2024-07-03
La Bce manda un «pizzino» ai francesi
Il vicepresidente Luis de Guindos: «Se la politica fiscale di un governo non rispetta le regole ci saranno tensioni». Inflazione in calo, ma Christine Lagarde dice che «prenderà tempo» su nuovi tagli dei tassi: se ne riparla a settembre. Il capo della Fed, Jerome Powell, la spalleggia.I dati preliminari relativi all’inflazione dell’Eurozona per il mese di giugno evidenziano un calo di quella complessiva al 2,5% su base annua, in diminuzione rispetto al 2,6% di maggio. L’inflazione core si attesta al 2,9%, leggermente superiore al 2,8% previsto, ma i valori sono stabili rispetto al mese precedente. Il forte aumento dei prezzi del settore dei servizi è stato compensato da un calo dei costi dell’energia e dei prodotti alimentari, riflettendo il trend registrato in Europa e nel Regno Unito negli ultimi mesi. Il 6 giugno l’Eurotower ha allentato la stretta con un taglio dei tassi di 25 punti base, con l’obiettivo di riportare l’asticella entro il target del 2% all’inizio del prossimo anno. Con queste premesse, gli analisti si aspettano che Francoforte attenda ancora qualche lettura prima di un altro taglio dei tassi. Quindi se ne riparlerà a settembre. «La solidità del mercato del lavoro», ha ribadito ieri al forum delle banche centrali a Sinpra, in Portogallo, la presidente della Bce, Christine Lagarde, «ci consente di prendere tempo per raccogliere nuove informazioni, ma dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che le prospettive di crescita rimangono incerte» e che «un atterraggio morbido non è ancora garantito». E comunque, Lagarde vede come «molto improbabile» un ritorno a tassi vicino allo zero. Intanto, il vero anello debole dell’eurozona adesso è la Francia. Sul piano della finanza pubblica preoccupa il debito pubblico francese: oltre 3.000 miliardi. In termini assoluti è il più elevato tra i Paesi europei e ha visto una crescita molto rapida negli ultimi anni. Supera, sempre in termini assoluti, di 200 miliardi il nostro debito pubblico, arrivando a oltre 110% del Pil. Non a caso di recente, proprio citando la dinamica del debito, S&P ha tagliato il rating sovrano francese ad AA. Gli investitori rimarcano una scarsa sensibilità del sistema politico francese ai temi di finanza pubblica e un’opinione pubblica ostile a politiche di riduzione della spesa pubblica e consolidamento fiscale. Molti, per esempio, attribuiscono l’impopolarità di Emmanuel Macron all’aver spinto per riforme come quella delle pensioni. Di fronte alla volatilità innescata dal voto francese, si è arrivati perfino a invocare il possibile utilizzo del Transmission Protection Instrument (Tpi) che consente alla banca centrale di acquistare quantità illimitate di titoli da un Paese sotto pressione sul mercato, ma solo finché rispetta i parametri, tra cui le regole di bilancio dell’Unione europea. Il ruolo della Bce è anche politico perché «armando», o lasciando disinnescato, il Tpi può decidere le sorti di uno Stato. Per ora Francoforte ha deciso di non andare in soccorso della Francia: ai vertici della banca centrale sono convinti che spetti in primo luogo, ai politici francesi rassicurare gli investitori. Ieri su questo Lagarde ha glissato: «Non voglio commentare la situazione politica di nessuno degli Stati membri, in particolare di quelli che stanno affrontando delle elezioni. Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi che dipende ovviamente dalla stabilità finanziaria. Siamo attenti a questo perché fa parte del nostro lavoro e continueremo a farlo». Per il suo vice, Luis De Guindos, «il motivo per cui i mercati potrebbero reagire con tensioni a qualsiasi governo, non solo per quanto riguarda la Francia, è che la politica fiscale non si adatta al nuovo quadro fiscale». La realtà politica è che le banche centrali europee hanno tutto l’interesse ad aspettare fino all’ultimo momento, perché i ribassi dei titoli possono costringere i politici a invertire la rotta.Al forum di Sinpra ieri è intervenuto anche il capo della Fed, Jerome Powell: «Vogliamo essere più sicuri che l’inflazione stia scendendo in modo sostenibile verso il 2% prima di iniziare il processo di riduzione della nostra politica restrittiva», ha dichiarato. Settembre sarà il momento giusto per un primo taglio? Powell ha risposto di non voler fissare alcuna data specifica. «Se interveniamo troppo presto possiamo annullare il buon lavoro fatto finora, e se interveniamo troppo tardi, potremmo inutilmente minare la ripresa e l’espansione. Quindi siamo consapevoli di avere rischi su entrambi i fronti ora, più di quanto non avessimo un anno fa».Nel frattempo, sempre ieri l’agenzia Standard & Poor’s ha pubblicato un report sull’andamento del debito sovrano nelle economie del G7. Che arriva a tre conclusioni: nessun Paese membro è sulla buona strada per riportare il proprio rapporto debito/Pil ai livelli pre-pandemia entro il 2027. Inoltre, per gli Stati Uniti, l’Italia e la Francia «il saldo primario dovrebbe migliorare cumulativamente di oltre il 2% del Pil affinché il loro debito si stabilizzi» ed «è improbabile che ciò accada nei prossimi tre anni». Infine, si legge nel rapporto dell’agenzia di rating, «solo un forte deterioramento delle condizioni di finanziamento potrebbe convincere i governi del G7 ad attuare un consolidamento di bilancio più deciso nella fase attuale dei propri cicli elettorali».
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)