2018-06-02
Tutti gli scogli del governo Conte
Varare un esecutivo era vitale, adesso si tratta di vederlo all'opera. Su alcuni temi (salute, grandi opere e occupazione) c'è perplessità. Ma, anche realizzando un decimo del programma, l'Italia ripartirà.Il caso ha voluto farmi conoscere Giuseppe Conte prima che Mattarella gli ridesse l'incarico di formare il governo. L'ho incontrato nella sala d'aspetto della stazione di Firenze poche ore prima che salisse le scale del Quirinale e ho potuto conversare con lui una decina di minuti. Stava in piedi in un angolo, a leggere il giornale, con le cuffiette wireless nelle orecchie, come un viaggiatore qualsiasi. La chiacchierata è stata informale, con la premessa della riservatezza, a cui - anche se di riservato a dire il vero nel nostro discorso c'è stato poco – ovviamente mi attengo. Senza entrare nel merito delle parole scambiate, posso però dire che dall'incontro ho tratto l'impressione di una persona seria. Conte non ha nulla dell'invasato, pronto a entrare nella storia a qualunque costo, fosse anche dalla porta di servizio. È un professore prestato alla politica, che spera di dare una mano in una situazione difficile e rispetto ai suoi due padrini Di Maio e Salvini si propone come mediatore, con l'ambizione di difendere l'interesse nazionale non solo dall'Europa, anche dagli eccessi. Non so se riuscirà a tener fede ai propri propositi, che, da quanto ho capito, non hanno nulla di rivoluzionario o eversivo, e non so nemmeno se sarà in grado di tener testa a chi lo ha scelto, tuttavia posso testimoniare che ha un'aria autorevole e anche responsabile.Come tutti sanno, però non bastano le buone intenzioni del presidente del Consiglio per fare un buon governo, soprattutto se i partiti che sostengono l'esecutivo non dipendono dal premier ma è lui a dipendere da loro. A differenza di altri che lo hanno preceduto, da Berlusconi a Renzi, Conte potrà operare solo se Lega e Movimento 5 stelle glielo consentiranno, cioè se non gli metteranno i bastoni fra le ruote. Mentre il Cavaliere aveva i suoi uomini e il Rottamatore pure, Conte intorno a sé avrà gli uomini di Salvini e Di Maio e con loro dovrà fare i conti. Insomma, voglio dire che la sua non sarà una passeggiata. Il presidente del Consiglio infatti non ha truppe da schierare, ma forse dovrà difendersi da quelle che gli hanno schierato intorno. Vedremo quel che saprà fare, se la sua gentilezza si tradurrà in arrendevolezza nei confronti di chi lo ha issato sulla poltrona di Palazzo Chigi o se dietro i modi garbati tirerà fuori la determinazione che chi impugna il bastone del comando deve avere, pena altrimenti di finire bastonato. Per quanto ci riguarda, alla Verità guarderemo al governo come abbiamo fatto nei giorni antecedenti la sua nascita, ovvero senza pregiudizi, ma neppure senza alcuna indulgenza. Come è noto alcune delle proposte contenute nel famoso contratto di cambiamento non ci convincono, in particolare il reddito di cittadinanza, che ci pare il solito sussidio di disoccupazione riverniciato con un nome accattivante. Non ci piace neppure il proposito di mettere nel mirino alcune delle opere infrastrutturali indispensabili per il Paese e la nomina a ministro di Danilo Toninelli, deputato grillino di rito ortodosso, non promette bene. Così come qualche perplessità è suscitata anche dalla neo ministra Giulia Grillo, cui è stato affidato un dicastero assai delicato come quello della Sanità. Per non dire poi del ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico nelle mani di Luigi Di Maio, uno che padroneggia malamente sia l'una che l'altra materia, non avendo mai avuto un lavoro né contribuito a crearlo. Tuttavia, anche nel caso dei tre pentastellati vale il principio di giudicare dopo averli messi alla prova. I dubbi ci sono e non sono pochi, ma non basta un dubbio per emettere una sentenza.Quanto al resto, il tema vero su cui tutti punteranno gli occhi resta l'economia. È l'aumento del Pil e dell'occupazione ciò che conterà più di ogni cosa. Più che sulla decrescita felice il governo dovrà darsi da fare per una crescita che ci faccia stare meglio e non ci faccia rimpiangere chi c'era prima. Sappiamo che questo è quasi impossibile, perché chi c'era prima ha lasciato crescere il debito pubblico di 300 miliardi nonostante i tassi a zero, ma a volte al peggio non c'è fine. Tutti si chiedono dove il governo troverà i soldi, se metterà nuove tasse o metterà mano agli sprechi. Noi ci auguriamo che non ci metta le mani in tasca, perché una patrimoniale finirebbe per affossare il Paese.Non stiamo poi a raccomandare a Salvini di risolvere il problema dei migranti, perché ci pare non il terreno più facile, ma quello su cui si impegnerà di più a fondo e non solo perché è ministro dell'Interno, ma perché rispedire a casa un po' di finti profughi sarà argomento per conquistare consenso. E infatti prima ancora di insediarsi il capo della Lega ha promesso un taglio dei fondi per l'accoglienza, segno che sa cosa vogliono gli italiani. Forse qualcuno si stupirà della nostra scelta di attendere i fatti prima di esprimere un giudizio e i più stupiti saranno coloro che temono sconquassi. In realtà noi pensiamo che arrivati a questo punto, se non si voleva spaccare il Paese più di quanto già non sia, c'era un solo modo per uscirne ovvero consentire ai pentaleghisti di fare il governo, senza paletti né ostacoli. Nel caso siano un bluff, lo scopriremo subito e in tal caso cercheremo di archiviarli in fretta. Se al contrario riusciranno a fare un decimo di ciò che hanno promesso, dalla giusta detenzione alla legittima difesa, passando per la flat tax e il vincolo di mandato, beh allora sì si potrà parlare di cambiamento e Terza Repubblica, perché la politica che abbiamo conosciuto fino a ieri sarà stata archiviata.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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