2019-09-20
Avviso ai voltagabbana azzurri: occhio alla testa
Non conosco la senatrice Donatella Conzatti. Anzi, a dire il vero fino a ieri l'altro, quando ha annunciato il suo addio a Forza Italia per aderire a Italia viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, neppure sapevo della sua esistenza, figurarsi della sua presenza in Parlamento. Per capire con chi avessi a che fare ho dovuto cercare sul Web il suo curriculum politico, scoprendo che ha già all'attivo un discreto ping pong da un partito all'altro.Prima Scelta civica, il disciolto movimento fondato da Mario Monti, poi Alternativa popolare, altro gruppo svanito nel nulla, quindi Forza Italia e adesso un'altra Italia, ma priva della forza e solo con la speranza di restare viva alle prossime elezioni.Da quel che leggo, la Conzatti non è la sola parlamentare del partito di Silvio Berlusconi che medita di passare da destra a sinistra, inseguendo le promesse dell'ex segretario del Pd. Si fanno i nomi di alcune decine di onorevoli e addirittura si favoleggia di una lista e di un documento politico passato di mano in mano in questi giorni fra Camera e Senato. Il gruppo si chiamerebbe l'Altra Italia e si fonderebbe su una solenne promessa: mai con Matteo Salvini. I promotori dell'iniziativa avrebbero giurato con il sangue di non essere disposti a morire leghisti, lasciandosi però aperta la possibilità di finire i propri giorni (in politica, ovviamente) da renziani. Ognuno si sceglie la fine che vuole e anche quella di esequie (sempre politiche, ovviamente) fra i petali del Giglio magico è una scelta che merita rispetto.Dunque non è la scelta del tipo di funerale che mi stupisce, ma semmai i nomi che sono circolati in questi giorni fra i possibili sottoscrittori del patto anti salviniano. Sui giornali, per esempio, è comparso quello di Massimo Mallegni, un signore che a differenza di Donatella Conzatti conosco bene e che in passato ho anche contribuito a difendere. Già, perché l'attuale senatore di Forza Italia, quando all'inizio degli anni Duemila era sindaco di Pietrasanta, finì in carcere con accuse pesanti di illeciti amministrativi. A farlo arrestare fu un certo Domenico Manzione, all'epoca pm di Lucca, ma poi diventato sottosegretario all'Interno nel governo Letta su indicazione di Matteo Renzi. Un incarico che, con l'arrivo a Palazzo Chigi dell'ex sindaco di Firenze, ovviamente mantenne, conservandolo poi anche con Paolo Gentiloni. Dimenticavo: tra le accuse mosse a Mallegni c'era anche quella di aver intralciato l'attività del capo dei vigili urbani del comune di Pietrasanta, che all'epoca era Donatella Manzione, sorella di Domenico, una vigilessa che più avanti divenne capo del dipartimento affari giuridici della presidenza del Consiglio con Renzi premier. Mallegni per quelle accuse passò un certo periodo ai domiciliari e fu costretto alle dimissioni, salvo poi ritornare sindaco quando fu prosciolto e prescritto. Che un tipo così voglia morire renziano certo mi stupirebbe, perché di giravolte politiche nella mia carriera ne ho viste molte e talvolta incredibili, ma questa le supererebbe tutte.Ciò detto, conosco anche un'altra delle parlamentari che in questi giorni è descritta con le valigie in mano. Mara Carfagna ebbi modo di incontrarla in tv, quando lavorava al fianco di Giancarlo Magalli, cioè prima che debuttasse in politica. Proprio perché veniva dal mondo dello spettacolo ed era una bella ragazza (lo è tutt'ora, anche se con pochi anni in più) su di lei la sinistra ha detto e scritto qualsiasi volgarità. Il milieu culturale progressista, quello che adesso si indigna se Daniele Capezzone ironizza sul vestito del ministro Teresa Bellanova, all'epoca non si fece scrupoli, facendo circolare ogni pettegolezzo. Neppure il fatto che, pur essendo bersaglio di un sessismo rivoltante, avesse voluto la prima legge contro lo stalking fermò i presunti intellettuali, i quali ritengono evidentemente che i comici possano fare politica, ma le soubrette no. Dunque, che una tipa così possa passare con la sinistra, lasciando Forza Italia per un'altra Italia che insegue Renzi, mi stupirebbe quanto la capriola di Mallegni. Certo, esiste la sindrome di Stoccolma, una patologia che spinge la vittima a cercare un'alleanza con i carnefici, ma non basta a spiegare. Perché sia Mallegni che la Carfagna non sono figure deboli, ma forti. In politica, chiedendo i voti per il centrodestra di Berlusconi, non sono entrati con un progetto di sottomissione all'avversario, ma con lo spirito di battere i compagni e i manettari. So che in Parlamento ci sono tanti voltagabbana, gente pronta a indossare qualsiasi maglietta pur di rimanere incollata alla poltrona. E so anche che parecchi onorevoli di Forza Italia non vogliono indossare quella di Salvini. Ma credo che indossare i panni di Domenico Scilipoti o di Antonio Razzi sia peggio. Ricordavo ieri, a proposito dei 40 fuoriusciti del Pd, le tante piroette parlamentari. Una in particolare però ho presente, ossia quella di Marco Follini, ex segretario dell'Udc. Era considerato una testa d'uovo del centrodestra: se la ruppe passando con il centrosinistra.