2025-03-06
A Milano crolla il sistema Sala
Ha provato a salvarsi spingendo sul condono che oggi sappiamo essere stato scritto dagli indagati. Chi commette errori deve pagare. Penalmente, ma anche politicamente.«Chi ha sbagliato pagherà e anche duramente. Sia chiaro». Così Beppe Sala, sindaco di Milano, ha commentato l’arresto di un ex dirigente dell’ufficio Urbanistica al centro dell’inchiesta sui palazzi costruiti senza autorizzazione edilizia nel capoluogo lombardo. È ovvio, anzi chiaro, per usare le parole del primo cittadino, che se qualcuno ha sbagliato e si è fatto corrompere, o ha cancellato prove e depistato l’indagine come sostengono i pm, deve pagare. E anche duramente. Non serve che lo dica Sala: lo dice la legge. Tuttavia, ciò che non è affatto chiaro è chi si debba assumere la responsabilità politica di quanto successo e chi si debba far carico dei tentativi messi in atto per trovare una soluzione legislativa all’inchiesta. Dalle intercettazioni disposte dalla Procura emerge, infatti, il tentativo di stoppare i magistrati cambiando la legge. Anzi, si capisce che a scrivere le norme, che avrebbero dovuto rendere legale ciò che secondo i pubblici ministeri legale non era, sono stati gli stessi indagati. Tra questi, il capo dell’ufficio Urbanistica e funzionario della commissione paesaggio, ovvero l’ex dirigente messo agli arresti ieri. Il quale dialogava con tutti con l’obiettivo, neanche troppo nascosto, di far modificare dal Parlamento il quadro normativo previsto per la trasformazione di piccoli edifici in grandi palazzi, in modo da far sparire i reati. Un’operazione di legalizzazione a posteriori ma, soprattutto, una manovra che, se fosse andata in porto, avrebbe arrecato un danno alle finanze comunali che, con questo maquillage legislativo, non avrebbero avuto la possibilità di disporre degli oneri di urbanizzazione.Qualcuno penserà che questa faccenda di licenze edilizie inesistenti e di norme aggirate sia un affare piccolo, roba amministrativa di una città che, per quanto importante sia, non è l’Italia. E invece no, perché la materia è complessa e, per sistemare il pasticciaccio brutto di Milano, consulenti e politici avevano suggerito la famosa norma ad hoc, ovvero la cosiddetta Salva Milano che Ignazio La Russa ha subito ribattezzato Salva Sala perché il provvedimento, una volta approvato, avrebbe tolto le castagne dal fuoco al sindaco del centrosinistra.La proposta di legge, che ieri abbiamo scoperto essere stata predisposta dietro indicazione degli stessi indagati, è arrivata in Parlamento ed è stata approvata dalla Camera. Poi si è arenata al Senato, in seguito ad alcuni dubbi nel Pd e anche nella maggioranza, in quanto la modifica normativa non avrebbe avuto effetto soltanto nel capoluogo lombardo ma, come è ovvio, in tutta Italia, legalizzando in pratica gli abusi edilizi spacciati per ristrutturazioni. In altre parole, per chiudere un occhio sulla trasformazione di garage a due piani in condomini multipiano e salvare Milano, stava per passare un condono in piena regola.Naturalmente, per non agitare le anime belle della sinistra, i compagni della giunta di Milano che hanno promosso il Salva Sala non l’hanno mai chiamato condono ma, come ha spiegato più volte lo stesso sindaco, la norma serviva a fornire la giusta interpretazione della legge esistente. Ovvero: tre righe per dire che quello che si faceva nel capoluogo lombardo, cioè lasciar costruire palazzi senza autorizzazione con la scusa della ristrutturazione, era legale. A dire il vero, non si era mai visto un ricorso alle Camere per costringerle a legiferare una giusta interpretazione, ma questa è una delle stranezze del rito ambrosiano, dove si pensa che ciò che va bene a Milano, anzi a Palazzo Marino, sede del municipio, vada bene anche per il resto d’Italia. L’arresto di ieri, però, scombina i giochi, in particolare quelli politici, di chi credeva di poter mettere una pietra tombale sull’inchiesta. Ora che si scopre che a scrivere la legge erano gli stessi indagati, la Salva Milano o Salva Sala (come ieri ha ammesso con una nota Palazzo Marino) è morta. E siccome il sindaco, nelle scorse settimane, aveva fatto capire che, se non fosse stata approvata, sarebbe stato messo in discussione anche il suo stesso mandato, anche Sala non si sente tanto bene.È chiaro che chi ha sbagliato deve pagare. Ma lasciando da parte gli aspetti penali, chi si assume la responsabilità politica del pasticciaccio brutto? Ci sono 150 cantieri, in tutta la città, fermi per «l’errata interpretazione». Decine di milioni di oneri di urbanizzazione non incassati e decine di migliaia di metri cubi tirati su senza autorizzazione. E tutto ciò si incrocia con l’inchiesta sulla Biblioteca europea, in cui sono coinvolti fior di architetti di fama internazionale, perché si tratta della stessa disinvoltura, di un’identica noncuranza della legge, del medesimo disinteresse di fronte ai segnali d’allarme.Sia chiaro, per dirla con Beppe Sala, la responsabilità penale è personale. Tuttavia, è altrettanto chiaro che esiste una responsabilità politica. Si è sindaco quando le cose vanno bene, ma anche quando vanno male. E non si può far finta di niente, continuando a fischiettare. Sia chiaro.