2021-09-23
«Basta con i bimbi in quarantena». Parte la carica di virologi e pediatri
Sulla Stampa, Antonella Viola rilancia la proposta di Gian Vincenzo Zuccotti (e Matteo Bassetti la attacca). Michele Usuelli della Mangiagalli: «Emergenza finita, si torni alla normalità». Costantino Panza: «I piccoli non sono untori, nemmeno con le varianti».Le dichiarazioni del professor Gian Vincenzo Zuccotti sulle pagine della Verità continuano a raccogliere consensi e condivisioni. Il preside di medicina alla Statale, responsabile pediatria del Sacco di Milano, tre giorni fa invitava a lasciare in classe gli asintomatici, a trattare il Covid nei bambini al pari di un'influenza che rafforza il loro sistema immunitario e consentire così per i più piccoli un doveroso ritorno alla normalità. Affermazioni che hanno rincuorato milioni di genitori e sulle quali concorda pure l'immunologa Antonella Viola. Alla Stampa ha dichiarato: «Non si può che sottoscrivere l'appello lanciato pochi giorni fa dal professor Zuccotti, che ha l'obiettivo di proteggere scuola e studenti attraverso un drastico cambio di metodo e, soprattutto, di visione». La professoressa sottolinea come con l'attuale organizzazione scolastica, fatta di tamponi e quarantena per l'intera classe, si finisca per «ripiombare nell'incubo delle lezioni a singhiozzo, della didattica a distanza, dell'isolamento forzato per i bambini e i ragazzi, della difficile gestione del lavoro per i genitori, per non parlare del disagio psicologico ed emotivo a cui siamo tutti sottoposti». Di normalità, invece, sembra non voler sentire parlare Matteo Bassetti, responsabile del dipartimento di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, che ieri durante la trasmissione Tagadà sul La 7 si è scagliato contro Zuccotti, nemmeno in collegamento con lo studio, accusandolo di aver detto «una cretinata». Visibilmente alterato, il professore ha strillato «non ci sto al morbillo party» e «non possiamo far infettare i bambini tra loro» perché «è una cosa che ci porta nel terzo, anzi nel quarto mondo. Non mi pare che la Viola abbia mai visitato un bambino. Facciamo parlare i pediatri». Eccola, la voce dei medici dei bambini. Secondo Michele Usuelli, neonatologo alla Mangiagalli di Milano, consigliere regionale in Lombardia di +Europa-Radicali, «la proposta Zuccotti è da sostenere in maniera bipartisan anche in Parlamento e deve arrivare al premier Draghi. Dobbiamo valutare giorno per giorno la situazione e aprire ogni spiraglio possibile di ritorno alla normalità. Con percentuali così alte di copertura vaccinale della popolazione, con la terza dose che inizia per fragili e ultraottantenni, di fronte a una malattia poco pericolosa per i più piccoli quando si infettano, bisogna cominciare a dire che l'emergenza è finita». Il medico ricorda che «i tassi di ricovero per il Covid sono da sempre bassissimi in età pediatrica», quindi è ora di «abolire la quarantena. Il bimbo asintomatico resta in classe, il positivo al Covid malato sta a casa come quando ha mal di gola e la febbre. Accettiamo in questo modo di far circolare un po' di più il virus, sapendo che l'unico rischio che aumenta è per gli adulti non vaccinati, ma garantiamo ai nostri figli un anno scolastico in presenza». Costantino Panza, autore di pubblicazioni scientifiche italiane e internazionali peer reviewed, da trent'anni è pediatra di libera scelta sul territorio di Sant'Ilario d'Enza, in provincia di Reggio Emilia, dove si occupa di un migliaio tra bambini e adolescenti. «Gli studi ci dicono che è molto difficile che i piccoli diffondano il Covid anche con le nuove varianti», commenta alla Verità, «e non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che la mascherina in classe è necessaria. Può essere una buona precauzione ma non alle elementari». Come Zuccotti, suggerisce che «se una Regione è in zona bianca, quindi i dati sono buoni, si dovrebbe allentare questo obbligo. In altri Paesi come la Svezia non c'è stato il boom di contagi dopo che si sono tolti la protezione». Panza riflette sulla spinta alla vaccinazione dei giovani, definisce questa strategia di politica sanitaria «una forma rivisitata di paternalismo, mentre sarebbe necessario il consenso informato, discusso, condiviso con il paziente perché non abbiamo evidenze scientifiche sul campo. L'opportunità o meno di fare la vaccinazione agli adolescenti va concordata in ambulatorio, fornendo buone informazioni e dipende da famiglia a famiglia, rispettando gli interessi del ragazzo». E se un adolescente non si vaccina, a che cosa va incontro? «Nei giovani il rischio di sviluppare la malattia è molto basso, il vaccino è uno scudo formidabile contro la circolazione del virus ma ogni campagna vaccinale lascia fuori qualcuno», risponde Giovanni Di Perri, virologo, direttore di malattie infettive all'ospedale Amedeo di Savoia di Torino. «Chi sfuggirà al disegno di prevenzione e non è soggetto a rischio, contrarrà l'infezione da Covid in maniera asintomatica e si troverà un minimo di immunità protettiva, che probabilmente gli basterà per i successivi quarant'anni». Di Perri ritiene «importante convincere quel bel po' di cinquantenni che non hanno ancora fatto una dose, per evitare che si ammalino. Con i bambini, che già fanno un terremoto di vaccini, aspettiamo di avere più dati. Quando i prodotti miglioreranno, si potrà pensare a una calendarizzazione del siero anti Covid che non avrà più bisogno di richiami se non in età avanzata, qualora diventasse opportuno». Intanto a scuola che cosa fare? Antonio Clavenna, responsabile dell'Unità di farmacoepidemiologia del Mario Negri e ricercatore presso il laboratorio per la salute materno infantile dello stesso istituto, crede che sia arrivato il momento di tornare alla normalità. «Aspettiamo un paio di settimane per avere la conferma che anche con la circolazione del virus, rallentata dal vaccino, non c'è impatto sul sistema sanitario, nel qual caso si dovrà cominciare dalla scuola primaria a gestire il Covid come altre infezioni respiratorie».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)