
Il primo ministro mette le mani avanti: «Mai stati così indebitati». E riapre il cantiere della riforma delle pensioni. Macron in crisi per le dimissioni del consigliere Bonne. I suoi: «Decisione devastante».La Francia non se la passa bene e le difficoltà sono destinate a durare. È questa la sintesi del discorso programmatico tenuto ieri dal premier, François Bayrou all’Assemblea nazionale.«Nella sua storia, la Francia non è mai stata così indebitata come lo è oggi», ha esordito il capo del governo, escludendo anche che «qualsiasi politica di risanamento e di rifondazione» possa «essere condotta senza tenere conto di questa situazione di sovraindebitamento e se non si pone l’obiettivo di contenerla e ridurla». Ma dopo questa ammissione, Bayrou è riuscito a trovare delle scuse per gli sperperi di denaro pubblico che, negli ultimi 40 anni, la Francia ha portato avanti allegramente. Per Bayrou, all’epoca di François Mitterrand i francesi volevano l’alternanza. Durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, invece, c’è stata la crisi dei subprime, poi, nell’era di Emmanuel Macron si sono succedute varie crisi «inimmaginabili» come quella del Covid. Ecco perché la spesa pubblica è cresciuta al di là delle Alpi. Il premier di Parigi ha anche riconosciuto il peso dei conflitti scoppiati nel mondo, come quello scatenato da Vladimir Putin contro l’Ucraina nel 2022. Poco dopo però, Bayrou ha attaccato duramente la futura presidenza a stelle e strisce, definendo Elon Musk e «lo stesso presidente degli Stati Uniti» una minaccia per la Francia. L’uscita è sembrata una provocazione gratuita, a pochi giorni dall’inizio del nuovo mandato di Donald Trump. Tornando a parlare di finanze pubbliche, il premier ha rivelato di voler riaprire un «cantiere con le parti sociali» per la riforma pensionistica approvata (senza il voto del parlamento) dal governo di Elisabeth Borne, poco più di un anno fa. Il primo ministro ha spiegato di voler commissionare alla Corte dei conti lo svolgimento di «missione flash» per fornire a tutte le forze politiche e ai francesi «delle cifre non discutibili». L’idea è quella di riunire una specie di «conclave» ma per «un periodo limitato». Parlando di crescita economica, Bayrou ha ridimensionato le previsioni, già piuttosto a tinte fosche, fatte dal suo predecessore Michel Barnier, che aveva immaginato un aumento del Pil per il 2025 pari all’1,1%. Il nuovo capo dell’esecutivo francese è invece in sintonia con le previsioni della Banca di Francia, secondo la quale, quest’anno, la crescita non supererà lo 0,9%. Il deficit dovrebbe invece arrivare al 5,4% del Pil e scendere sotto il 3% solo nel 2029. Come hanno fatto molti suoi predecessori prima di lui, il premier francese ha detto di voler ridurre la burocrazia, puntando anche sullo «sviluppo dell’Ia nei servizi pubblici».Nel suo discorso in aula, Bayrou ha parlato anche di altre due tematiche divenute sempre più importanti negli ultimi mesi. La prima è l’introduzione di una quota di proporzionale per le elezioni legislative. Per molti cittadini, questo cambiamento è essenziale se si vuole uscire dallo stallo provocato dai bizantinismi del doppio turno maggioritario che ha permesso, nell’ultima tornata elettorale di inizio estate, a partiti agli antipodi dello scacchiere politico di coalizzarsi solo per impedire al Rassemblement national di Marine Le Pen di vincere. Davanti ai deputati, Bayrou ha detto che «il pluralismo suppone che ognuno trovi posto in seno alla rappresentazione nazionale in proporzione ai voti ricevuti», evitando di impegnarsi in «alleanze non sincere». Poi ha ripreso un suo cavallo di battaglia: «La banca della democrazia» affinché «il finanziamento di partiti politici e campagne non dipenda più dalle scelte di banche private». Il premier ha anche accennato all’immigrazione, definendola «una questione di proporzioni» e ha riconosciuto come «rispettabile» il «desiderio» comune a molti francesi «di sentirsi a casa propria». Bayrou ha anche promesso la riattivazione del «comitato interministeriale di controllo dell’immigrazione» e ha ricordato che parlamento e governo dovranno «articolare la trascrizione (nel diritto francese, ndr) del patto europeo di migrazione e asilo».In un altro passaggio del suo discorso, Bayrou ha detto di voler riprendere in mano i «cahier de doléances» realizzati ai tempi della crisi dei gilet gialli, che Macron aveva promesso di tenere in considerazione, per calmare la protesta popolare del 2018-19, ma che sono rimasti lettera morta. Proprio Macron appare sempre più in difficoltà di fronte all’impoverimento dell’economia transalpina e ai cambiamenti geopolitici. Ieri Politico.eu ha rivelato che il principale consigliere diplomatico del presidente, Emmanuel Bonne, sarebbe pronto a dimettersi. Per un ex diplomatico francese della cerchia ristretta del capo dello Stato, citato dal sito, queste dimissioni sono «un disastro».Ma nonostante il Paese rischi di entrare in una fase di forti turbolenze politico-economiche, la priorità della presidente (macronista) dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet è la ripresa del dibattito sulla proposta di legge sulla fine vita. Per questo, la leader della Camera bassa ha chiesto al premier di rispettare il calendario che era stato definito da Michel Barnier e che prevedeva la ripresa dei lavori parlamentari sulla «dolce morte», il prossimo 3 febbraio.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.