
Non è un frutto ma una bacca, nutre molto ed è ottima come snack. Le foglie fungono anche da imballaggio per trasportare i cibi.Il 2 marzo negli Stati Uniti si è festeggiato il National banana cream pie Day, cioè la Giornata della torta alla crema di banane, una ancor più sostanziosa variante della già squisita e corroborante cream pie, la quale, tradotta nella nostrana pasticceria, altro non è che una crostata alla crema pasticcera. Perché sia cream pie, il guscio di frolla e la crema devono essere già cotte entrambe individualmente, la crema su fornello, la frolla in forno, prima di essere assemblate a formare il dolce finale: se prima componiamo la torta a crudo e poi la cuociamo, allora il dolce non si chiama cream pie, ma custard pie. Custard pie è anche una canzone dei Led Zeppelin, contenuta nel sesto album Physical Graffiti pubblicato nel 1975 - per la precisione il 25 febbraio, i fan hanno appena festeggiato il quarantacinquennale. Riponendo la canzone del gruppo britannico nell'ambito delle curiosità e tornando al dolce, la banana cream pie appartiene senza dubbio alla cultura gastronomica statunitense, ma la banana è tanto statunitense quanto italiana. Questo buffo frutto dalla buccia gialla e la forma a semicerchio, che dal punto di vista botanico sarebbe una bacca ma per convenzione chiamiamo frutto, è ormai patrimonio alimentare universale, nonostante abbia precise origini sudest asiatiche: la pianta del banano è tipica di nazioni come la Malesia, l'Indonesia, le Filippine. Si tratta di una pianta molto grande, con pseudofusto che pare un tronco ma non lo è - il banano, dunque, non è un albero - e può variare in altezza da 2 a, addirittura, 12 metri. Le foglie possono superare i 3 metri di lunghezza, arrivare a ben 60 centimetri di larghezza e si dispongono a raggiera. Si usano in molte ricette asiatiche per impacchettare pietanze da cuocere a mo' di involtini - esattamente come facciamo noi con le foglie di verza o i greci con le foglie della vite - o come «piatti vegetali» per cucinare i cibi nei cestelli a vapore. Inoltre, da qualche mese il Rimping supermarket a Chiang Mai, in Thailandia, ha iniziato a usarle come packaging ecologico di frutta e verdura garantito anche «pesticide safe». A ruota lo hanno seguito altre catene di ipermercati vietnamiti come Lotte Mart, Saigon Co.op, Big C: se l'uso dovesse continuare - si sta studiando di sostituire la plastica con le foglie di banano anche per l'imballaggio della carne fresca -, si dovrà forse coniare il verbo «imbananare» al posto di «incartare»? Chissà.Commestibile è il fiore del banano - il suo gusto somiglia a quello del carciofo e si pulisce allo stesso modo - e, soprattutto, sono edibili le banane. Come nasce una banana? Il casco di banane è un'infiorescenza che si forma alla base della pianta e, attraverso il centro dello pseudofusto, si fa strada verso la cima. Ogni pseudofusto dà luogo a un'infiorescenza composta dalle brattee (foglie rossastre) e le file - che si chiamano mani - di frutti e fiori. Una affascinante e pesante «massa pendula»: pensate che ogni gruppo di frutti, che si chiama casco, può contenere da 3 a 20 mani, pesare fino a 50 chili e contenere ben 200 banane. Una caratteristica che pochi conoscono del casco di banane è che, ancora appeso alla pianta, ricorda molto un lampadario chandelier con le candele dritte verso lo zenith, perché le banane sul casco hanno la punta tesa verso l'alto. Quando la futura infiorescenza attraversa lo pseudofusto, e fino a un certo punto da quando ne fuoriesce, essa cresce, naturalmente, verso il cielo. Ma poi inverte la marcia a causa del peso, cede cioè alla forza di gravità e si allunga verso il suolo. Le banane, però, a un dato momento, iniziano a puntare di nuovo verso l'alto. Si incurvano. Si chiama «geotropismo negativo» ed è alla base della forma a falce della banana che, riassumendo, per il primo periodo del suo sviluppo cresce verso il basso e per quello successivo verso l'alto, inarcandosi. Il cambio di direzione finale, dal basso all'alto, è dovuto al fatto che la banana si oppone alla forza di gravità per cercare la luce, ma cerca di farlo senza danneggiare la pianta dalla quale pende. Nel livello medio della foresta pluviale, infatti, penetra poca luce. Se le banane crescessero orizzontalmente verso la luce laterale, potrebbero far perdere l'equilibrio alla pianta e ribaltarla, quindi la pianta fa sì che i suoi frutti puntino verso l'alto, così mantenendo un equilibrio tra le due opposte spinte verticali che non sarebbe conseervato se la spinta finale della crescita fosse orizzontale. Le banane (dette anche dita) pesano tra i 90 e i 200 grammi ciascuna, in media dunque una banana pesa 145 grammi, dei quali il 75% è acqua e il restante 25% sostanza secca, buccia compresa che - almeno quella, visto che si mangia quasi tutto - non è commestibile.Le banane appartengono a due specie che sono la Musa acuminata e la Musa balbisiana, c'è poi la Musa acuminata x balbisiana che è un misto delle due. Un bell'ibrido derivante da un innesto tra le due specie principali è la banana blue Java, tipica di isole Fiji, Hawaii, Filippine e America Centrale, che ha la consistenza del gelato, profuma di vaniglia ed è di colore blu quando è acerba, poi diventa verde e infine arriva al colore giallo quando è matura). Esistono davvero tante cultivar di banana, ce ne sono talmente tante che ancora si è alla stima e non a una definitiva catalogazione: i numeri ipotizzano tra 300 e 1.000 cultivar commestibili, tutte ibridi partenocarpiche (cioè prive di semi) delle due specie selvatiche di banane Musa acuminata e Musa balbisiana, le cui piante selvatiche contengono troppi semi e ben poca polpa e sono quindi immangiabili. C'è per esempio il platano, che nelle regioni tropicali è considerato un alimento di base in maniera molto simile a come noi rubrichiamo pasta, pane e patate: contiene più amido rispetto alla banana dolce e quindi è preferibile consumarlo cotto, anche in preparazioni salate (se ben maturo, tuttavia, può essere consumato anche crudo, perché gli amidi si sono trasformati in zuccheri). C'è la banana rossa, tipica delle Mauritius, la cui particolarità non è soltanto la buccia color vermiglio ma anche la dimensione, molto minore rispetto a quella di una banana normale. C'è la Latundan, identica per dimensione a quella rossa ma con la buccia gialla, molto diffusa nelle Filippine. C'è la canonica che è la Cavendish, di produzione vietnamita e cinese, la più diffusa sui mercati mondiali a partire dagli anni Cinquanta, quando i raccolti di cultivar Gros Michel che allora erano il canone di banana in Occidente furono decimati da un'epidemia di Panama. Fatte salve le differenze tra le varie cultivar, la banana è un frutto senza stagionalità: disponibile tutto l'anno nelle regioni tropicali, da dove lo importiamo, anche qui da noi risulta di conseguenza sempre presente sui banchi del supermercato e del mercato ortofrutticolo e, nei decenni, è diventato uno dei nostri spuntini preferiti. O forse dovremmo dire «spuntone», nel senso di ricco spuntino, perché 100 grammi di banana apportano 89 calorie, che non sono poche per un frutto e, soprattutto, sono determinate da una quota di carboidrati un po' più alta rispetto a quella di altri frutti: un etto di banane ha infatti 23 grammi di carboidrati, di cui 12 grammi di zuccheri e 2,6 grammi di fibre.Estremamente nutriente, per molti dietologi la banana non è il frutto ideale da inserire nelle diete: «Spuntino con frutta fresca escluso banane, fichi e uva» è la classica prescrizione del regime alimentare dimagrante. Eppure, proprio quel potere saziante può comportare un complessivo effetto dimagrante nel caso in cui la voracità sia una fame nervosa determinata dallo stress. Com'è possibile? Andiamo per ordine. La banana contiene alcune importanti vitamine del gruppo B, come la B2 (che aiuta l'eliminazione delle tossine, la salute di capelli e unghie e la lucentezza della pelle), la PP e la B6 (utili per la salute della pelle e la regolazione degli ormoni sessuali) e la B9 - o acido folico - che difetta nei depressi (di conseguenza, incamerarne anche tramite la banana può avere effetto antidepressivo). Ebbene, queste vitamine combinate con triptofano e magnesio costituiscono un mix che stimola la produzione della serotonina, la quale migliora l'equilibrio nervoso, tonifica l'umore e incrementa la qualità del sonno. Se si soffre di stress (e magari di appetito eccessivo dovuto a quello), fare merenda mangiando una banana è una scelta solo in apparenza contraddittoria e ingrassante, perché la banana calma e riempie lo stomaco, proprio in virtù delle sue calorie, più a lungo di un frutto meno calorico. La banana è un ottimo spuntino anche per persone molto attive e per gli sportivi, non solo per i suoi zuccheri naturali a lento rilascio: oltre a compensare le calorie bruciate con l'attività fisica fornisce potassio, un sale minerale del quale abbiamo bisogno tutti ma in particolare chi sottopone i muscoli a impegni importanti come gli sportivi.In 1 etto di banana troviamo circa 350 milligrammi di potassio, che non solo aiuta la salute muscolare evitando crampi e strappi, ma, in combinazione con la fibra (che ci aiuta anche a combattere naturalmente la stitichezza), riduce il rischio di ictus e di malattie cardiache e stabilizza la pressione arteriosa. Si sente spesso dire che non per forza bisogna mangiare la banana per il potassio perché altra frutta ne contiene altrettanta quantità o quasi: vero, ma nessuna è pratica come la banana che si sbuccia con le mani e si può mangiare molto agevolmente «on the go», diversamente da altra frutta che va sbucciata con il coltello. Probabilmente, è per questo motivo che la banana è diventata, nell'immaginario, una sorta di dose di potassio tascabile». Cantava Ligabue nel brano Tra palco e realtà delle «casse di Maalox / per pettinarci lo stomaco»: ebbene, la banana aiuta lo stomaco non solo quando langue, ma anche quando brucia. La banana ha, difatti, un potente effetto antiacido: protegge lo stomaco e contribuisce ad attivare le cellule che ne costruiscono il rivestimento e a contrastare i batteri che, invece, sono responsabili delle ulcere.Per chi non lo sapesse, la nostra Sicilia è stata la prima regione italiana a produrre banane. La cooperativa agricola Valle dell'Oreto, infatti, a Sud di Palermo, coltiva, tra altra frutta, saporitissime banane da quattro generazioni. Oltretutto, fuori serra. «La coltivazione ha avuto inizio nel momento in cui il mio bisnonno, di ritorno da uno dei suoi viaggi in America Latina, dove vendeva i nostri agrumi siciliani, ha portato a casa un souvenir particolare: una pianta di banano», ha raccontato Letizia Marcenò della cooperativa in un'intervista. Il banano del nonno attecchì, complice il clima adatto, e oggi l'azienda ha ben 3.000 banani. «Siamo gli unici in Italia a produrre banane fuori serra. Negli ultimi anni, vuoi la crisi, vuoi la voglia e la passione dei ragazzi di scoprire nuove colture, c'è stato chi si è messo in gioco e ha iniziato a coltivare banane, ma ciò avviene esclusivamente in serra». In serra e fuori, auguriamoci che la banana italiana sia sempre più numerosa e magari (sognando, meglio sognare in grande), un giorno, sostituisca tutte le banane importate nei nostri banchi ortofrutticoli.