione con sede a Bruxelles e il governo tedesco, che si è dimostrato scettico sul fatto di affidare all’Eda il controllo delle questioni militari». La Germania «ha spinto affinché gli acquisti congiunti siano gestiti da una “nazione guida” designata, piuttosto che dall’Eda». Sia come sia, Berlino è riuscita a piazzare un altro suo uomo ai vertici delle istituzioni europee.Che la Germania sia alla ricerca di un’egemonia continentale che sembrava perduta, del resto, lo ha confermato di recente il presidente tedesco in persona: Frank-Walter Steinmeier. «Rafforzeremo la Bundeswehr e investiremo di più nella nostra industria della Difesa», aveva assicurato l’altro ieri nel suo discorso a Bruxelles in occasione dei 70 anni dell’ingresso di Berlino nella Nato. «Ci impegneremo», aveva aggiunto Steinmeier, «affinché la Germania, con le sue forze armate e le sue infrastrutture, diventi la spina dorsale della Difesa europea». La strada, insomma, pare tracciata.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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