2023-03-05
Rappresaglia dell’Ue contro i balneari. Niente rata del Pnrr se salta la stangata
Ursula von der Leyen (Ansa)
Per vendicare il blocco delle vetture a batteria, Ursula von der Leyen congela 19 miliardi in attesa della riforma delle concessioni.A esser gentili si può dire che la Commissione europea si attiene al terzo principio della dinamica: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. A essere realisti va detto che Ursula von der Leyen ha messo sotto ricatto Giorgia Meloni. L’Italia ha bloccato lo stop alle auto a benzina e diesel, che la baronessa voleva mettere al bando dal 2035 per sostituirle con il solo motore elettrico, che piace tanto ai suoi amici cinesi e lei si vendica: frena 19 miliardi dell’ultima rata di finanziamenti del Pnrr. Pensa anche di avere la scusa giusta: la proroga delle licenze degli stabilimenti balneari. La baronessa Ursula non vuole interferenze quando fa affari in segreto: stiamo ancora aspettando di sapere che cosa si sono scritti lei e il gran capo di Pfizer, Albert Bourla, intanto continuiamo a comprare milioni di vaccini spendendo miliardi. Il ricatto peraltro è nello stile della casa: l’Europa lo ha già fatto con la riforma del catasto. Inviò una missiva a Roma attraverso il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, molto in quota Pd, che disse a Mario Draghi: o convinci la tua maggioranza a dare via libera alla riforma o vi scordate il Pnrr. La Lega in particolare si era messa di traverso, fiutando ciò che sta per avvenire: vogliono riclassificare le abitazioni per far scattare la patrimoniale. Ora ce la servono sotto forma di adeguamento agli standard del Green deal - il dogma verde che impera in Europa - ma Bruxelles non ha mai abbandonato l’idea di tassare fortemente gli immobili italiani. Se ai tempi di Draghi la Commissione trovava morbido ora il braccio di ferro può essere durissimo. Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Draghi, disse, al tempo del contenzioso sul catasto: «Il Pnrr non è solo investimenti, ma prevede anche una profonda tensione riformistica con un grande ruolo del Parlamento. Bisogna evitare passi falsi.» Ursula von der Leyen vuole convincere il nostro Parlamento che non riformare le concessioni balneari secondo la direttiva Bolkestein è un doppio svantaggio: una procedura d’infrazione e lo stop al Pnrr. Sulla prima c’è molto da discutere, sulla seconda siamo di fronte a una menzogna. Veerle Nuyts - portavoce della Commissione europea - ha dichiarato, un mese fa, che «la riforma delle concessioni balneari non fa parte degli impegni assunti dall’Italia per ricevere i fondi Pnrr». Per accertarlo basta consultare il testo dell’accordo tra Governo e Ue. È vero però che Mario Draghi fece un favore a Bruxelles inserendo le concessioni balneari nella legge sulla concorrenza. Di questo si fa forte la Commissione, che ha già congelato 19 miliardi di euro dell’ultima rata in scadenza di finanziamenti del Pnrr. Di solito in 60 giorni l’Ue sblocca i fondi, una volta verificato che gli adempimenti sono stati assolti (entro dicembre, le scadenze per l’Italia erano 55 e Giorgia Meloni si è presentata all’esame con tutti i compiti fatti); dunque l’erogazione doveva avvenire entro la fine di febbraio. Ursula von der Leyen per adesso li ha fatti slittare a fine marzo, ufficialmente perché attende il parere della Corte dei conti europea. In realtà vuole che l’Italia la smetta di fare opposizione - sui motori, ma anche sul Patto di stabilità - e comincia con il chiedere la revoca delle concessioni balneari. Non è per il rispetto della Bolkestein (peraltro si applica ai servizi e non ai beni e le concessioni demaniali riguardano l’uso di beni!), è che le nostre spiagge cominciano a far gola alle multinazionali, visto che si annuncia una stagione turistica record. Demskopika per quest’estate stima 422 milioni di presenze, con un aumento del 12,2% sul 2022. L’aggressione ai soldi italiani peraltro non è finita. Bruxelles, che prima era intenzionata a non mettere pressione sui 20 miliardi di fondi di coesione 2014-2020 non spesi, ora li vuole indietro se non vengono investiti in fretta. La scusa è che con il decreto Semplificazioni bis, approvato dal governo il 16 febbraio, che concentra nel ministero di Raffale Fitto la gestione dei fondi del Pnrr, l’Ue non ha più un quadro chiaro di come si gestiscono i fondi. Lo scopo è intimorire l’Italia, che sta tessendo nuove alleanze a Strasburgo. Per arrivare al salvataggio dei motori a scoppio, all’accettazione dei carburanti di sintesi e al rinvio dell’opzione solo elettrico per le auto l’Italia, ha fatto accordi con Polonia, Bulgaria, Ungheria, Cekia e ha dialogato con Germania, Svezia e Austria. La Commissione ora teme che, con la stessa capacità e volontà diplomatica - dichiarata dal ministro del made in Italy, Adolfo Urso - possa muoversi su altri dossier, fino alle modifiche del Patto di stabilità, che il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrosviskis - un ultrafalco - ha una gran voglia di rimettere in funzione. E c’ è un altro aspetto: Ursula von der Leyen ha solo un anno ancora a disposizione per cercare la rielezione. E avere Giorgia Meloni, che guida i Conservatori europei, in posizione di forza non è di certo un vantaggio.