2024-09-16
«Avanti così e l’Ue di certo imploderà»
Il presidente di Confimi Paolo Agnelli: «I burocrati sinistroidi di Bruxelles ci impediscono di produrre come vogliamo. Non capiscono che ormai la gente difende i propri Paesi e aziende. Il green? Ideologico e insostenibile».Con Baldassarre, suo fratello, fa anche ottime pentole, peccato che il diavolo Europa con la sua arroganza burocratica, con la sua prosopopea politicamente corretta, impedisca di fare i coperchi e che l’Italia, purtroppo, vada al minimo del gas. Paolo Agnelli è un bergamasco schietto, simpatico, solidissimo come i lingotti di alluminio che la sua famiglia produce dal 1907 negli stabilimenti attorno a Bergamo, ma è da presidente di Confimi - 45.000 imprese per 650.000 dipendenti con un fatturato aggregato di quasi 85 miliardi di euro - che sfodera tutta la sua vis economica e polemica perché, come dice lui, «noi rappresentiamo, noi siamo quelli che faticano davvero: poche chiacchiere e tanti fatti». Uno «rivoluzionario» si sostanzia tra qualche giorno, il 19 settembre, a Roma. «Ci lavoriamo da anni e l’abbiamo firmato all’inizio di primavera, ed è significativo aver scelto il 21 marzo per il primo incontro, insieme alla Confsal che è una rappresentanza dei lavoratori che siede nel Cnel, con rappresentanza pari alla Uil. Ebbene, con Confsal presentiamo il primo contratto di lavoro multi manifatturiero. A presentarlo ci sarà Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, uno che ha fatto la storia del sindacato di sinistra, e a scriverlo ci hanno dato una mano anche i continuatori delle idee di Marco Biagi. È l’ora di farla finita con le differenziazioni: il tempo di uno che fa le borse è uguale al tempo di uno che monta una pompa. I lavoratori sono tutti uguali e devono godere della massima dignità. Tant’è che con questo contratto noi riconosciamo i famosi 9 euro all’ora come minimo salariale. Una volta presentato, lo depositiamo al Cnel. Voglio vedere Cgil, Cisl e Uil cosa hanno da ridire. Magari si arrabbiano perché li ho superati a sinistra».Ma basta a sconfiggere il lavoro povero?«Di quale lavoro povero si parla? Semmai in questo Paese c’è il povero lavoro. Nessuno lo rispetta più; né quello dell’operaio, né quello dell’imprenditore. Non mi piace dire che siamo tutti sulla stessa barca perché già sento l’obiezione: ma tu stai sullo yacht! Però tiriamo tutti dalla stessa parte, abbiano bisogno l’uno degli altri e per questo stiamo preparando lo Statuto del Lavoro. Si tratta di dichiarare il valore del lavoro in sé: produrre per progredire. La Confimi sta studiando una polizza di assicurazione per gli artigiani, per i piccoli imprenditori, per i consulenti con la partita Iva: se questi falliscono perdono tutto. Mentre l’operaio ha la Naspi, ha l’assegno di disoccupazione, ha un’infinita serie di protezioni che peraltro aggravano i costi. E io voglio creare la mutua per chi non ha garanzie assistenziali. Quanto alle paghe che non crescono è una bugia. In due anni noi, Confindustria, Confapi abbiamo riconosciuto ai lavoratori metalmeccanici, che sono la maggioranza di quelli che stanno in fabbrica, aumenti del 6 e del 7%: in pratica abbiamo dato loro una mensilità in più. I sindacati invece di andare in giro a fare i referendum si occupassero di queste cose e di dire la verità. C’è certo un problema di povertà e Giorgia Meloni farà bene ad affrontarlo. Come dovrebbe esentare i premi di produzione, gli aumenti contrattuali, gli straordinari dai prelievi fiscali e contributivi. Solo così s’incentiva la produttività: rendendo conveniente il lavoro. Non è dignitoso vedere persone anziane che frugano nei cassonetti: magari sono donne di 80 anni che hanno lavorato una vita, ma che non hanno avuto i contributi, le marchette come si diceva allora. Bisogna portare le pensioni di queste persone a un livello dignitoso anche per salvare la dignità del Paese».Sì ma i soldi dove si trovano? Già oggi una manovra da 25 miliardi pare al limite...«Si trovano da chi non paga le tasse e frega tutti noi che le paghiamo facendoci concorrenza sleale, si trovano tassando chi guadagna da 50 milioni in su e la rendita finanziaria. È mai possibile che le banche che hanno guadagnato montagne di quattrini non debbano contribuire di più? Certo, se sbagli a scrivere le leggi e pensi che possano esistere tasse retroattive hanno ragione loro a non pagare. Ci vuole più senso di responsabilità. Quanto alla manovra: perché è sparita la spending review? Possibile che tutti debbano tirare la cinghia e solo lo Stato possa continuare e sprecare? E ancora: possibile che una società piccola di capitali che crea lavoro paghi il 50, il 60% di tasse e chi compra Bot, chi specula sulla finanza e campa di rendita ha la cedolare secca al 20%? Giorgia Meloni deve dare un segnale».Il presidente Sergio Mattarella ha detto a Cernobbio: l’Europa è un’incompiuta, ma non si può criticarla. È giusto? Lei ci crede ancora nell’Europa?«All’inizio uno poteva anche crederci nell’Europa, ma a me pare evidente che ora tutti stanno facendo, e hanno fatto, il loro interesse nazionale a discapito di altri. Penso ai tedeschi che hanno disegnato i Patti di stabilità a loro comodo, penso a questi liberali olandesi che fanno tanto gli schizzinosi e poi lucrano sulle società finanziare a cui fanno fiscalità di favore. Penso alla follia del green, a queste parole d’ordine vuote. Ci siamo detti: al 2030 emissioni zero. Facciamo finta che ci riusciamo. Abbiano tolto dal mondo l’8% delle emissioni e quelli che emettono il 92% - la Cina, l’India, gli Usa - nel frattempo ci hanno mangiato. Non si rendono conto questi burocrati sinistroidi di Bruxelles che ormai la gente difende i propri Paesi, le proprie aziende. Prendiamo l’Italia: ci trattano come hanno fatto con la Grecia impedendoci di produrre come vogliamo. Se va avanti così l’Europa implode: la destra che vince in Francia, l’estrema destra che avanza in Germania e che è cosa diversissima dalla destra di governo dell’Italia, non si fermano né con i proclami di democrazia, né con i cordoni sanitari, ma consentendo lo sviluppo e facendo stare meglio la gente. E in questo l’Europa ha fallito».Lei che produce alluminio sente il contraccolpo della crisi dell’auto?«Il green ideologico è insostenibile. Perché hanno messo in soffitta il professor Antonino Zichichi? Perché non invitano Franco Prodi, il fratello di Romano, a spiegare il diverso parere sul cambiamento climatico, che c’è ma non è detto che sia colpa dell’uomo? Perché alla finanza fa comodo che le cose vadano così. Ormai la divaricazione tra economia reale e finanza è insanabile e questa Europa è il regno della finanza. Prendo l’alluminio che è il metallo più ecocompatibile di tutti. Si ricicla al 100 per cento, riciclandolo si risparmia il 95 per cento di emissioni di Co2 ed è indispensabile per fare veicoli leggeri, motori efficienti. Abbiamo in Europa un milione e 280.000 tonnellate di rottame che India e Cina sono venute a portarsi via senza che Bruxelles abbia fatto nulla. Poteva mettere dazi in uscita? E non ha fatto nulla perché delle imprese, delle industrie a Bruxelles non importa. La prova sta nel fatto che non riusciamo a essere competitivi sull’energia. La Germania è in crisi perché vede crollare il suo modello industriale: bassa energia, tutto export, poche produzioni. Si pianta l’auto perché nessuno vuole l’elettrico, ma a Bruxelles insistono sullo stop all’endotermico. Ripeto, l’energia è il primo tema. In Polonia se ne fregano e vanno a tutto carbone, in Spagna gli aumenti oltre il 40% li assorbe lo Stato, in Francia si butano ancora di più sul nucleare. Non c’è una politica comune, ma c’è l’imposizione delle emissioni zero». E l’Italia paga una bolletta salatissima?«Noi abbiamo un costo dell’energia insopportabile: come Gruppo Agnelli abbiamo avuto un’ incidenza di oltre un milione di euro in più negli ultimi mesi. Ma nonostante questo l’Italia va meglio di altri perché abbiamo 6 milioni di imprenditori che sono flessibili, ragionano col cervello e si danno da fare. Imprese grandi come la Dalmine-Tenaris hanno tempi di reazione diversi - ed ecco che la questione energia torna cruciale - ma l’Italia ha prospettiva, tant’è vero che il governo si trova con un po’ più di soldi derivanti dall’aumento del Pil. Ma attenzione a come si spendono quei soldi: vanno investiti bene. Ho provato a leggere Industria 5.0: centinaia di pagine e non ci si capisce nulla. Bisogna modernizzare il Paese, snellirlo, sburocratizzarlo e farsi rispettare in Europa».In ultimo: il 12 settembre la Bce si riunisce. Christine Lagarde abbasserà i tassi?«Deve farlo per forza. La nostra inflazione è stata generata tutta dalla fiammata dell’energia, non c’era un’euforia economica. Stringendo i tassi hanno soffocato l’economia. Nel mio bilancio l’aumento degli interessi ha gravato per oltre un milione. Quello che ho guadagnato da un parziale raffreddamento dell’energia anche se ora ha rialzato la testa, l’ho rimesso in interessi. E questo per consentire alle banche che ormai fanno credito solo con gli algoritmi di scoppiare di utili. Ma lo si sa che si paga anche per avere l’affidamento? Non per avere i soldi, ma per la possibilità di avere credito se ti serve. Dicono i banchieri: se devo tenere a disposizione somme per eventuali prestiti mi devi pagare. Si arriva fino allo 0,5%. A me, che peraltro ho potere contrattuale, questa tassa occulta sul fido costa 60.000 euro, non oso pesare cosa pesi a un artigiano che poi è abbandonato a se stesso. Tutto questo per consentire alle banche di distribuire dividendi enormi, di non pagare tasse? È tempo che la Lagarde abbatta drasticamente il costo del denaro. La posta in gioco sono la recessione e il futuro dell’Europa».
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)