2019-01-12
Autostrade colpevole per la strage. Ma il grande capo se l’è cavata
Bus precipitò dal viadotto di Acqualonga perché il guardrail, lasciato senza manutenzione, cedette: 40 morti. Condannati i responsabili locali della A16, assolti Giovanni Castellucci e gli altri manager. Le vittime: «Non è giustizia».La rottura di un giunto cardanico (che schizzando via dagli ingranaggi della trasmissione è finito sul freno posteriore destro), insieme a incuria e assenza di manutenzione dell'autostrada hanno insanguinato un viadotto dell'A16 Napoli-Canosa, quello di Acqualonga, a Monteforte Irpino, in provincia di Avellino: 40 morti e una bimba costretta su una sedia a rotelle per un'invalidità del 100%. Per «l'altra tragedia» (oltre a quella del ponte Morandi di Genova) aggravata dalla gestione di Autostrade per l'Italia pagano solo il proprietario del bus volato giù dopo aver infranto un'inconsistente barriera; un funzionario della motorizzazione civile e alcuni uomini di Autostrade, quelli che nel corso degli anni sono stati responsabili del tronco stradale incriminato. L'amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, è stato invece assolto insieme ai dirigenti Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino, Michele Maietta e Marco Perna. «Bastardi», è stato, in aula, il primo commento di uno dei parenti delle vittime. E tra le urla, che in parte hanno coperto la lettura del dispositivo della sentenza, il giudice ha continuato a snocciolare gli articoli d'assoluzione del codice di procedura penale. Le urla si sono ingrossate: «Bravi, avete vinto», rivolte agli imputati assolti. Fino al vero e proprio caos: «Vergogna, questa non è giustizia. Assassini, Castellucci dove sei? Questa è l'Italia». Il Tribunale di Avellino ha condannato a 12 anni di reclusione Gennaro Lametta (il proprietario del bus che fu noleggiato dalla comitiva) per omicidio colposo plurimo e disastro colposo; a 8 anni la funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli Antonietta Ceriola (il collega Vittorio Saulino è stato invece assolto) per falso per la revisione del bus (che non fu controllato ma ottenne lo stesso via libera); a 6 anni per disastro colposo e omissione in atti d'ufficio gli ex direttori di tronco Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi, a cinque anni gli altri ex direttori di tronco Michele Renzi, Paolo Berti, Bruno Gerardi e Gianni Marrone. Ma il tribunale del popolo, invece, condanna tutti Castellucci incluso. Per lui la richiesta del pubblico ministero Rosario Cantelmo, capo della Procura, era 10 anni di reclusione. «Castellucci è colpevole», gridano i parenti dei morti. E quando il giudice monocratico Luigi Buono, autore della sentenza, torna in camera di consiglio a udienza finita, qualcuno gli grida dietro: «Giudice esci». Mentre da altri congiunti delle vittime viene scandito più volte il numero «83», ossia i cadaveri recuperati ad Acqualonga, 40, sommati a quelli di Genova (43) dopo che è venuto giù il viadotto Morandi. «Quel guardrail di Autostrade poteva reggere invece di essere tranciato come carta velina? Secondo molti esperti e periti che hanno preso parte al processo, sì. Secondo i giudici, invece, Autostrade per l'Italia non ha colpe. È incomprensibile. Ma il mio non è un attacco ai giudici». Il ministro delle Infrastruttre, Danilo Toninelli, ieri ha annunciato che Aspi, a Genova, «non ricostruirà» il ponte bensì «pagherà» per il cantiere e gli sfollati. Il vicepremier Luigi Di Maio, invece, ribadisce l'intenzione del governo di togliere alla società le concessioni autostradali. «Non dimentico la promessa fatta ai familiari delle vittime del crollo del ponte Morandi: toglieremo la concessione ad Autostrade per l'Italia. Chi sbaglia paga e deve essere messo in condizioni di non nuocere più». Per il vicepremier, le proteste in aula sono le grida «di chi si sente dire dallo Stato che non esiste un colpevole per la morte di suo figlio, sua figlia, sua mamma, suo papà, suo fratello, sua sorella».E che la barriera fosse di carta velina il giudice l'ha riconosciuto. Ma la responsabilità l'ha circoscritta solo ad alcuni ex sovrintendenti di quel tronco di strada. Il bus, di costruzione molto datata, tornava da un viaggio di alcuni giorni tra Telese Terme, in provincia di Benevento, e San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia. Era un pellegrinaggio per Padre Pio. E i passeggeri erano quasi tutti di Pozzuoli. Su un tratto in discesa, poco prima di quel maledetto viadotto, si ruppe un cardano (componente meccanico della trasmissione) che danneggiò i freni. L'autobus travolse altre auto e poi - nel punto in cui la strada si fa più stretta - impattò con la barriera, questa cedette completamente e l'automezzo precipitò nel vuoto. Nella relazione tecnica richiesta dalla Procura avellinese ai periti Alessandro Lima, Andrea Demaggi, Lorenzo Caramma e Vittorio Gianotto, il vero atto di accusa contro Autostrade, gli esperti sostengono che «la barriera non ha funzionato come avrebbe dovuto e come avrebbe potuto in condizioni di corretta manutenzione, a causa dell'elevato stato di corrosione dei tirafondi (elementi in acciaio che dovrebbero ancorare le barriere al suolo, ndr) . E il degrado dei tirafondi è la causa fisica principale del fatto che la barriera non è stata in grado di contenere il veicolo». In Procura attendono le motivazioni. Ma il capo dei pm Giovanni Cantelmo, stando a quanto riporta Askanews, ha già annunciato che se ricorreranno i presupposti farà appello. Durante la sua requisitoria aveva chiesto ai giudici «una sentenza giusta, che non consenta a nessuno di farla franca». E aveva argomentato: «Nulla di tutto questo si sarebbe verificato se Autostrade avesse semplicemente adempiuto al suo dovere contrattuale». E rincarando la dose, aveva aggiunto: «Non ci sarebbe stata nessuna strage se fossero state compiute con osservanza le attività previste in concessione per le quali Autostrade è retribuita lautamente dai pedaggi, dunque dai cittadini, anche quei 40 che a causa della scorretta manutenzione sono volati giù». Quella barriera, è emerso durante il processo, con tutti i tirafondi integri durante l'incidente avrebbe contenuto agevolmente l'autobus sul viadotto. Ed è questo il particolare che, dopo la sentenza, impedisce ai familiari dei defunti di credere sia stata fatta giustizia.