2025-03-09
Assist del governo ai ricorsi dei cittadini sugli affitti brevi
L’esecutivo impugna la legge toscana, tocca agli utenti far causa ai Comuni. A cominciare da Milano travolta dal Sala-gate.Lo stop alla Toscana è arrivato ma non è detto che il tema dell’ingerenza degli enti locali nella normativa sugli affitti brevi, si possa dire risolta. Anzi è solo all’inizio e le imboscate dei sindaci sono dietro l’angolo. Il governo, nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso, ha deciso di impugnare la legge regionale della Toscana che prevede la possibilità per le amministrazioni comunali di individuare, di concerto con la Regione, zone o aree in cui definire criteri e limiti per lo svolgimento delle attività di locazione breve di immobili per finalità turistiche. L’obiettivo del Testo Unico sul turismo, secondo il presidente della Toscana, Eugenio Giani, è di contrastare la scarsità di alloggi a canoni accessibili destinati agli affitti a lungo termine e di porre un argine all’overtourism. In sostanza, la Regione con la sua nuova disciplina ha attribuito ad alcuni Comuni ad alta densità turistica, il potere di negare ai proprietari di immobili il diritto di utilizzare il proprio bene per locazioni breve come case vacanza. Le limitazioni possono avere un termine temporale, o un divieto generale allo svolgimento dell’attività di locazione breve, o un numero massimo di giorni.Ma entrando a gamba tesa in una materia che è di competenza del governo e quindi va regolamentata con legge nazionale, la Toscana ha travalicato i limiti di capacità normativa che le assegna la Costituzione nell’ambito dell’autonomia regionale e ha anche limitato la libertà d’impresa sancita sempre dalla Carta. Queste le motivazioni del governo che ora pone la questione al giudizio della Corte costituzionale.Giani ha parlato di «clamorosa scelta del governo» attaccando l’esecutivo per avere un comportamento contraddittorio in quanto da una parte dà «enfasi all’autonomia differenziata ma poi mostra verso le Regioni, in questo caso la Toscana, molto centralismo». La risposta a queste dichiarazioni viene dal presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che da tempo insiste sull’incostituzionalità delle limitazioni agli affitti brevi. «La materia delle locazioni, rientrando in ciò che l’articolo 117 della Carta definisce ordinamento civile, è una di quelle materie per le quali lo Stato ha competenza legislativa esclusiva».Ma c’è di più. Spaziani Testa fa notare che nella legge regionale si prevede la possibilità per le strutture alberghiere di estendere l’accoglienza fino al 40% in più attraverso acquisti di case. «In questo c’è una contraddizione spaventosa perché se l’intento di porre un freno agli affitti brevi è di non sottrarre case ai contratti lunghi, non si capisce perché dare questa facoltà agli alberghi», chiosa il presidente di Confedilizia.Lo stop alla regione Toscana però non impedisce ai Comuni di muoversi autonomamente. «Ed è quello che pensano di fare Roma, Firenze e Bologna. A Firenze l’ex sindaco Nardella aveva varato una delibera ad hoc che poi è saltata e l’amministrazione attuale, non demorde e ci sta riprovando. Quanto a Roma, il sindaco Gualtieri e l’assessore Onorato non hanno mai fatto mistero di voler mettere un freno agli affitti turistici. Gualtieri vorrebbe poteri speciali per intervenire sulla materia. Il suo piano è di introdurre specifiche categorie per le abitazioni destinate a ricettività di breve periodo», spiega Spaziani Testa. C’è poi la situazione di Venezia che per la sua specificità urbanistica e il valore storico artistico, ha un trattamento legislativo particolare. A questo punto, dice il presidente della Confedilizia, «per bloccare i Comuni si devono muovere i cittadini e le associazioni, impugnando le norme comunali».A conferma che i sindaci intendono comunque andare avanti, a prescindere da quello che ha deciso il governo, ci sono le dichiarazioni del sindaco di Firenze, Sara Funaro, arrivate a caldo all’indomani dell’impugnativa di Palazzo Chigi. «Mi verrebbe da pensare che il governo, invece di andare a impugnare una legge portata avanti dalla Regione Toscana, potrebbe sedersi al tavolo con noi per fare una legge a livello nazionale, inserire delle norme a livello nazionale, per aiutare i Comuni a fare il proprio lavoro. È chiaro che ad oggi non ci sono sentenze, quindi per noi la legge rimane valida e andremo avanti con la costruzione dei regolamenti». Funaro ha poi aggiunto che «c’è una Regione che in maniera lungimirante e in maniera collaborativa con le rappresentanze del territorio, mette in campo degli strumenti equilibrati che permettono ai Comuni di poter regolamentare e intervenire, io intanto dico grazie alla Regione Toscana per aver fatto questo primo passo». Un assist viene anche dalla presidente dell’Anci Toscana, Susanna Cenni: «Ci auguriamo che le risposte e le motivazioni che la Regione presenterà consentiranno alle norme di andare avanti». Più chiaro di così. A questo punto è arrivato il momento di fare chiarezza su quello che sta accadendo nei Comuni a cominciare dal caos a Milano con il sindaco Giuseppe Sala, travolto dal Salva Milano dalle sue scelte azzardate che non devono certo nascondere la questione degli affitti brevi. Serve una ripartenza.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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