2024-04-04
Gli artefici dei fiaschi pandemici ora si preoccupano della sanità
Franco Locatelli (Imagoeconomica)
Appelli da Locatelli e Ricciardi per il Ssn. Dopo aver sostenuto i disastri di Speranza.Chi sa fa, e chi non sa insegna. Ma nella sanità italiana a insegnare è chi ha fatto anche troppo. Nel giro di 24 ore si sono fatte vive due vecchie glorie della lotta al Covid, Franco Locatelli e Walter Ricciardi, i quali hanno lanciato accorati allarmi sulla sanità pubblica. Ma i due esimi luminari che avevano fatto prima, quando il centrosinistra al governo tagliava i fondi? E che hanno combinato durante la pandemia, quando si è messa in ginocchio l’assistenza ospedaliera e sono crollati i livelli di prevenzione? La fuga dei camici bianchi verso il privato, le liste d’attesa infinite e il business crescente delle visite domiciliari a pagamento, a cui ha messo le ali la gestione del Covid, basata su tamponi, vaccinazione aggressiva e ressa ai pronto soccorso. Nessuno di questi fenomeni era imprevedibile. Martedì, 14 scienziati, tra cui Silvio Garattini, Franco Locatelli, il Nobel Giorgio Parisi, Paolo Vineis e l’economista Nerina Dirindin, stretta collaboratrice dell’ex ministro della Salute Rosy Bindi, hanno firmato un appello per denunciare come il servizio sanitario pubblico sia «fortemente a rischio». La decadenza ha origini finanziarie, scrivono, «perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di 20 anni fa)». Già a novembre, Giorgia Meloni aveva dovuto ricordare che «con quasi 136 miliardi di euro, noi raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità». E aveva spiegato che «nel 2019 il Fondo sanitario nazionale ammontava a 115 miliardi di euro per viaggiare, negli anni del Covid, tra i 122 e i 127». Il problema, insomma, non sono i soldi di oggi, ma i tagli di ieri. Nell’appello si afferma che «la spesa per la prevenzione è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico». Ora, vale la pena ricordare che tra i firmatari c’è un personaggio come Locatelli, ex coordinatore del Cts e tra gli ispiratori principali della risposta dei governi Conte e Draghi al Covid, che hanno sulla coscienza una serie di errori drammatici. Si sarebbero potuti curare milioni di persone a casa, ma si è preferito mandare gli anziani a rischiare la vita negli ospedali, strappandoli alle famiglie ed esponendoli al contagio e a malattie più gravi. Mentre chi era in cura per tumori e malattie cardiache ha dovuto subire ritardi vergognosi ed è totalmente saltata la prevenzione. Non passa di qui per caso neppure Walter Ricciardi, che nel 2014 fu nominato da Matteo Renzi alla guida dell’Istituto superiore di Sanità e che dal febbraio del 2020 è stato consigliere scientifico di Roberto Speranza. L’altro ieri ha pubblicato sul Riformista un lungo articolo, in cui denuncia che alla sanità pubblica mancano soldi, strutture e personale. Per questo, chiede una riforma bipartisan del servizio sanitario, altrimenti destinato a morire. L’unica destinata a non morire, qui, è la faccia tosta.