2019-03-12
Arriva il via libera agli avvisi per la Tav. Parigi s’è adeguata, dall’Ue solita minaccia
Telt lancia le manifestazioni di interesse per i lavori. Prevista la clausola di dissolvenza. Bruxelles: «Primo passo, non basta».Giornata complicatissima per i comunicatori e i dichiaratori seriali grillini, quella di ieri: di tutta evidenza, la procedura Tav ha registrato una nuova partenza, anzi un colpo d'acceleratore. Non dev'essere stato facile, pur davanti a questo dato di fatto, provare a sostenere il contrario. Nel primo pomeriggio di ieri, infatti, il consiglio d'amministrazione di Telt, in videoconferenza tra Roma e Parigi, e alla presenza del rappresentante dell'Ue, ha dato via libera all'unanimità alla pubblicazione degli avis de marchés: cioè, se non ai bandi, agli ormai famosi inviti a presentare candidatura. E a stretto giro di posta è arrivata luce verde anche dalla ministra dei Trasporti francese Elisabeth Borne, che per un verso ha rimarcato come sia stato rispettato il «tempo di riflessione» chiesto dall'Italia, e per altro verso ha sottolineato che, in questo modo, con l'ok del cda di Telt, siano stati salvaguardati i finanziamenti europei. Certo, i critici del compromesso maturato in questi giorni possono a buon diritto porre l'accento sulla clausola di dissolvenza, quella che consente un eventuale stop in qualunque momento. Ma è altrettanto noto che, per fare retromarcia, servirebbe un voto parlamentare: un'operazione tutt'altro che facile da condurre in porto per M5s. E infatti per Matteo Salvini commentare gli eventi della giornata è stato come tirare un calcio di rigore: «Telt ha approvato bandi, una scelta chiara e unanime. La Tav», ha aggiunto il leader leghista, «è una delle tante opere pubbliche: in Italia ci sono 300 cantieri da riaprire, e contiamo che nell'arco di qualche giorno ci sia un decreto urgente Sbloccacantieri, per rivedere il malefico codice degli appalti». Ben più complicata la posizione grillina, che è parsa negare l'evidenza. Per il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, «alla luce di quanto emerso negli ultimi giorni, è evidente che la Tav non si farà». Stentorea la ministra Barbara Lezzi: «Noi siamo no Tav». Mentre il suo collega Danilo Toninelli, a cui spetterebbe la gestione del dossier, ha rivendicato il fatto che, grazie al cavillo della dissolvenza, per stoppare tutto non servirebbe più una motivazione o un fatto nuovo di interesse pubblico generale, ma basterebbe una decisione contraria anche non motivata. E però sempre dal Parlamento occorrerebbe passare, come aveva fatto notare domenica anche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: e per M5s si tratterebbe inevitabilmente di forche caudine. Quanto al premier Giuseppe Conte, gli è stato difficile negare il tema del passaggio parlamentare: «Giorgetti non ha detto nulla di più e nulla di meno. Ci sono dei trattati che sono stati conclusi, altrimenti non ci troveremmo a parlare di Tav». Poi le parole per provare a rincuorare i grillini: «Avremmo messo da parte questa infrastruttura, che, alla luce degli studi e delle verifiche fatte, e non per opinione personale, è poco conveniente per gli interessi dell'Italia». E infine il tentativo di dirottare l'attenzione: «Lavorerò e avrò un'interlocuzione con Francia e Ue per approfondire le criticità emerse. Ma quello che questo dibattito rischia di offuscare è che l'Italia ha bisogno di investimenti e non esiste solo Tav, ragion per cui domani sarò con Toninelli in Sicilia a sbloccare un cantiere che è la statale Agrigento-Caltanissetta, che nella mia opinione e in quella degli esperti è più strategico della Tav». In serata, poi, l'annuncio del premier che vedrà al Consiglio europeo il presidente francese e il presidente della Commissione Ue. Conte ha poi sottolineato soddisfazione «per non aver vincolato soldi dei cittadini italiani, così come chiesto alla Telt». Il Pd, messo all'angolo, lancia per oggi, attraverso il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, la richiesta ufficiale di un referendum popolare sul blocco dell'opera, da votarsi lo stesso giorno di europee e regionali, il 26 maggio. Quanto all'Ue, ieri sono giunte una comunicazione tecnica e una più politica, quest'ultima non necessariamente utile a distendere il clima. La prima è venuta da Enrico Brivio, portavoce della Commissione europea per i Trasporti, che ha parlato di «un primo passo necessario. Ma ne serviranno altri». Il portavoce ha anche evocato il tema dei finanziamenti: «Resta il fatto che se le opere non procederanno come previsto, il finanziamento Ue dovrà essere ridotto in una fase successiva, in linea con il principio "use it or lose it"». Monito che vale anche in caso di eventuali ritardi. La seconda dichiarazione, più politica e non strettamente necessaria, se non a creare altra tensione nel governo italiano, è stata quella del commissario Pierre Moscovici: «Spero che i nostri amici italiani restino impegnati», perché «dire che questo progetto è negativo è un errore. È un grande progetto strutturale, importante per l'Ue, la Francia e l'Italia, motivo per cui sono stati decisi importanti finanziamenti europei». Tornando in Italia, va segnalata la doppia iniziativa di Confindustria. A livello regionale, in Piemonte, ha lanciato una campagna informativa «contro le fake news» sulla Tav, parlando di opera strategica per la competitività. A livello nazionale, attraverso il suo Centro studi, ha sostenuto che la pura e semplice analisi costi-benefici non sia adeguata: il significato della Tav «va oltre il mero calcolo economico e include, tra gli altri, anche aspetti legati alla sostenibilità ambientale, alla competitività territoriale, agli effetti di agglomerazione sulle economie locali, all'impatto reputazionale».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson