2020-09-14
Banchi, docenti, aule e Dpi. La ripartenza è azzoppata e sette regioni la rinviano
Oggi prima campanella ma le mascherine scarseggiano e gli spazi promessi non ci sono così come i tavoli rotanti. Flop del Lazio di Nicola Zingaretti : «30% di istituti restano chiusi».«Lunedì (oggi, ndr) si torna a scuola», ha dichiarato il premier Giuseppe Conte in un video pubblicato ieri su Facebook, «è un'emozione che vivrò anch'io da capo di un governo che si è impegnato per il ritorno in sicurezza». Ottimista anche il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina. «La scuola ha fatto in pochi mesi quanto non fatto in vent'anni», così la Azzolina rispondendo sabato alle domande dei giornalisti nel corso di un'iniziativa organizzata dal Corriere della Sera, «sono state date risorse a scuole per acquistare quello che mancava. Abbiamo stabilito linee guida e fatto formazione». Tutto a posto quindi? Per niente. Semmai, quando mancano poche ore alla riapertura dei cancelli, nei discorsi preoccupati di genitori e insegnanti fa capolino una diffusa incertezza. Con un unico punto fermo, e cioè che tutti gli oneri e le problematiche legate alla riapertura - ma anche all'eventuale chiusura - degli istituti scolastici saranno destinati a ricadere sulle famiglie, sul personale scolastico e sugli enti locali.Premessa. Sono molte le regioni che per il momento hanno deciso di rinviare l'apertura dell'anno scolastico. Ben sette per la precisione, come risulta dall'ultimo aggiornamento fornito da Orizzonte scuola. Se in Friuli si parte il 16 e in Sardegna il 22, altre cinque regioni hanno rimandato direttamente alla settimana dopo il referendum: Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania. Tanto per rendere l'idea, stiamo parlando di territori che racchiudono più di un quarto della popolazione italiana. Non per niente pochi giorni fa Maddalena Gissi, segretario della Cisl scuola ha spiegato che «una scuola su quattro presenta criticità per l'inizio dell'anno scolastico e non riaprirà regolarmente», precisando poi che si tratta di una percentuale sottostimata. La faccenda diventa ancora più complicata se si considerano le singole situazioni a livello locale. Non si contano i sindaci firmatari di ordinanze volte a posticipare il rientro in classe. Esemplare il caso del Lazio, guidato dalla giunta dem di Nicola Zingaretti, e dove almeno sulla carta la riapertura delle scuole è prevista per oggi. Molti comuni hanno scelto di rimandare le lezioni al 24, alcuni addirittura al 28. «Abbiamo dato la possibilità a scuole e comuni che si trovano in situazioni di rinviare l'apertura», ha confessato l'assessore regionale alla Scuola, Claudio Di Berardino, ammettendo che in realtà oggi rimarranno chiusi ben tre istituti su dieci.C'è poi il grosso nodo rappresentato dai banchi monoposto. Negli scorsi giorni La Verità ha parlato diffusamente del caso che coinvolge Nexus, azienda di Ostia con un solo dipendente e senza i requisiti per partecipare alla gara della fornitura dei banchi, ma comunque aggiudicataria dell'appalto da 45 milioni di euro. Assegnazione poi ritirata per «problemi tecnici» ma sulla quale il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri e i suoi uffici devono ancora fare chiarezza (così come sul resto dei contratti in essere). Ma a prescindere dall'affaire Nexus, di buona parte dei 2,5 milioni di tavoli previsti dal bando e forniti dalle 11 ditte vincitrici ancora non c'è traccia. Citiamo solo il caso della Sicilia, dove dei 400.000 banchi prenotati dai dirigenti locali risultano consegnati appena 95 unità. Nel frattempo, in assenza delle scrivanie, prof e presidi sono costretti a inventare soluzioni creative per garantire il distanziamento degli studenti.Caos anche sul versante dell'edilizia. Mancano gli spazi e in molti i casi i lavori di adeguamento sono ancora in corso. Solo nel Lazio, fa sapere l'assessore Di Berardino, sono 16.000 gli studenti attualmente senz'aula. Critico nei confronti del governo anche Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci, che pure fa parte del Pd. «I soldi per l'edilizia leggera sono arrivati e sono sufficienti, i soldi per il trasporto pubblico li spendiamo noi e ci hanno promesso che ce li restituiranno nel 2021, i fondi per gli affitti di locali esterni e moduli prefabbricati li abbiamo avuti da due giorni, ma sono pochi: 70 milioni per 300 di richieste», ha dichiarato Decaro in un'intervista a Qn. «Stiamo facendo i salti mortali, sindaci e presidenti di provincia hanno lavorato pancia a terra per adeguare le aule, allargandole, adattando corridoi, laboratori e vani tecnici, inserendo divisori in cartone esso. È stata una vera corsa contro il tempo ma credo che ce la faremo».Discorso a parte va fatto per la carenza di insegnanti. Nonostante le assunzioni last minute, sono decine di migliaia gli insegnanti che mancano all'appello. Cifre da sballo: 60.000 ruoli non assegnati che portano a 200.000 le cattedre da occupare con supplenti. La «call veloce» per trasferimenti interregionali si è rivelata un fallimento. E dal momento che le nuove graduatorie introdotte dalla Azzolina sono piene di errori, il ministero rischia di perdere una montagna di ricorsi, con gli studenti costretti a cambiare insegnanti in corso di anno scolastico. Preoccupa anche la situazione dei collaboratori scolastici. Come ha raccontato pochi giorni fa alla Verità la responsabile nazionale del dipartimento contrattazione scuola della Flc Cgil, Anna Maria Santoro, sarebbero più di 100.00 i bidelli mancanti. Tocca a loro non solo aprire e chiudere le scuole ma anche il prezioso compito di santificare gli spazi. Non vanno dimenticati poi i problemi «minori» - si fa per dire ovviamente - come quello relativo al controllo della temperatura. Il governo scarica la responsabilità sui genitori e sostiene che vada misurata a casa, per evitare che gli studenti salgano sui mezzi pubblici con i sintomi. Ma il governatore piemontese Alberto Cirio non ci sta e con un'ordinanza ha dato disposizione di farla misurare a scuola. Il governo è pronto a impugnarla. Ultimo ma non meno importante il tema mascherine: promesse 11 milioni al giorno. Realtà? L'idea ve la siete già fatta.