2023-12-07
Minuto per minuto com’è scappato Uss con l’aiuto degli slavi
La banda che ha liberato il russo ricercato negli Usa conosceva bene il suo nascondiglio: in 6 ore l’ha portato fuori dall’Italia.È stata una fuga dall’Italia pianificata nei minimi particolari quella di Artem Uss, l’imprenditore russo di 41 anni fuggito dagli arresti domiciliari in attesa dell’iter di richiesta di estradizione verso gli Stati Uniti. Uss è accusato dal dipartimento di Giustizia americano, per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello stato, violazione dell’International economic power act, frode bancaria e riciclaggio di denaro, puniti con pene fino a 30 anni di reclusione. Dietro la sua sparizione, assicurano gli inquirenti, non ci sarebbero i servizi segreti russi, bensì una banda di criminali slavi preparati, determinati e a sangue freddo, particolarmente tranquilli nel portare a segno l’incarico che era stato loro assegnato. Innanzitutto, non avevano mai avuto alcun contatto con Uss che quindi li ha conosciuti solo il giorno della fuga. Per di più si tratta criminali che non disdegnano la bella vita. I loro nomi sono stati trovati dagli inquirenti anche al Bulgari Hotel di Milano o all’Hotel Cala di Volpe in Sardegna. Su Instagram sfoggiano foto in spiaggia ma anche a San Siro a vedere il Milan. Sono persone capaci di acquistare un’auto in giornata, pagando una parte in contanti e il restante con bonifici dai conti esteri. A spiegare l’assoluta estraneità dell’Fsb (servizio federale per la sicurezza della federazione russa) è stato anche Marcello Viola, il capo della procura di Milano che ieri ha spiccato 6 misure cautelari per gli uomini di origine balcanica (uno di loro residente a Desenzano è già stato arrestato) che questa primavera hanno appunto esfiltrato Uss dall’appartamento di Cascina Vione, vicino a Basiglio. A dimostrazione della tranquillità dell’operazione è il pranzo alla trattoria Peppone che 5 degli uomini che erano entrati in azione, si concederanno prima di far fuggire un ricercato internazionale con tanto di braccialetto elettronico al polso. Il piano era stato ideato nei minimi particolari. La banda sapeva perfettamente come erano posizionate le telecamere di sorveglianza. Anche perché gli inquirenti hanno scoperto che il bosniaco Vladimir Jovancic, suo figlio Boris, lo sloveno Janezic Matej, l’albanese Ibo Emiranda e i due serbi Lolic Srdan e Ilic Nejosa, avevano già effettuato dei sopralluoghi nella zona. Almeno 5, tra febbraio e l’inizio di marzo, un mese prima quindi che la corte d’appello di Milano avesse dato il via libera all’estradizione di Uss negli Stati Uniti cioè il 21 marzo, il giorno prima della fuga. Grazie a un intenso lavoro degli inquirenti, che hanno incrociato telecamere e segnali dei cellulari si è così scoperto, che la banda era entrata in azione verso mezzogiorno del 22 marzo. A dimostrarlo sono le telecamere sulle strade che costeggiano Cascina Vione, dove Uss stava scontando gli arresti domiciliari. Alle 12 e 15 infatti si vedono 4 autovetture che formano una colonna in entrata nel comune di Basilio. Ci sono due Volvo, una Fiat Bravo e un Audi A8, le prime due con targa italiana mentre le altre con targa serba e slovena. Le immagini riportate nella misura cautelare sono chiarissime. I 5 entrano a Basilio, si fermano in una trattoria a mangiare, poi comprano qualcosa anche al supermercato. Quindi, verso le 13.30 si dividono. Uno di loro, Vladimir Jovancic, il vecchio della banda, si reca a piedi nell’abitazione di Uss e lo porta fuori di casa. Le immagini ritraggono una persona con i suoi stessi vestiti poi sulla Fiat Bravo. È su quella macchina Uss appena uscito di casa? Alle 14 scatta l’allarme del braccialetto elettronico. Non è la prima volta. Le forze dell’ordine intervengono in pochi minuti ma non trovano nessuno. La banda aveva studiato probabilmente anche i tempi di reazione. In ogni caso si pensa inizialmente che Uss sia sulla Fiat Bravo, ma in realtà non è vero. Perché negli stessi minuti in quella strada in cui transita la Fiat, ecco passare anche una delle 2 Audi. Ci sono dei punti morti, che le telecamere non riescono a riprendere. È con tutta probabilità in quel momento che Uss passa su un’altra autovettura. La banda sta cercando di confondere le acque a chi sta guardando. Non a caso, dopo che ripartono, la Fiat Bravo prosegue verso Lonate del Garda, mentre le altre 3 automobili arrivano a Gorizia e da lì, senza problemi, in Slovenia. Uss è a bordo delle auto che hanno varcato il confine prima delle 18: in meno di 6 ore ha lasciato l’Italia. Durante i 79 giorni di arresti domiciliari, l’allarme del bracciale era già scattato 124 volte, di questi una ventina sono ritenuti dagli inquirenti delle prove di fuga. I controlli dei militari erano stati almeno 280. Quel 22 marzo, però, qualcosa è andato storto.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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