2021-09-18
Badanti, baby sitter e colf: il governo scarica sulle famiglie
In 24 ore due milioni di lavoratori sono stati trasformati in potenziali invisibili. La situazione più drammatica è per l’assistenza degli anzianiNon hai il green pass? Non potrai entrare all’asilo a prendere il pargolo al fine giornata. Non hai il green pass? Non potrai accompagnare il nonno Brambilla in ambulatorio o suo nipote alla lezione di nuoto. Anche le faccende domestiche diventano un calvario perché già compaiono ultrà della cartuccella che auspicano il check point di condominio. Con l’estensione del passaporto verde, improvvisamente la badante diventa un impiccio e la colf un paria da cacciare di casa. In 24 ore il governo è riuscito nell’impresa di trasformare due milioni di lavoratori (al 75% extracomunitari) in potenziali invisibili. E il Pd che fermamente lo sostiene, in quella ancora più audace di mandare fuorilegge una delle categorie più deboli e sfruttate, quella dei collaboratori familiari.Fino a ieri erano «il lato oscuro della forza», quella solida e tranquilla del welfare di famiglia che ha saputo reggere anche durante la pandemia. Fino a ieri erano uomini e donne indispensabili per supportare gli anziani e per integrare le debolezze strutturali dell’assistenza di Stato; oggi o si vaccinano o verranno licenziati. Come spiega Andrea Zini, presidente dell’associazione dei datori di lavoro domestici (Assindatcolf), «il contratto prevede la possibilità di licenziare senza conseguenze per un motivo come quello dell’assenza di vaccino». Si chiama rapporto fiduciario, è qualcosa di simile all’epurazione. E se il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sottolinea con evidente imbarazzo che nelle aziende «le sanzioni legate al mancato green pass non devono essere agganciate a pratiche che portano al licenziamento», nel silenzio delle case il «raus» è più facile, automatico. La decisione dell’esecutivo dei saggi si abbatte su badanti e colf come un’incudine. «Si fa quello che si deve», ripete Mario Draghi mettendo in moto un tecnicismo da catena di montaggio che non ha niente a che vedere con l’umanità sbandierata dagli Alessandro Zan e dai Matteo Orfini in altri contesti. È difficile spiegarlo alle Irine, alle Isabele, agli Asantha: loro non hanno alternative. Il green pass o la fame. Il green pass o il ritorno in Romania, in Colombia, nello Sri Lanka. Spiega Olga, che chiude la lunga, improvvisa fila in un hub di Milano: «Ho paura, da casa mi hanno detto che non ci sono certezze sulla vaccinazione. Ma non ho alternative perché devo lavorare sennò i miei figli non mangiano». Importa a qualcuno? No, importa che il sabba continui e adesso tocca a loro. In Italia ci sono 920.722 fra badanti e colf regolari (dato Inps), più oltre un milione di invisibili perché il tasso di irregolarità è al 57%. L’impatto sulle famiglie sarà enorme e non solo dal lato statistico; la stragrande maggioranza degli anziani ha creato un rapporto di fiducia e di solidarietà con queste persone, ci sono «strappi» psicologici che evidentemente non interessano a nessuno. Nel nome del record mondiale (siamo il primo Paese al mondo ad applicare i divieti così in profondità) gli scarponi e i cingoli tornano a funzionare. E se Irina non si vuole vaccinare, dovranno essere le stesse famiglie a farsi carico dei tamponi, a pagare 15 euro ogni tre giorni il diritto di avvalersi del collaboratore di fiducia. La spesa per gli indispensabili supporti, che ora è già di 6,9 miliardi, aumenterà a dismisura; una nuova tassa nascosta fra le pieghe del decreto. Con un’appendice scontata: i collaboratori vaccinati, forti di questo vantaggio sanitario, saranno indotti a chiedere compensi più alti. Oggi otto euro all’ora, domani almeno 12. Il tema è delicato e controverso, per le cooperative territoriali non sarà facile gestire lo showdown: nel Trevigiano sette badanti su dieci non sono munite di green pass e le agenzie alle quali le famiglie si rivolgono per cercare professionalità idonee all’assistenza agli invalidi denunciano di non essere in grado «di fornire personale alternativo». In Lombardia lavorano oltre 200.000 badanti e più della metà non si è ancora vaccinata, nel Lazio una situazione analoga (180.000 collaboratrici) rappresenta già un quadro di emergenza. A Roma, 113.000 contratti in chiaro e almeno altrettanti in nero, si rischia il caos. Come a Milano, dove le collaboratrici sfiorano le 100.000 unità. L’88% sono donne, nella stagione dei diritti universali il peso più grande del green pass viene scaricato su di loro. Un caso particolare riguarda le baby sitter, impossibilitate ad accedere alle scuole senza il documento con il Qr code. Pensare è un optional, dovranno vaccinarsi o dare le dimissioni.Stiamo parlando di una realtà sfumata, troppe volte sfruttata per misere campagne politiche ma mai seriamente approfondita. Senza contare la reazione delle famiglie, indotte a chiedere il passaporto verde per legittime paure. E a diffidare, allontanare, licenziare. Il governo ancora una volta ha creato cittadini di Serie B ai quali sta dicendo: o ti vaccini o scompari, non esisti. Anche se sei europeo. Soprattutto le donne dell’Europa dell’Est diffidano, e sono il 43,8% del totale: rumene, moldave, polacche, balcaniche. Un esercito. Chi mostra la certificazione Sputnik viene accolto con una risata: l’Ema non lo riconosce, non ha alcun valore. Allora tutte in coda per il pane, come al tempo dei Soviet.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)