2021-01-02
Arrivato il primo gas dall’Azerbaijan. Pd e grillini anti Tap rimangono muti
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano (Ansa)
L'opera che collega Puglia e Grecia ha una capacità di trasporto fino a 20 miliardi di metri cubi all'anno. I dem capitanati da Michele Emiliano e il M5s hanno provato a fermarla. Ma oggi i giallorossi fan finta di niente.Fu una piccola recinzione con quattro paletti e un nastro bianco e rosso piantati su un terreno agricolo nella campagna di Melendugno il primo segnale tangibile dell'inizio in Salento del cantiere Tap, il gasdotto Trans adriatic pipeline di 878 chilometri destinato a portare in Europa il gas dell'Azerbaijan approdando in Puglia. Era il 15 maggio 2016. Dopo l'avvio delle operazioni commerciali per la distribuzione del metano, avvenuto lo scorso 15 novembre, giovedì 31 dicembre 2020 l'infrastruttura è diventata operativa. Le prime molecole di gas hanno raggiunto la Grecia e la Bulgaria attraverso il punto di interconnessione con la rete Desfa a Nea Mesimvria, e l'Italia attraverso il punto di interconnessione tra Tap e Snam rete gas a Melendugno, in provincia di Lecce. In estate ci sarà poi il lancio della seconda fase nel market test che consentirà di raddoppiare la capacità di trasporto del gasdotto fino a 20 miliardi di metri cubi annui.I numeri dell'opera? Quattro miliardi di euro è costato il tratto tra la Grecia e l'Italia, 400 milioni circa i lavori nel Salento, 10 miliardi di metri cubi di gas la capacità di trasporto. Coinvolte imprese importanti tra cui Saipem per la posa in mare. I tubi offshore sono stati posizionati da metà febbraio sino a maggio scorso. Il microtunnel da 1.564 metri che attraversa la spiaggia di Melendugno, è stato invece ultimato l'anno scorso. Snam si è impegnata nella connessione del Prt e degli impianti di Melendugno alla rete nazionale che avviene al punto di allaccio di Mesagne, in provincia di Brindisi. Il gasdotto si sviluppa attraverso la Grecia (per 550 chilometri) e l'Albania (215 chilometri), passa sotto il mare Adriatico (105 chilometri) e termina in Italia (8 chilometri). L'azionariato di Tap è composto da Bp (al 20%), la società di stato azera Socar (20%), Snam (ha il 20% con il ruolo di socio industriale), il fondo belga Fluxys (19%), la spagnola Enagas (16%) e la svizzera Axpo (5%). Nato per diversificare le fonti di approvvigionamento del gas con positivi effetti anche sui costi, il gasdotto è stato spinto dall'amministrazione Trump che nel luglio del 2018, a pochi giorni dalla visita del premier Giuseppe Conte alla Casa Bianca, lanciò anche un appello all'Italia affinché completasse il progetto. Il Southern gas corridor che porta il gas dal Mar Caspio all'Europa (e di cui la Tap è l'ultima gamba) secondo gli Usa rappresenta infatti per i consumatori europei «un maggiore sicurezza energetica nel lungo periodo e una maggiore concorrenza all'interno dei loro mercati dell'energia, perché ridurrà la dipendenza dell'Europa da una singola fonte di approvvigionamento di gas. Una dipendenza che invece continuerebbe a persistere se si puntasse solo sui progetti Nord stream 1 e Nord stream 2 per portare il gas dalla Russia. La Tap gode anche del forte sostegno della Commmisione Ue, del Parlamento europeo e del Consiglio europeo che hanno riconosciuto l'infrastruttura come «Progetto di interesse comune» in quanto funzionale alla creazione del cosiddetto Corridoio meridionale del gas, programma strategico di politica energetica. Ma perché il tratto italiano ci ha messo anni per diventare operativo? La storia del gasdotto non è stata solo rallentata dalle proteste del comitato No Tap di cittadini che si è opposto fin da subito alla realizzazione dell'infrastruttura, talvolta arrivando anche allo scontro con le forze dell'ordine. Ma anche perché contro l'opera si erano inizialmente scagliati sia il Pd pugliese capitanato dal presidente della Regione ed ex sindaco di Bari, Michele Emiliano (che voleva spostare il punto di approdo più a Nord, nel brindisino), sia il Movimento 5 stelle. Nella campagna elettorale del 2013 i grillini hanno avversato l'opera, dicendo che l'avrebbero definitivamente bloccata. Una volta divenuti forza di governo, nel 2018, hanno però dato il via libera al gasdotto. Fu lo stesso premier Giuseppe Conte a spiegare pubblicamente che la Tap non poteva essere bloccata, in quando non erano stati riscontrati nel progetto «elementi di illegittimità» e che opporsi all'opera avrebbe significato sostenere «costi insostenibili». In questi giorni la Tap è partita e i nemici acerrimi della prima ora, adesso alleati di governo, sono rimasti tutti muti. A parlare, brindando, è stato su Twitter Gianluca Benamati, capogruppo Pd in commissione Attività produttive di Montecitorio: «Il Tap ha portato per la prima volta gas nel nostro Paese che è più sicuro nell'approvvigionamento energetico. Una battaglia vinta che fa bene all'Italia». Ma non all'ex compagno di partito, Emiliano, né alla coerenza dei 5 stelle. Sul fronte giudiziario, nel settembre del 2016 la Procura di Lecce chiese l'archiviazione dell'inchiesta relativa alla procedura seguita dal ministero dell'Ambiente per il rilascio della valutazione di impatto ambientale, non rilevando irregolarità. E a gennaio 2020 il gip di Lecce, Cinzia Vergine, ha archiviato, su richiesta della Procura del capoluogo salentino, l'indagine che ipotizzava una presunta truffa di Tap Italia per non avere sottoposto il gasdotto in costruzione alla direttiva Seveso per la prevenzione dei grandi rischi. Quanto alle preoccupazioni degli ambientalisti, gli ulivi (alcuni secolari) presenti sul tracciato del gasdotto sono stati espiantati, presi in cura e rimessi a dimora. Non solo. Sul fondale marino percorso dai tubi c'era uno strato calcareo composto da un misto di organismi animali e vegetali che è stato espiantato e successivamente riposizionato sulla superficie del gasdotto.
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)