2018-10-01
Aula e poteri forti. Il piano del Bullo per tornare in corsa
Aveva giurato di ritirarsi e invece sta preparando la rivincita. Così occupa poltrone e raccoglie finanziamenti dall'estero.Pur avendo annunciato molte volte un passo indietro, promettendo di dedicarsi ad altro, Matteo Renzi non ha mai smesso di lavorare nell'ombra per tentare di ritornare a Palazzo Chigi. Lo testimonia il fatto che dal giorno in cui ha lasciato la poltrona di presidente del Consiglio, e poi dopo oltre un anno quella di segretario del Pd, ha comunque continuato a esercitare un ampio potere sulle istituzioni e sulle aziende di questo Paese, condizionando in modo assai poco trasparente non soltanto le scelte del proprio partito, ma anche i vertici di alcuni importanti organi dello Stato. Del resto, nonostante si sia autodefinito «un senatore semplice di Scandicci», in realtà l'ex premier è tutt'ora il dominus del Pd e il fulcro di un'operazione che mira a scardinare l'attuale governo gialloblù. Dall'inizio della legislatura a oggi, egli è riuscito a piazzare i suoi fedelissimi in ogni dove. I gruppi parlamentari sono guidati da persone a lui vicine, la commissione sui servizi segreti (gli 007 sono un vecchio pallino del Rottamatore) è nelle mani del suo ex vicesegretario, mentre al Csm, a fare da vicepresidente, con un accordo rivelatore dei possibili futuri accordi politici, Renzi ha spedito un suo pasdaran, quello che voleva autorizzare la legittima difesa solo nelle ore notturne.Nei giorni scorsi abbiamo tratteggiato il numero di nominati che ancora occupano posti vitali, come le presidenze o la guida operativa delle aziende pubbliche, per non dire poi dei numeri uno delle forze armate. Tuttavia questa è la parte emersa del potere che ancora è nelle mani dell'ex presidente del Consiglio. Esiste invece una parte sommersa, fatta di relazioni e di interessi che nessuno o quasi è in grado di cogliere. I numerosi viaggi che Renzi sta facendo e che - a suo dire -gli fruttano ingaggi da centinaia di migliaia di euro sono la parte oscura della sua attività politica. L'ex segretario svolge un ruolo pubblico in Parlamento, ma a questo si affianca un'attività privata dai contorni indefiniti. Renzi, prima di fare politica, non aveva un'occupazione stabile, ma era un semplice co.co.co del padre, ossia un collaboratore a contratto. Oggi, smessi gli abiti istituzionali, l'ex premier viaggia a cachet, attraversando il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, con tappe nel Medioriente. Per fare cosa, ci si chiede. Per tenere conferenze a pagamento, è l'evasiva risposta che egli fornisce. Un privato cittadino certo può andarsene a spasso senza che debba rendere conto a nessuno, tantomeno all'opinione pubblica. Ma un politico che intenda esercitare funzioni di governo nei confronti degli elettori non dovrebbe forse avere l'obbligo di fornire ogni informazione sui suoi interessi, anche d'affari? Non è forse utile sapere quale azienda o istituzione cinese lo abbia invitato a tenere una conferenza e lo abbia pagato? O conoscere le associazioni che dagli Usa agli Emirati si contendono i suoi interventi a colpi di decine di migliaia di euro? Noi crediamo di sì, soprattutto dopo che l'ex presidente del Consiglio è sceso in piazza contro la paura. Una manifestazione che, al contrario di ciò che ufficialmente dichiarava, è servita proprio ad alimentare la paura, spaventando i mercati e accusando il governo di mettere a repentaglio i conti pubblici. Che Renzi spari contro le misure che un anno fa egli stesso proponeva di rendere stabili per un quinquennio è una contraddizione evidente, ma che pochi sono in grado di cogliere. Al contrario, in molti recepiscono perfettamente l'allarme e ciò ha aperto lo spazio a nervose reazioni in Borsa e come sempre, quando qualcuno vende, altri comprano.A noi risulta che l'ex premier, mentre nell'ombra si stia dando da fare per vincere il congresso e candidarsi alle elezioni europee, coltivi molte relazioni, in particolare con banchieri e imprenditori, e allo stesso tempo, in compagnia del tesoriere Francesco Bonifazi, pianifichi un ritorno in grande stile. Un'aspirazione di riscossa che potrebbe rivelarsi molto costosa per il Paese, su cui forse sarebbe ora di chiedere un po' di chiarezza. Per sapere chi aiuta chi. E perché.