2025-01-25
Assolti i due dirigenti della sanità veneta inguaiati da Crisanti per i tamponi rapidi
Prosciolti Simionato e Rigoli nel processo nato dall’esposto fatto nel 2020 dal virologo del Pd. Zaia: «Ristabilita la verità».L’evidenza dell’innocenza degli imputati è stata così assoluta nel corso dell’istruttoria dibattimentale, che il giudice del tribunale di Padova, Laura Chillemi, non ha atteso la fine del processo e ha assolto «per insussistenza dei fatti» Roberto Rigoli ex coordinatore delle microbiologie del Veneto e Patrizia Simionato, ex direttrice generale di Azienda Zero, l’ente di governance della sanità regionale che fa capo al governatore Luca Zaia. Alla base delle accuse c’era l’esposto presentato nell’autunno del 2020 dal microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd ma allora direttore del laboratorio di microbiologia di Padova. Il professore sollevava dubbi sull’efficacia dei test antigenici rapidi Abbott acquistati dalla Regione Veneto nella primissima emergenza pandemica e fu avviata una mega inchiesta da parte della Procura di Padova. Gli imputati, oggi assolti, risultavano indagati per falso ideologico, frode processuale, turbativa d’asta e Regoli anche per depistaggio. «È una notizia bellissima: si ripristina e si ristabilisce la verità, dopo anni di insinuazioni, accuse e le peggiori cose che abbiamo sentito dire. Ho sempre difeso questi due professionisti della sanità del Veneto, e penso che questa sentenza rappresenti anche una giusta riabilitazione sociale verso persone che hanno sofferto molto. Si tratta di professionisti che hanno subito pesanti conseguenze, anche sul fronte della salute, a causa di accuse impensabili e inimmaginabili», ha dichiarato il presidente Zaia. Per poi ribadire: «Sono due figure di assoluto spicco e moralità. È evidente che qualcuno ha voluto strumentalizzare l’inchiesta per ledere l’onorabilità di questi dirigenti e della Regione, ipotizzando presunti fatti illeciti o, peggio ancora, che fosse stata messa a rischio la salute dei cittadini. Tutto ciò è inaccettabile». L’allusione, nemmeno velata, era nei confronti dell’operato di Crisanti con il quale, dopo una breve intesa all’indomani della chiusura di Vo’ nel febbraio del 2020, il presidente ebbe poi diversi scontri. L’ «esperto di zanzare», come l’aveva definito Giorgio Palù prima di diventare presidente dell’Aifa, voleva attribuirsi il successo dei tamponi eseguiti nel piccolo Comune padovano e il governatore non poteva gradire. Quelle decisioni erano state sue, di concerto con i vertici sanitari, Crisanti si era affacciato sulla scena in un secondo momento. Le polemiche, le reciproche accuse avvelenano i rapporti e finiscono anche su Report, con tanto di intercettazioni raccolte.Zaia sceglie come referente scientifico il professor Rigoli, che era direttore della microbiologia e virologia all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso e coordinatore delle 14 microbiologie della Regione Veneto. L’esperto diventa figura di primo piano nella lotta al Covid-19, più volte compare a fianco del presidente nel corso delle conferenze stampa sul bollettino quotidiano dei contagi. Crisanti deve ingoiare il rospo e quando solleva dubbi sui test rapidi Abbott, di cui Azienda Zero decide l’acquisto diretto per 200.000 unità nell’agosto 2020, al costo di 900.000 euro e per altre 280.000 a settembre dello stesso anno (1,26 milioni di euro l’importo), in molti pensano a una vendetta. Sostiene che con quei test, tre positivi su dieci sarebbero risultati negativi ma in realtà avrebbero continuato a diffondere il virus in quanto falsi negativi.«Ho agito in coscienza, da uomo di scienza. Secondo me quei tamponi non erano adatti per uno screening e com’è nel mio diritto ho fatto un esposto contro anonimi», ha dichiarato ieri il senatore Crisanti. Gli preme sottolineare: «Io non commento le sentenze, però mi limito a far presente che, pur essendo inserito nella lista dei testi, non sono mai stato chiamato a testimoniare. Penso che a Rigoli e alla Simionato sia andata bene così», fa sapere attraverso il Mattino di Padova. Rigoli, cardiopatico, durante la maxi inchiesta ha dovuto subire diversi trattamenti di cardioversione per ripristinare il ritmo cardiaco, la sua sofferenza è stata davvero pesante. Dice del suo assistito l’avvocato Giuseppe Pavan: «È stato acclarato che durante la pandemia si è comportato in modo corretto e assolutamente professionale, senza mai risparmiare le sue energie e contribuendo anche in maniera decisiva alla salute pubblica». Per l’avvocato Alessandro Moscatelli, legale di Patrizia Simionato, «era un processo basato sulla confusione terminologica che in quei momenti poteva capitare e noi riteniamo che doveva finire in questo momento e il tribunale ci ha dato ragione». Nel febbraio del 2023 la gup Maria Luisa Materia accettò la richiesta del sostituto procuratore Benedetto Roberti e decise per il rinvio a giudizio di Simionato e di Rigoli, quest’ultimo anche per depistaggio. Secondo l’accusa, il 9 giugno 2021 avrebbe fornito agli investigatori dei falsi documenti che dovevano dimostrare come nell’estate 2020 i tamponi Abbott fossero stati testati sui pazienti del reparto ospedaliero. Come dichiarò due anni fa l’avvocato Pavan: «Nella e-mail contestata dalla Procura il dottor Rigoli afferma semplicemente di aver verificato le caratteristiche del prodotto in maniera documentale e, visto che i tamponi sarebbero stati usati da personale esterno alla microbiologia, ha controllato la loro praticità. Non ha mai detto di aver effettuato uno studio scientifico, che non era nemmeno tenuto a fare visto che i tamponi antigenici erano marchiati e certificati Ce/Ivd, verificati dagli enti preposti, e quindi già regolarmente in commercio».
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