2024-09-04
Baby trans, faida nel sindacato dei medici Uk
Sede del sindacato dei medici della Gran Bretagna (iStock)
I vertici della Bma, sigla con oltre 195.000 iscritti, sconfessano lo stop ai bloccanti della pubertà, confermato dai laburisti. Una presa di posizione ideologica che ha scatenato una guerra civile nell’associazione e sgomento tra i sanitari più eminenti del Regno Unito.Talvolta sembra che l'ideologia sia più forte della realtà. E il dramma è che sembra esserlo proprio laddove dovrebbe essere meno presente, cioè tra i professionisti della salute e tra coloro che della scienza hanno fatto una professione. Decisamente emblematico a tale riguardo è quanto sta accadendo nel Regno Unito, dove continuano a infuriare dolorose polemiche sulla questione transgender.Come abbiamo accuratamente documentato negli ultimi mesi, il governo laburista britannico ha deciso di seguire la strada tracciata dal precedente esecutivo conservatore a proposito del cambio di sesso dei minorenni. Dopo l’uscita di un robusto rapporto, frutto di una indagine durata anni, firmato dalla dottoressa Hilary Cass (la cosiddetta Cass Review) è stata temporaneamente fermata la somministrazione di bloccanti della pubertà a ragazzini e ragazzine. Non solo: il ministero della Salute ha fatto sapere di avere tutta l’intenzione di rendere permanente lo stop e ha annunciato di voler svolgere una ulteriore indagine sulle procedure di transizione di genere, questa volta però negli adulti. Tutto è bene quel che finisce bene? Mica tanto. Nonostante la mole di dati e testimonianze raccolte dalla dottoressa Cass - la quale per altro ha ricevuto una marea di minacce da parte degli attivisti trans, tanto da finire sotto protezione - c’è ancora chi contesta il suo lavoro e intende ostacolare le sacrosante decisioni del governo di sinistra. Il fatto è che a mettersi di traverso non è una sparuta minoranza di attivisti, ma il principale sindacato dei medici inglese, la British Medical Association, che conta oltre 195.000 iscritti. O meglio: a opporsi al governo è la dirigenza del sindacato, cosa che sta creando quella che il Guardian ha definito «una guerra civile» fra i dottori. «Il New Statesman», scrive il quotidiano britannico, ha rivelato il 16 luglio che il consiglio della Bma avrebbe discusso una mozione che raccomandava al sindacato di “rinnegare” la Cass review. [...]. Tale rivelazione ha portato alla riformulazione della mozione, con la nuova versione che non utilizzava più la parola “rinnegare” e impegnava invece la Bma a “criticare pubblicamente” i risultati». La critica pubblica in effetti è arrivata il 31 di luglio: il sindacato ha pubblicamente sconfessato il rapporto Cass e la linea del ministero sui baby trans. A votare a favore di questa linea sono stati 69 componenti del consiglio della Bma. Non solo. I vertici della associazione hanno dato il via a una sorta di caccia alle streghe interna per individuare e punire i membri che hanno fatto trapelare alla stampa notizie sul dibattito interno. «Rachel Podolak, co-direttrice generale del sindacato», continua il Guardian, «ha alimentato quello che alcune importanti personalità della Bma hanno definito “un clima di paura” all’interno della associazione [...] dicendo ai membri del consiglio che era stata avviata un’indagine sulla fuga di notizie e che il colpevole avrebbe dovuto rivelarsi».La pressione del sindacato per individuare talpe e gole profonde, tuttavia, non ha certo posto fine alla discussione sui temi gender, anzi l’ha ulteriormente infuocata. Tutti i quotidiani britannici, a partire dal Telegraph, riportano le dichiarazioni di autorevoli medici decisamente ostili alla British Medical Association e al suo comportamento. Sempre il Guardian spiega che «l’Academy of Medical Royal Colleges, che riunisce gli ordini professionali dei medici, ha criticato il rifiuto della Bma di accettare “la validità delle prove e di conseguenza i risultati della revisione indipendente Cass sui servizi di identità di genere per bambini e giovani”». «La nostra opinione», hanno dichiarato i portavoce dell’Academy, «è che ulteriori lavori speculativi rischiano di creare una maggiore polarizzazione su questa questione, il che non è utile». Non è tutto. Un gruppo composto da oltre 1.400 medici ha firmato una lettera aperta in cui esprime «sgomento» per la posizione della Bma. Come nota il Telegraph, «tra questi dottori ci sono 70 professori e 23 ex o attuali presidenti del Medical Royal College e alcuni dei medici più eminenti del Paese». Jacky Davis, radiologo e membro del consiglio del sindacato, ha dichiarato al Times: «Una minoranza ha votato per bloccare l’implementazione del rapporto Cass, un lavoro basato sull’evidenza che ha richiesto quattro anni per essere portato a termine. Non hanno prove a sostegno della loro opposizione. La Cass non è una questione di competenza sindacale. Non è compito nostro come sindacato criticare la Cass review. È uno spreco di tempo e risorse». A quanto pare però questo spreco viene giustificato in nome dell’eroticamente corretto. Pur di non indispettire gli attivisti, il sindacato britannico è pronto a contestare pure un governo tendenzialmente amico e a svalutare un lavoro scientifico durato anni il cui unico scopo è tutelare la salute dei minorenni. È una vicenda triste, che dimostra quanto sia radicata l’ideologia e quanto, purtroppo, conti la politica nelle decisioni che toccano la salute.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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