2021-08-21
L’Asl di Foggia vuole avere dai presidi la «lista d’infamia» dei non vaccinati
Una circolare che è molto simile a una «schedatura» sta facendo discutere dirigenti scolastici e genitori. Una richiesta assurda, anche perché l'azienda sanitaria i nomi li ha già. Mentre la scuola non li può sapere.Mentre in Italia c'è grande entusiasmo per immunizzare gli adolescenti, in Germania sono ben più prudenti e difendono la libertà dei giovanissimi: «Non c'è reale necessità».Lo speciale contiene due articoli.In provincia di Foggia accade che l'Asl chieda ai presidi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di fornire gli elenchi degli studenti di età uguale e superiore a 12 anni non vaccinati al coronavirus. In pratica, una vera e propria schedatura. Ci manca solo andare dietro la lavagna, come una volta veniva punito chi non aveva molta voglia di studiare. Magari non prima di avere annotato con il gesso «Io non sono vaccinato», naturalmente, o averlo scritto almeno 100 volte sul quaderno. Una vicenda che ovviamente sta facendo discutere gli stessi presidi e i genitori degli alunni. In realtà, le scuole non possono certo sapere chi è vaccinato e chi no (il dato - sensibile e dunque protetto - è in possesso proprio dell'Asl che conosce nel dettaglio chi si è sottoposto all'iniezione). E sarebbe inoltre palese la violazione della privacy, Procediamo con ordine partendo dai fatti, ovvero le modalità attraverso le quali in provincia di Foggia si interpretano le indicazioni che giungono dal Commissario per l'emergenza coronavirus. Il 18 agosto, la referente Covid-19 settore scuola, Elvira Sparacia, e il direttore servizio igiene e sanità pubblica dell'Asl dauna, Giovanni Iannucci, prendono carta e penna. L'inizio del nuovo anno scolastico è dietro l'angolo e occorre scongiurare che il virus si faccia strada tra una lezione di matematica e una di italiano. Si teme la quarta ondata e anche tra i banchi, da queste parti, si ricorre ai ripari. Già, ma come? Nella circolare, prima si tirano in ballo le indicazioni trasmesse dal generale Francesco Paolo Figliuolo in tutta Italia. «In relazione a quanto disposto dalla struttura commissariale per l'emergenza Covid-19 e dal competente organo regionale, in vista dell'imminente inizio del nuovo anno scolastico», si legge in premessa, si invitano i presidi «a fornire gli elenchi degli studenti di età» uguale o superiore ai 12 anni «non ancora vaccinati in modo tale da potere organizzare corsie preferenziali con agende dedicate per la somministrazione delle vaccinazioni». Papale papale. Insomma, l'Asl di Foggia nel documento dice alle scuole: ditemi chi è vaccinato e chi no. Il motivo? Così, pare, ci si può organizzare al meglio. Il direttore generale dell'Asl Vito Piazzola, forse consapevole del fatto che un invito del genere crea potenzialmente probemi enormi, interpellato da La Verità prova a correggere il tiro gettando acqua sul fuoco. E cerca di spiegare una missiva non scritta benissimo e dalla quale, precisa lo stesso dg, vanno sicuramente espunte le tre parole incriminate: «Non ancora vaccinati».«È ovvio che la scuola non può sapere chi sono i vaccinati e chi no. Questo è un dato che abbiamo noi, e per la provincia posso dire che abbiamo vaccinato il 52-53% dei ragazzi in questa fascia d'età», spiega Piazzolla. «Il senso della comunicazione è semplicemente “forniteci tutti gli elenchi", poi, sta a noi dell'Asl - per così dire - ricavare i non vaccinati dai nominativi completi che le scuole ci daranno. L'obiettivo è, fermo restando la scelta consapevole guidata dall'intervento dei genitori, creare percorsi privilegiati senza prenotazione per una maggiore copertura possibile di questa fascia d'età». Un'interpretazione non proprio convincente, tanto che alcuni genitori si sono rivolti a un legale per proteggere dati che più sensibili non si può. Alcuni dirigenti scolastici, inoltre, stando a quanto trapela dal riserbo dell'Ufficio scolastico provinciale, sarebbero orientati a fornire solo numeri, non nomi né generalità. «Ci aspettiamo che le scuole ci inviino gli elenchi degli studenti», ribadisce però il dg Piazzolla.Sullo sfondo, ma non troppo, la preoccupazione di qualche genitore.«Ho tre figli di cui uno quindicenne, un altro di 11 troppo piccolo per il vaccino e un altro maggiorenne che quest'anno andrà all'università», spiega un padre che vive a Foggia. Questa circolare, se fosse interpretata alla lettera, sarebbe davvero allarmante. Passi un elenco degli alunni, ma una lista degli adolescenti non vaccinati davvero no. Ho una certa esperienza nella iscrizione dei figli a scuola. È vero che occorre presentare i certificati che attestano la somministrazione dei vaccini obbligatori, ma quella contro il coronavirus non lo è. Non c'è alcun obbligo di certificazione né di informare alcuno. Si tratta di qualcosa che attiene alla sfera personale. Inoltre parliamo di minorenni per i quali la tutela del dato sensibile è oggetto di maggiore garanzia». «In ogni caso», conclude, «per quanto mi riguarda, non credo che farò vaccinare i miei figli perché ritengo il rischio sproporzionato rispetto al beneficio».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/asl-foggia-lista-non-vaccinati-2654742258.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-pediatri-tedeschi-no-agli-over-12" data-post-id="2654742258" data-published-at="1629520032" data-use-pagination="False"> I pediatri tedeschi: «No agli over 12» Paese che vai, pediatri che trovi. C'è l'Italia, dove la Società italiana di pediatria si è schierata, senza se e senza ma, a favore dei vaccini contro il coronavirus per i più piccoli. Già a margine dell'autorizzazione del Pfizer-Biontech per gli over 12, rilasciata a giugno, la presidente della Sip Annamaria Staiano si diceva «completamente favorevole alla vaccinazione anti Covid per i 12-15enni, in quanto certamente daremo a questa fascia di età i vantaggi della protezione individuale e quelli di proteggere chi hanno intorno», aggiungendo che «non ci sono effetti collaterali diversi da quelli di altri vaccini», né «evidenze scientifiche di nesso di causalità tra queste vaccinazioni ed eventi più severi, come qualcuno ha paventato». Non paghi di questa presa di posizione, pare del tutto irremovibile, i pediatri italiani si sono spinti un po' più in là, chiedendo di estendere la vaccinazione anche ai soggetti di età inferiore ai 12 anni. Giusto una manciata di giorni fa, la Staiano ha dichiarato in un'intervista che la Sip condivide l'invito rivolto dall'American academy of pediatrics alla Food and drug administration, il regolatore americano, «a prendere un provvedimento di urgenza per quanto riguarda l'autorizzazione per i vaccini nell'età compresa tra i 5 e gli 11 anni». Un appello rilanciato tramite un comunicato stampa dai toni allarmistici. «La variante delta mette in pericolo i bambini, bisogna vaccinarli», si legge nella nota, e dunque «si avverte l'esigenza di beneficiare di uno specifico intervento di prevenzione vaccinale Covid-19 per la popolazione pediatrica». E poi c'è la Germania, realtà che spesso i commentatori nostrani prendono come punto di riferimento sul piano economico e sociale. Quando si parla di vaccinare bambini e adolescenti, a Berlino la musica è radicalmente diversa. Basti pensare che la Commissione permanente per la vaccinazioni (Stiko) si è decisa a concedere il via libera all'antidoto per gli adolescenti tra i 12 e i 17 anni solo meno di una settimana fa. In precedenza, il 10 giugno scorso, gli esperti tedeschi avevano preferito raccomandare la somministrazione esclusivamente per i soggetti con gravi patologie pregresse. Prima di decidere, gli scienziati hanno preso tempo e tratto le conclusioni solo a tempo debito. «Sulla base di nuovi dati di monitoraggio, in particolare dal programma di vaccinazione americano con quasi dieci milioni di bambini e adolescenti vaccinati, i possibili rischi di vaccinazione per questa fascia di età possono ora essere quantificati e valutati in modo più affidabile», si legge nel testo del parere diffuso il 16 agosto, «dopo aver valutato attentamente queste nuove osservazioni e dati scientifici, la Stiko giunge alla conclusione che, secondo lo stato attuale delle conoscenze, i vantaggi della vaccinazione superano il rischio di effetti collaterali molto rari del vaccino». Insomma, a differenza di quanto avvenuto nel nostro Paese, in Germania non si sono fatti prendere dalla fretta. Nemmeno una volta partita la campagna vaccinale per gli over 12 i pediatri tedeschi sembrano intenzionati a cedere alle pressioni della politica e di parte dell'opinione pubblica. E quando c'è da difendere la libertà di scelta, si dimostrano pronti a levare gli scudi in favore dei loro giovani assistiti. Nella prossime settimane, a Colonia e Düsseldorf verranno allestite delle postazioni mobili di fronte agli istituti per accogliere gli studenti desiderosi di immunizzarsi. Un'iniziativa che però non piace ai medici. «Non è necessario», tuona Jakob Maske, portavoce dell'Associazione federale dei pediatri (Bvkj), «non abbiamo grandi pressioni per vaccinare i giovani il più rapidamente possibile, i nostri bambini non muoiono a centinaia». Nonostante, si badi bene, la Bvkj non si sia opposta nella sostanza alla recente decisione della Stiko di aprire alla somministrazione dell'immunogeno agli over 12. A giudicare dalle parole di Maske a essere in gioco è la libertà stessa dei ragazzi. «La pressione nell'ambiente scolastico potrebbe portare gli studenti a vaccinarsi senza che i loro genitori lo sappiano», ipotizza il portavoce della Bvkj. Tradotto, la presenza dei coetanei rischia di influenzare i più giovani, magari spingendoli a farsi immunizzare semplicemente per conformismo o, peggio, subire atti di bullismo per essersi rifiutati di ricevere la puntura. Per questo motivo, chiosa Maske, è importante decidere di vaccinarsi «insieme al tutore legale» ed eseguire «la vaccinazione in uno studio medico». Una sensibilità che i pediatri nostrani farebbero meglio a mutuare dai colleghi tedeschi.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)