In altri Paesi si cerca di dare liquidità sui conti, da noi c'è il partito del prelievo. Dopo Pier Ferdinando Casini ed Enrico Rossi, le sardine che sembrano mosse da Paolo Gentiloni. Nel 2012 il dem lanciò il suo manifesto: tasse sui risparmi e dismissioni pubbliche. Ora da Bruxelles può realizzarlo.
In altri Paesi si cerca di dare liquidità sui conti, da noi c'è il partito del prelievo. Dopo Pier Ferdinando Casini ed Enrico Rossi, le sardine che sembrano mosse da Paolo Gentiloni. Nel 2012 il dem lanciò il suo manifesto: tasse sui risparmi e dismissioni pubbliche. Ora da Bruxelles può realizzarlo.Comunismo e patrimoniale in Italia sono legati dal medesimo aggettivo: «democratico». Un tentativo di rendere i due mali come necessari per un fine più alto. La sintesi migliore l'ha fatta ieri il governatore della Toscana, Enrico Rossi. «Pier Ferdinando Casini dice che è favorevole a una patrimoniale per far fronte all'emergenza: se mi chiedono di pagare una patrimoniale io lo faccio, credo sia giusto. Chi più ha, più deve dare. Casini», conclude il governatore dem, «è un democristiano serio. Io sono un comunista democratico e sono perfettamente d'accordo con lui». E con questo patto che va bene anche per la sagrestia trova nuovo slancio il partito della patrimoniale, che vorrebbe prelevare dai conti correnti degli italiani per far fronte al coronavirus. Al coro l'altra sera si è aggiunto anche il portavoce delle sardine, Mattia Santori, che con il solito berretto in testa ha spiegato cosa sia la solidarietà. «Andrebbe chiesto l'1% a tutti per superare l'emergenza. «Con questa Europa è difficile costruire accordi sulla fiducia. C'è l'impressione che la solidarietà che oggi ti viene data, la pagherai in futuro a caro prezzo. Vivevo in Grecia all'epoca della crisi e c'era questa sensazione», ha aggiunto la sardina. «La popolazione italiana sta dimostrando che dove non arriva lo Stato possono arrivare le persone. Dove non arriva lo Stato arriva un vicino di casa, un volontario, anche un partito. A livello di fiscalità dovremmo usare la parola solidarietà».Solo chi non ha una grande esperienza di F24 o di numeri può sostenere tale teoria. A febbraio (dati Abi) la liquidità sui conti correnti tricolore è arrivata a valere poco meno di 1.600 miliardi. Dentro c'è il cash vero e proprio, ma anche i pronti contro termine e depositi con durata prestabilita. Se si aggiungono anche le obbligazioni in mano ai privati, si arriva a superare la cifra di 1.800 miliardi. Con questi numeri, l'ideona di Santori varrebbe circa 16 miliardi. Una cifra troppo bassa per cambiare qualcosa, ma sufficientemente alta per far uscire di testa gli italiani e per erodere dai conti correnti il necessario per superare la magra di liquidità provocata dalla crisi.Se poi qualcuno avesse in mente di aggiungere uno zero alla percentuale citata della sardina, si arriverebbe a 160 miliardi. A quel punto il rischio di vedere la gente per strada senza mascherine ma con i forconi sarebbe elevato. In ogni caso, la proposta (la prima, quella all'uno per cento), basterebbe giusto a garantire Bruxelles in caso di attivazione del Mes o di qualche altra risorsa a leva made in Europe. Se dovessimo prender per vere le idee bislacche di Casini, Rossi & C, l'unico modo per interpretarle sarebbe questo: una garanzia per i prestiti. E la smentita di ieri a Radio 24 da parte del sottosegretario all'Economia, Antonio Misiani, non tranquillizza: «Sono contrario alla patrimoniale», ha detto. Salvo poi aggiungere che «larga parte degli interventi che stiamo mettendo in campo saranno finanziati a debito, dobbiamo aiutare gli italiani a investire i soldi che hanno nei loro conti correnti». Anche il collega al Mef, Pier Paolo Baretta, ieri, ha smentito la patrimoniale. Pure lui con qualche «ma». E quando un rappresentante di un governo di sinistra dice che bisogna aiutare gli italiani a investire i loro soldi, pronuncia un ossimoro che fa venire i brividi. Se va bene, ne nasce un furto. Se va male, un furto dannoso. Perché tutti i governi stanno cercando di mettere liquidità nelle tasche dei cittadini per fare in modo che superino la quarantena forzata. Da noi si ragiona sull'opposto. In tempo di guerra, lo Stato deve fare lo Stato. Altro che solidarietà. Purtroppo i timori che un «partito della patrimoniale» esista veramente arrivano dal fatto che a Bruxelles c'è una persona che adesso conta più del premier, e che non ha mai smentito la sua passione per le patrimoniali. Lo stesso che ha contribuito dopo Mario Monti a portare il prelievo sugli immobili da 8 miliardi a quasi 22. Si chiama Paolo Gentiloni, e ora è commissario Ue all'Economia.Era l'estate del 2012. Palco della Festa dell'Unità. Il deputato Gentiloni discute con Riccardo Nencini, segretario dei Socialisti italiani (sarà poi vice ministro alle Infrastrutture del governo Renzi). Dibattono di primarie e di rinnovamento della classe dirigente. Poi, buttato lì, spunta il tema sempreverde della tassa. «Io sono assolutamente d'accordo con la patrimoniale», esclama Gentiloni: «Nel Pd la decisione sta arrivando a una maturazione positiva. Al Lingotto, fu Veltroni, un anno e mezzo fa, il primo a parlare di patrimoniale. Monti ha, in pratica, fatto una patrimoniale non progressiva sui patrimoni medio bassi; non ha però colpito i patrimoni immobiliari e mobiliari. Un'operazione va fatta, ed è fondamentale soprattutto in termini di equità: non si possono chiedere ulteriori sacrifici al Paese se non c'è un principio di progressività della tassazione. Oltre alla patrimoniale, c'è bisogno anche di una riduzione della spesa e della dismissione dei beni pubblici». Ecco. I patrimoni immobiliari sono stati colpiti, e ora sono tracollati sotto il peso del Covid-19. Quelli mobiliari Gentiloni non li ha potuti colpire da premier. Adesso è commissario e non c'è di mezzo quell'inciampo che si chiama voto. Può dare il via a patrimoniale e dismissioni pubbliche senza rendere conto ad alcun elettore.
Sergio Mattarella (Ansa)
Messaggio del capo dello Stato all’Acri. C’era lui al Colle quando Etruria & C. sono fallite.
Piero Fassino (Ansa)
L’Appello ribalta la condanna e afferma il principio di eguaglianza: se si può riconoscere la tenuità a un ex ministro per 500 euro di profumo, non si può negarla a un pensionato per 8 euro di cibo per gatti.
Un anno e cinque mesi in primo grado per una scatoletta di cibo per gatti da 8,18 euro all’Esselunga. Lunedì, in Appello davanti alla quarta penale di Milano- sezione severa per tradizione - l’esito si è rovesciato: assoluzione perché il fatto non sussiste per S. P., 75 anni, pensionato, difeso dall’avvocato Michele Miccoli. Decisivo è stato il metodo della difesa: non una supplica, ma un’operazione di simmetria. L’avvocato ha portato in aula testualmente - il caso del politico del Partito democratico Piero Fassino: il profumo di oltre i 500 euro rubato al duty-free di Fiumicino lo scorso anno, l’iscrizione nel registro degli indagati, la successiva lettura dell’episodio come fatto di minima offensività e il risarcimento. Se un ex ministro, al centro di un protocollo di sicurezza aeroportuale, può invocare l’assenza di dolo e ottenere che l’ordinamento guardi alla tenuità, perché, ha scandito la difesa, quel medesimo parametro non dovrebbe valere a fortiori per un pensionato con 8 euro e 18 centesimi in mano?La strategia ha funzionato: non è stato il peso sociale dell’imputato a modellare la risposta ma, per una volta, il principio di eguaglianza in giurisprudenza. La Corte ha preso la strada che il tribunale di primo grado non aveva voluto vedere: il fatto non sussiste. Resta la fotografia: in un sistema che tollera di discutere la punibilità di condotte ben più costose quando coinvolgono figure pubbliche, il caso S. P. serve da contrappeso.
Mostra, per contrasto, che la scala penale vera del Paese non la misurano i codici, ma la posizione di chi viene giudicato. Finché qualcuno, in Appello, non osa mettere sullo stesso piano un ex ministro e un pensionato con una scatoletta.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)
- Il ministro: «Sono nelle condizioni migliori per sostenere la crescita, però il credito resta debole». Il numero uno dell’Abi, Patuelli: «Il 2026 per noi sarà complesso, i tassi scenderanno». Proteste di poliziotti e militari.
- Il senatore forzista Damiani, prossimo alla nomina come relatore della legge di bilancio: «L’imposta sulle imprese ci farebbe incassare di più oggi, ma meno in futuro».
Lo speciale contiene due articoli.
Maurizio Landini (Ansa)
L’inflazione non ha tolto risorse ai lavoratori grazie alle riforme del governo. E dal 2022 gli stipendi hanno superato il carovita






