
Il dilemma più pressante è: si tratta di una ricaricabile o di una ordinaria? E il riferimento alla carta di credito in rapporto all’acqua minerale è dettato dalla salute o dalla genovesità (si sa che i liguri sono parsimoniosi; non si adontino se lo ricordiamo) di Matteo Bassetti per segnalare che è troppo cara? Una delle più conosciute virostar, spente le telecamere Covid e forse in lieve sofferenza per un possibile «disturbo istrionico», da qualche tempo si è dato, come le maestre di una volta, a lezioni di economia domestica via social. Dopo averci fatto sapere che cucinare con l’acqua di mare è follia, che le spugnette detergenti tutto sono fuorché igieniche perché hanno concentrazioni batteriche come quelle delle feci (e non è un passato remoto) e che su un mazzo di chiavi o sui pesi della palestra ci sono più batteri che sulla tavoletta del wc (e chissà cosa c’è allora su una carta di credito!) alcuni giorni fa ha stupito i suoi fan dicendo: se continuate a bere acqua dalle bottiglie di plastica sappiate che in una settimana ne ingerite tanta quanto serve a costruire una tessera; con l’acqua minerale vi mangiate una carta di credito. Il consiglio? «Bevete l’acqua del Sindaco, magari mettendo un filtrino al rubinetto così è anche più buona o affidatevi alle bottiglie di vetro. Se siete in giro la bottiglietta di plastica diventa indispensabile, ma evitate l’uso quotidiano».
Non ebbe le stesse cautele l’infettivologo capo dell’ospedale San Martino di Genova ai tempi del Covid: degli effetti avversi si è per nulla preoccupato e chissà se le siringhe monouso a contatto con il siero mRna rilasciano il «moplen» direttamente in vena. E sia! Il richiamo di Bassetti una qualche giustificazione ce l’ha: siamo effettivamente assediati dalle microplastiche e da medico lui ricorda che ingerire questi micron di sostanze non eliminabili alla lunga produce effetti infiammatori. A parziale giustificazione di quanto sostiene l’infettivologo sui suoi social - certo non è come prezzemolare a reti unificate in televisione, ma un effetto corroborante sull’autostima si ottiene comunque - si può constatare che le acque minerali di maggior pregio vengono vendute in bottiglia di vetro e che nei ristornati di rango non compare mai la plastica. Bassetti dà una sua spiegazione assai aspra: le bottiglie di plastica riempite d’acqua restano da uno a cinque anni stivate sui piazzali sotto il sole e la cessione di microparticelle dal contenitore al liquido è scontata. Sicuri che è così? La reazione di Mineracqua - l’associazione degli imbottigliatori aderente a Confindustria - furiosa ha tolto, come s’usa dire, all’infettivologo la sete col prosciutto. «Non c’è alcuna prova scientifica di ciò che sostiene Bassetti, anzi l’Efsa (l’ente europeo che sovraintende al cibo, ndr) ha escluso che vi siano rischi di contaminazione». «Bassetti», dice Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, «si è prodotto in uno sciocchezzaio non degno di un medico. Lasci stare l’acqua minerale, vanto dell’Italia che dà lavoro a 50.000 famiglie, che piace all’estero: ne esportiamo più di un miliardo e mezzo di litri». L’infettivologo deve averci ripensato perché da Instagram il tutorial liscio, gassato o a crepapelle (se davvero è uno sciocchezzario c’è di che ridere) è sparito. Su X, invece, si è difeso affermando che «70 anni fa i medici raccomandavano di fumare le sigarette perché miglioravano lo stile di vita. Oggi chi vi mette in guardia dalle microplastiche viene accusato di essere un bugiardo». Meraviglioso autogol: il professore in una frase ha distrutto il «lo dice la scienza» su cui ha campato per anni.
Resta un dato: sulle bottigliette si è già accanita a sufficienza Ursula von der Leyen che ha imposto il tappino che non si stacca, ora anche il virus delle microplastiche sembra un po’ troppo. E comunque, professor Bassetti, beviamoci su.





