2024-02-29
Con la scusa del calo delle nascite Sala danneggia i bambini autistici
La risposta del sindaco alla denatalità è accorpare le scuole. Ma così mette a rischio il percorso virtuoso per alunni con difficoltà di un istituto comprensivo. Ora i genitori vogliono spiegazioni e lui non risponde.Comune di Bari, maxi inchiesta sui boss locali: voti venduti a una consigliera entrata nella maggioranza dem. Forza Italia valuta di chiedere lo scioglimento per mafia. E la notizia è nascosta.Lo speciale contiene due articoli.Hanno scritto i genitori. Poi gli insegnanti. Poi gli educatori. Poi è stata l’ora della raccolta firme. Ma niente, dalla giunta di Milano è arrivato prima un assordante silenzio, e poi un’alzata di spalle: «È la denatalità, bellezza». Che a Palazzo Marino hanno deciso di combattere a suon di accorpamenti scolastici. E fa niente se questa scelta di unire più scuole, che passa sotto il nome di Piano di dimensionamento scolastico, va a frantumare un progetto coordinato da un istituto comprensivo sia alla scuola primaria (la Fabio FIlzi) sia quella secondaria (la Toscanini). Ora questo progetto, denominato Differente, non da meno, è seriamente a rischio perché il comprensivo cui fanno capo le scuole Filzi e Toscanini verrà smembrato, con i due plessi aggregati ad altri istituti. Da qui la difficoltà futura di garantire la continuità del progetto, rivolto ad alunni con grave disabilità, tra primaria e secondaria.«Il progetto supporta alunni nello spettro autistico utilizzando metodologie riconosciute dal Sistema sanitario nazionale e ha accolto diversi e numerosi “osservatori” esterni per illustrare le modalità di approccio educativo e di integrazione attuate e che purtroppo sono una assoluta rarità nel territorio milanese. Il progetto ha visto, e vede tutt’ora, il coinvolgimento della consulenza specifica del polo ospedaliero San Paolo per la pianificazione di contesti inclusivi a favore degli studenti in carico presso il centro stesso», si legge in una delle numerose lettere aperte, una delle quale corredata da decine di firme, inviate al sindaco Beppe Sala, al suo vice Anna Scavuzzo (titolare della delega all’Istruzione) ma anche al Consiglio comunale, a Regione Lombardia e all’Ufficio scolastico regionale. Alle quali non è mai seguita alcuna risposta.Nel progetto Differente non da meno viene svolto un lavoro «di team che prevede attività di supporto al nuovo personale che entra a far parte dell’organico della scuola tramite professionisti già formati e con esperienza», spiegano dalla scuola, ma «nonostante i numerosi progetti di successo portati avanti nel corso dei 23 anni di identità della scuola, la loro prosecuzione è seriamente minata dall’approvazione del piano di dimensionamento così come stabilito dal Comune».Del nuovo Piano di dimensionamento comunale, adottato con la delibera 1374 del 12 ottobre scorso, si parla fin dall’estate del 2023, periodo durante il quale, si legge nella delibera, «si sono tenute interlocuzioni preliminari con i dirigenti scolastici e le istituzioni coinvolte»: in totale saranno otto gli istituti comprensivi accorpati: con meno di 600 alunni, si perde l’autonomia. Poi il Piano è stato redatto a Palazzo Marino e inviato l’1 di settembre a tutti gli istituti coinvolti «per l’acquisizione del parere». E questo parere, la scuola FIlzi, l’ha mandato, sottolineando tre criticità: l’interruzione della progettualità didattico-educativa, la mancanza di continuità verticale, e la complessità nella gestione amministrativa e contabile. Critiche alle quali Palazzo Marino, nelle sue controdeduzioni, ha risposto con queste parole: «Qualsiasi processo di cambiamento comporta una ridefinizione dei rapporti identitari, condizione che deve anche essere vissuta come opportunità e non necessariamente negativamente). Sintetizzando, Sala e la Scavuzzo hanno fatto spallucce dicendo: «Suvvia, animo! Ogni cambiamento è positivo».Ma il coraggio di dire questa cosa apertamente in faccia ai genitori dei piccoli che necessitano del progetto sull’autismo non ce l’hanno. Perché, come detto, educatori, insegnanti, dirigenti scolastici, mamme e papà hanno inseguito per mesi Sala e Scavuzzo, chiedendo un incontro per ragionare su una revisione di un Piano incomprensibile, accorpando il grande (il Filzi ha oltre mille alunni) al Morante (più piccolo, ha meno di 600 alunni). Solo che, dalle parti di Palazzo Marino, si sono ben guardati di farlo. L’unica occasione di confronto pubblico è avvenuta lo scorso giovedì 22 gennaio, con una riunione online della commissione consiliare Educazione che all’ordine del giorno prevedeva proprio la discussione del caso Filzi. Davanti ai rischi dello smembramento che dirigenti e genitori hanno manifestato all’incontro, il braccio destro di Sala, la Scavuzzo, ha replicato che «non possono essere ignorati gli effetti del decremento demografico», specificando che «nessuna attività didattica o progetto specifico verrà compromesso». In che modo? Vallo a sapere, la Scavuzzo non l’ha detto. Uno scenario inquietante, che allarma e non poco i genitori dei bambini interessati in vista delle iscrizioni di settembre. E che non si torni più indietro lo testimonia il fatto che sia già arrivato il codice meccanografico della scuola Morante.«Dopo un primo anno in una scuola primaria in zona Ovest (a dir poco sconfortante a causa di mancanza di conoscenza e sensibilità rispetto all’autismo né di insegnanti in grado di gestire le peculiarità di mio figlio, che ha un livello grave di disabilità), abbiamo avviato le ricerche per una scuola che fosse in grado di venire incontro ai bisogni particolarmente impegnativi di nostro figlio e siamo arrivati nella scuola», ha scritto Caterina Vecchio, una mamma, a Sala e Scavuzzo in una lettera spedita a metà gennaio, «La scuola Fabio Filzi ci ha accolti nonostante vi fosse già un numero significativo di studenti con disabilità. Diverse altre non ci hanno concesso questa possibilità. L’abbiamo scelta nonostante si trovi esattamente dall’altra parte della città rispetto a casa nostra (in media 55 minuti in auto per raggiungerla) in quanto abbiamo compreso il valore di un progetto, aihmè, così raro. Gli effetti del Piano di dimensionamento sono devastanti per il progetto per i ragazzi con autismo e le loro famiglie e si pongono in netto contrasto e aggravano la condizione dei ragazzi e delle famiglie in un periodo storico in cui si riducono i fondi a sostegno delle famiglie con disabilità gravissime e in cui si prospetta (purtroppo soltanto a parole) l’implementazione dei servizi».Beppe Sala inclusivo solo a parole o sui post social, dunque. Nei fatti, è come un party sulla terrazza Campari: esclusivo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/beppe-sala-autistici-2667396189.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-comune-di-bari-infiltrato-dai-clan" data-post-id="2667396189" data-published-at="1709204397" data-use-pagination="False"> «Il Comune di Bari infiltrato dai clan» La criminalità organizzata avrebbe influenzato le elezioni comunali del 2019 al Comune di Bari: quello che emerge dall’inchiesta della polizia di Stato che l’altro giorno ha portato all’esecuzione di 130 arresti che nel capoluogo pugliese avrebbero fatto il bello e il cattivo tempo non lascia fuori la politica. Ad alcuni degli indagati è stato contestato anche lo scambio elettorale politico-mafioso in relazione a una ipotizzata ingerenza elettorale. Tra i destinatari di misura cautelare ci sono l’avvocato Giacomo Olivieri (già consigliere regionale, finito in carcere) la moglie Maria Carmen Lorusso (attuale consigliera comunale di maggioranza) e il padre di quest’ultima Vito Lorusso, oncologo, finito ai domiciliari a luglio nell’ambito di un’inchiesta per concussione. Nei guai anche Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del presunto boss di Japigia, Savinuccio. La Lorusso nel 2019 è stata eletta al Comune con la lista Di Rella sindaco per poi passare a Sud al centro (il partito che fa riferimento a Sandro Cataldo, marito dell’assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia) che ora sostiene il sindaco Antonio Decaro. Lorusso aveva già annunciato la sua candidatura alle prossime comunali. Stando all’accusa, Olivieri avrebbe svolto il ruolo di «procacciatore di voti» per conto della moglie, rivolgendosi «a soggetti mafiosi o comunque intranei alle organizzazioni mafiose», promettendo loro denaro o altre utilità. Tra gli agevolatori di Olivieri sarebbe spuntato anche un nome di peso: Tommaso Lovreglio, imparentato con il presunto boss Savino Parisi, al quale, secondo l’accusa, sarebbero stati consegnati 10.000 euro in cambio di una mano elettorale. Lovreglio avrebbe offerto il proprio appoggio anche alle Primarie del 2019. In carcere è finito anche Michele Nacci, che alle elezioni del 2019 fu candidato nella stessa lista della Lorusso, risultando il primo dei non eletti. Nacci, stando all’accusa, avrebbe promesso di convogliare sulla lista voti «reperiti nell’area di influenza del clan Montani», essendo il genero di Bruna Montani, cugina del capoclan Andrea. E ora il centrodestra si chiede lo scioglimento del Comune. «Su Bari la notizia è che i nostri coordinatori regionali si sono recati al ministero dell’Interno per ipotizzare lo scioglimento del Comune», ha affermato il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha aggiunto: «Gli arresti, che sfiorano anche l’amministrazione locale, sono un fatto molto preoccupante. Non abbiamo preso decisioni per Bari, ma vogliamo capire bene che succede». E ha concluso: «Probabilmente c’è un Comune da sciogliere». La stampa locale ha glissato. E le parole di Gasparri sono finite in pastoni e su qualche sito web. Ma la città è scossa. L’altra mattina non sono passati inosservati i circa mille poliziotti che si sono mossi nell’intera area metropolitana di Bari per eseguire le misure cautelari. Il clan avrebbe messo le mani sulla regolarizzazione dell’occupazione abusiva di una casa popolare. E, così, avrebbe «assicurato un apporto di voti reperiti nelle proprie aree di influenza». Vito Lorusso si sarebbe quindi accordato per ottenere sostegno elettorale proprio da Massimo Parisi, «nella consapevolezza», scrivono i magistrati, «che si trattasse del fratello del capoclan Savino». In cambio avrebbe offerto il proprio interessamento per le cure alle quali si stava sottoponendo un parente malato di cancro e poi deceduto.
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