2024-04-24
Se la casa non è green, niente affitto
Tra i suggerimenti di Bankitalia all’esecutivo per costringere i proprietari ad adeguare le abitazioni, pure quella di subordinare la possibilità di locare solo al raggiungimento di standard energetici minimi. Il presidente di Confedilizia: «Siamo sconcertati».La Banca d’Italia entra nel dibattito sulle case green con un lungo articolo pubblicato nella serie «Questioni di economia e finanza», in cui disegna alcune ipotesi di intervento legislativo e di finanza pubblica per aumentare gli investimenti in efficienza energetica degli immobili. Le proposte della Banca d’Italia sono relative al necessario disegno di legge che il governo dovrà predisporre per recepire la direttiva, entro due anni dalla sua entrata in vigore tra pochi giorni. In tema di sostegno pubblico alle ristrutturazioni degli immobili esistenti, il documento indica un ventaglio di strumenti diversificati che dosi in modo equilibrato detrazioni, crediti d’imposta, forme di sussidio diretto e sostegno all’accesso al credito. Allo stesso tempo, la Banca centrale italiana consiglia di prevedere «una compartecipazione al costo da parte del beneficiario per limitare rischi di azzardo morale ed essere modulata in relazione al risparmio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche reddituali e patrimoniali dei destinatari». Il timore di un nuovo effetto Superbonus sui conti pubblici è evidente. Dove trovare però, nelle pieghe dello strettissimo bilancio pubblico dei prossimi anni, le risorse per finanziare sussidi e sgravi fiscali? Secondo Bankitalia «dovrebbero essere identificate forme di finanziamento [...] da selezionati tagli ai sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing complementare all’EU-ETS». Quindi, più accise su benzina e diesel di autotrasportatori, agricoltori, pescatori, o aumento dell’Iva per l’acquisto prima casa da costruttore, ad esempio. In effetti, chiamare sussidio una tassazione agevolata rispetto ad una imposizione del 55% (a tanto ammontano accise e Iva sul prezzo della benzina) è un esercizio di stile non indifferente, di cui però non è certo responsabile la Banca d’Italia.Ciò che più balza all’occhio nelle conclusioni del documento è però la seguente frase: «In caso di abitazioni in affitto private, potrebbe essere valutata l’ipotesi di concedere incentivi fiscali rafforzati al raggiungimento di determinati livelli di EE, oppure di subordinare la locazione al rispetto di standard minimi, come accade in altri paesi».Si tratterebbe, di fatto, di un obbligo di ristrutturazione introdotto surrettiziamente in capo ai proprietari che vogliono affittare i propri immobili, pena l’uscita dal mercato degli affitti. «Siamo davvero sconcertati. Due anni e mezzo fa, nel dicembre del 2021, siamo stati noi a segnalare la presenza, nelle bozze della direttiva europea “case green”, del divieto di vendere e locare immobili privi di specifiche caratteristiche energetiche. In seguito, la direttiva ha avuto l’iter che conosciamo, con ulteriori due versioni del testo, sempre più attenuate ma ancora, a nostro avviso, da respingersi. Quel che ci sconcerta è che l’idea (liberticida) partorita dai funzionari della Commissione europea, e ritirata in tutta fretta non appena scoperta, venga ora riesumata in uno studio pubblicato dalla nostra Banca centrale», commenta il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.Effettivamente, una previsione di questo tipo eccederebbe la portata della direttiva, che non fissa obblighi in capo ad alcun soggetto. Semmai, la direttiva pone degli obiettivi complessivi a livello di Stato membro. Ma un intervento prescrittivo di questo genere altererebbe il mercato immobiliare e porterebbe a una crisi degli affitti, oltre che ad una perdita di valore ulteriore delle case nelle classi energetiche più basse. Inoltre, lo dice la stessa Bankitalia, «questa misura andrebbe accompagnata da un rafforzamento nei controlli per evitare che si produca un incentivo a occultare le locazioni immobiliari». La Banca d’Italia nel suo studio fa riferimento ad altri Paesi in cui norme simili esistono già. Si tratta di Francia e Scozia, stando al rapporto dell’Ocse citato nella bibliografia. In base alle legge sul clima approvata nel 2021, la Francia ha effettivamente messo al bando l’affitto di alloggi in classe energetica G a partire dal 2025 e prevede di inasprire ulteriormente questa regolamentazione in futuro. Infatti, dal 1° gennaio 2025 gli immobili in affitto dovranno avere una categoria minima F, dal 2028 dovranno avere una categoria minima E e dal 1° gennaio 2034 gli immobili in affitto dovranno avere una categoria minima D. Gli operatori del settore immobiliare francese temono già impatti sul mercato immobiliare francese in città come Marsiglia, Lione, Bordeaux.In Scozia, già dal 2022 è richiesto un livello minimo di prestazione energetica per le case in affitto nel momento in cui il contratto di locazione viene rinnovato, e per tutte le proprietà a partire dal 2025.Posto che non esistono ancora analisi di impatto di una normativa del genere in questi Paesi, vi sono delle differenze rispetto alla situazione attuale. La prima è che la legge francese è un atto unilaterale precedente alla direttiva europea, la seconda è che la Scozia non è nell’Unione europea.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)