2024-03-24
Putin promette vendetta alla tv: «Da Kiev finestra per i terroristi»
Il leader russo paragona gli attentatori ai nazisti. Non cita mai l’Isis, ma afferma che «gli arrestati stavano cercando di fuggire in Ucraina». Poi la mano tesa alla comunità islamica: «Nessuno spezzerà la nostra unità».Accuse a Kiev, promessa di vendetta e giornata di lutto nazionale dichiarata per oggi. Il day after di Vladimir Putin, il giorno dopo l’attacco rivendicato dall’Isis al Crocus City Hall di Mosca in cui hanno perso la vita almeno 143 persone, comincia con un discorso in diretta televisiva rivolto a tutta la nazione. «I responsabili della strage hanno ucciso indiscriminatamente cittadini russi pacifici e innocenti, come i nazisti», ha detto lo zar, «si è trattato di un attentato sanguinoso e barbaro. Identificheremo tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico e tutti gli autori, gli organizzatori e gli istigatori di questo crimine saranno giustamente e inevitabilmente puniti per questo». Putin ha usato l’espressione «omicidio di massa» per definire quanto accaduto venerdì sera a Mosca, paragonando la strage ai crimini compiuti dalle armate nazionalsocialiste tedesche nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. L’ira del presidente russo, che ha annunciato la decisione di adottare ulteriori misure antiterrorismo e antisabotaggio in tutta la regione della capitale come forma di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale, si è scagliata su un bersaglio ben preciso: l’Ucraina, accusata dal Cremlino di aver collaborato in qualche modo con i terroristi islamici. «I quattro responsabili arrestati stavano cercando di fuggire in Ucraina e dai risultati parziali dell’inchiesta è emerso che dalla parte ucraina del confine era stata creata una finestra per permettere ai quattro attentatori di attraversare la frontiera». Accuse pesanti, immediatamente respinte e smentite da Kiev che ha definito la versione dei servizi segreti russi assurda: «L’Ucraina non c’entra con l’attacco a Mosca», si legge in un post pubblicato su X dal consigliere di Volodymyr Zelensky, Mikaylo Podolyak, «ci aspettavamo la versione dei funzionari russi sulla traccia ucraina nell’attacco al Crocus City Hall. Primitivismo e prevedibilità sono le caratteristiche dei servizi di sicurezza russi: qualsiasi tentativo di collegare l’Ucraina all’attacco terroristico è assolutamente insostenibile. l’Ucraina non ha il minimo legame con questo attacco». A spingere la tesi del coinvolgimento di Kiev, è stata anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: «Negli ultimi anni il regime di Kiev ha condotto attività terroristiche attive e sistematiche contro i russi. Tra queste attività ci sono bombardamenti di aree residenziali, inclusi asili, scuole e istituti medici, attacchi a importanti infrastrutture civili, compresi i trasporti e gli impianti energetici, attentati contro personaggi pubblici, giornalisti». Più pesante, in linea con la comunicazione sopra le righe adottata spesso dal personaggio, è stata, invece, la reazione del vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev: «La Russia ucciderà i leader ucraini se sono coinvolti nell’attentato a Mosca. Risponderemo alla morte con la morte», ha avvertito l’ex presidente in un messaggio sul suo canale Telegram, «se verrà accertato che ci sono i terroristi del regime di Kiev, è impossibile per noi rispondere in modo diverso. I terroristi comprendono solo il terrore come ritorsione».Dal discorso di Putin alla nazione, tuttavia, dopo le accuse rivolte a Kiev e la mancanza di riferimenti all’Isis, nonostante la rivendicazione dell’attentato ribadita a più riprese dallo Stato islamico, è emersa una certa necessità di mantenere alta e solida l’unità di un popolo comunque multietnico, formato da diverse minoranze, di cui quella musulmana ne rappresenta una grossa fetta, pari a circa un settimo. Il timore è che la strage di venerdì sera al teatro possa fungere da pretesto per altri disordini o nuovi episodi di violenza. «È nostro dovere comune essere uniti, tutti i cittadini del Paese hanno il dovere di esserlo. E così sarà perché niente e nessuno potrà spezzare l’unità, la forza e il coraggio dei russi. Nessuno potrà spargere semi velenosi di discordia e panico nella nostra società multietnica» ha detto lo zar, ricordando anche che «la Russia ha già attraversato prove difficili che l’hanno fatta diventare ogni volta più forte». Da qui, poi, l’appello lanciato all’intera comunità internazionale: «Il terrorismo è un male che non ha nazionalità e quindi tutta la comunità internazionale deve cooperare con la Russia per combatterlo. Contiamo sull’interazione con tutti i Paesi che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a condividere gli sforzi per combattere il nemico comune, il terrorismo internazionale e tutte le sue manifestazioni».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.