
Da novembre 1.338 ex deputati su 1.405 si vedranno ridurre anche dell'80% l'ingiustificato beneficio che resiste da 64 anni. È stato sufficiente un atto del presidente della Camera per avviare la svolta. Che cosa aspettano i suoi omologhi al Senato e nelle Regioni?Tutto vero: bastava il questore anziano per abolire i vitalizi. Bastava una delibera come quella che ieri ha presentato il presidente della Camera, Roberto Fico. E allora perché non l'abbiamo fatto prima? Chi lo sa. Sono anni che ci arrovelliamo intorno a questa macroscopica ingiustizia. Sono anni che inseguiamo proposte, emendamenti e leggi (l'ultima: quella a firma del Pd Matteo Richetti). Sono anni che ci interroghiamo fra i sospiri: si potrà fare? Non si potrà fare? E poi che cosa succede? Ed ecco qui: alle 8.30 di ieri mattina il taglio dei vitalizi si è fatto decreto operativo. A questo punto l'approvazione finale da parte dell'ufficio di presidenza è scontata. È già prevista nella settimana fra il 9 e il 13 luglio. Così dal mese di novembre 1.338 ex onorevoli su 1.405 si vedranno fisicamente ridurre l'assegno (sproporzionato) che oggi percepiscono. In media il taglio sarà dal 40% al 60%, con punte oltre l'80%. Non vi pare una gran bella notizia?Ma certo che è una bella notizia. Anche perché dimostra che non è vero che non cambia mai nulla. Le cose possono cambiare. E indignarsi, denunciare, anche urlare (ah quanto urli, Giordano, urli troppo), può portare a risultati concreti. Io non vedo l'ora che sia novembre per assistere alla scena dell'onorevole che scopre il suo vitalizio dimezzato. Quasi quasi prendo i pop corn (cit. Renzi). Vi ricordate Giuseppe Gambale? Ha 54 anni, fa il medico in una struttura pubblica di Roma e prende 8.845 euro lordi al mese già da 12 anni, cioè da quando ne aveva 42. A novembre si dovrà accontentare di 4.000, poverino. E Angelo Pezzana? Già leader del movimento omosessuale, fa il libraio a Torino, ma per aver fatto parte una settimana del Parlamento (dal 6 al 14 febbraio 1979) da 18 anni incassa 2.275 euro netti al mese. Da novembre subirà la sforbiciata pure lui. E così dovranno subire una bella riduzione Eugenio Scalfari (2.270 euro netti per soli 4 anni di «lavoro» in Parlamento), Alfonso Pecoraro Scanio (5.450 euro netti da quando ha 48 anni), Pietro Folena (5.202 euro netti da quando aveva 50 anni) e tanti altri. Quante volte abbiamo fatto quest'elenco di scandali per indignarci? Ecco la bella notizia: ora lo facciamo per sperare.Insorgeranno? Si lamenteranno? Protesteranno? Faranno ricorso? Quasi certamente sì. Sfidando l'impopolarità, i privilegiati del vitalizio proveranno a opporsi al sacrosanto taglio del loro tesoretto. Ma i pareri legali raccolti dall'ufficio di presidenza sono abbastanza chiari: sui vitalizi del passato il taglio è lecito, nella misura in cui sia ragionevole. E non è forse ragionevole ridurre l'assegno del citato Gambale che, a 54 anni, ha già incassato oltre un milione di euro pur avendone versati solo 220.000 di contributi? Non è forse ragionevole ridurre l'assegno del citato Angelo Pezzana che ha già incassato 500.000 euro, avendone versati solo 60.000 di contributi? O quello di Eugenio Scalfari, che per 60.000 euro di contributi ha già incassato oltre 960.000 euro? Si tenga presente, fra l'altro, che per quasi tutti gli ex onorevoli il vitalizio non è la pensione, ma un privilegio a sé, che si aggiunge alla pensione o allo stipendio che percepiscono per la loro normale attività (Gambale è medico, per restare ai nostri esempi; Pezzana libraio, Scalfari giornalista…). Inoltre il presidente Fico ha precisato che il vitalizio minimo post tagli sarà di 980 euro al mese (il doppio della pensione minima degli italiani) e che in ogni caso nessuno di quelli che subisce una decurtazione superiore al 50% prenderà meno di 1.470 euro. Cifra che, lo ripetiamo, nella quasi totalità dei casi va ad aggiungersi ad altre rendite. Nessun parlamentare, insomma, sarà ridotto alla fame. Al contrario di molti pensionati italiani.Siamo quindi nel campo dell'intervento ragionevole e moderato, secondo lo stesso meccanismo previsto dalla legge Richetti. Soltanto che in questo caso non si è passati per la legge approvata da tutto il Parlamento, ma per una delibera dalla presidenza della Camera, in modo da rendere il percorso molto più agile. E allora perché non si è fatto anche prima? Questa è una buona domanda. Ma la risposta la conoscete già: nell'era Renzi contava l'annuncio, non la sostanza. Si sbandierava la legge, che importa poi se non veniva approvata? Ora le cose sembrano cambiate. E, del resto, i vitalizi furono introdotti in Italia proprio con una delibera di Montecitorio (in base al famoso principio dell'autodichia): era il 21 dicembre 1954. Avvenne di nascosto, in gran segreto. «Non è un buon esempio», disse l'onorevole trentino Giuseppe Veronesi, dimettendosi per protesta. Sessantaquattro anni dopo quella ferita viene parzialmente sanata, con un'altra delibera di Montecitorio. Del resto se l'autodichia va bene per introdurre i privilegi, perché non dovrebbe andare bene per eliminarli?Ovviamente, ce n'est qu'un début. Siamo solo all'inizio. Intanto bisogna seguire la delibera, sperando che non trovi intoppi e diventi realmente operativa a novembre, come da previsione. Poi non possiamo dimenticare che il provvedimento riguarda solo gli onorevoli: e i senatori? Il presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati che fa? Dorme? È distratta? Poi la stessa sforbiciata andrà estesa anche ai vitalizi degli ex consiglieri regionali, che sono tantissimi. Qualcuno dirà: non è questa la priorità, non è così che si risana il debito pubblico. Vexata quaestio: certo che non è così che si risana il debito pubblico, ma solo con il taglio dei 1.338 ex onorevoli il presidente Fico ha calcolato un risparmio di 40 milioni di euro, che comunque non sono proprio noccioline. E se le stesse misure fossero prese in Senato e nelle Regioni…Ma poi, come abbiamo sempre detto, il taglio dei vitalizi ha un valore simbolico assai superiore al suo valore economico, che pure non è irrilevante. Infatti il privilegio che i parlamentari si sono concessi (da soli) e si sono mantenuti (da soli) anche mentre tagliavano con il machete le pensioni degli italiani è una lacerazione sanguinante nella democrazia italiana. Mina alla base il rapporto di fiducia tra elettori ed eletti. È chiaro, no? Se gli eletti difendono solo il loro privilegi come fanno gli elettori a fidarsi di loro? E non provino le consorterie dei vitaliziati a innalzare la solita squallida difesa dicendo che «chi colpisce i vitalizi in realtà vuole colpire tutti gli altri pensionati», perché oltre che indegno è pure falso. Tutti gli altri pensionati, infatti, sono stati già colpiti, da un pezzo. In ogni modo. Solo i privilegiati l'hanno fatta franca. Fino a oggi, almeno.
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