2025-04-18
Arrestato un tunisino che voleva sgozzarci
Preso a Cosenza un giovane affiliato all’Isis che progettava attentati in Italia: «Verrete massacrati, strangolati e impiccati». Il jihadista, già ricercato in patria per terrorismo, studiava per indottrinare gli adepti e covava odio per l’Occidente infedele.«Non meritate niente, meritano la morte, meritate solo di essere sgozzati, infatti... sgozzati, da arteria ad arteria... tutti, tutti!». L’obiettivo di Halmi Ben Hahmoud Mselmi era quello di «punire gli infedeli». Il ventottenne tunisino è stato arrestato a Cosenza, dove risiedeva, dalla sezione Antiterrorismo della Digos della Questura di Catanzaro con il supporto dei colleghi della Digos di Cosenza e della Direzione centrale Polizia di prevenzione. Il giovane, accusato di associazione di natura transnazionale con finalità di terrorismo, è considerato un jihadista appartenente all’Isis con il ruolo di organizzatore. Mselmi, che si professava salafita-takfira, era anche ricercato nel suo Paese di origine per essere stato coinvolto in operazioni terroristiche. Dalla complessa attività investigativa è emerso che il giovane avesse intenzione di compiere un attentato in Italia. Le indagini, coordinate dal procuratore capo di Catanzaro Salvatore Curcio, si sono basate inoltre su una copiosa mole di intercettazioni telefoniche e ambientali. Gli inquirenti hanno individuato l’esistenza di una struttura criminale idonea a mettere in opera atti terroristici, che svolgeva attività di proselitismo e indottrinamento finalizzata a inculcare una visione positiva del martirio per la causa islamica, ma anche attività di addestramento militare. Oltre alla promozione degli ideali di radicalismo religioso e all’avversione verso la popolazione ebraica, tra le attività criminali dell’organizzazione c’era pure quella relativa all’immigrazione clandestina. Tutto ciò è stato documentato dagli investigatori con l’acquisizione di file inneggianti la Jihad, filmati su attentati e scene di guerra, rivendicate dall’organizzazione terroristica, attraverso documenti illustrativi della preparazione di armi ed esplosivi, nonché attraverso la divulgazione di informazioni sulle modalità con cui raggiungere luoghi di combattimento e su come trasmettere in rete messaggi criptati. Le indagini hanno consentito di delineare la capacità dell’organizzazione di gestire il flusso migratorio clandestino dalla Tunisia all’Italia, sia per quello che riguardava il trasferimento degli immigrati clandestini sia perché la stessa organizzazione disponeva di documenti falsi destinati a consentire la loro permanenza illegale in Italia. Gli inquirenti sono riusciti a delineare il profilo psicologico del tunisino delineando un quadro di ossessione e odio nei confronti degli occidentali. Ma anche un forte desiderio di «ammazzare gli infedeli». In più occasioni, Mselmi ha ribadito che prima o poi avrebbe portato a compimento i suoi propositi, particolarmente cruenti. «Voi siete gli infedeli e se Dio vuole ce la possiamo fare e vedrete cosa possiamo fare... non vi perdoneremo, verrete massacrati, strangolati e impiccati, non vedrete la pace»: sono alcune delle frasi captate in un discorso che il tunisino faceva da solo il 25 gennaio 2024. Secondo quanto evidenziato dalla polizia giudiziaria, Mselmi era solito ascoltare, quotidianamente, delle canzoni in arabo che esaltavano la morte e la certezza di raggiungere il «paradiso». Peraltro, il tunisino ascoltava come sveglia mattutina una canzone in cui si inneggiava al martirio. Nell’audio, acquisito dagli investigatori, è emerso come la canzone parlasse di una persona stanca di vivere in un mondo ingiusto, che vuole morire per andare in paradiso e che vuole che la sua morte sia considerata un dono. Dal decreto di fermo, è evidente la volontà di Mselmi di mettersi a disposizione dell’organizzazione criminale attraverso il raggiungimento dei suoi fratelli combattenti nei Paesi in cui lo Stato islamico ha inteso intraprendere la guerra santa. E non solo. È emerso, inoltre, che il tunisino «avrebbe messo a fuoco obiettivi sensibili da colpire sul territorio italiano». Per questo motivo, gli inquirenti non hanno dubbi che il giovane mantenesse contatti costanti con persone affiliate all’Isis sia in Tunisia che in altri Paesi europei. Mselmi studiava per indottrinare gli adepti. Il particolare emerge dall’analisi del suo cellulare, nel quale gli agenti della Digos hanno trovato la fotografia della pagina iniziale di un audio libro dal titolo Programma per l’industria del terrorismo. Le indagini hanno accertato che il libro rappresenta una sorta di manuale di 726 pagine attraverso il quale l’organizzazione terroristica indottrina i suoi adepti sulle modalità da seguire per attuare la Jihad violenta contro gli infedeli. Nella presentazione del libro si descrivono le finalità del testo che viene indicato come «un corso utile ad aiutare in primis i fratelli musulmani; a proteggere sé stessi mettendo in atto un’iniziale opera sottotraccia che li preservi dal pericolo di essere scoperti ed eliminati e, in secondo luogo, ad affrontare e sconfiggere il nemico». Gli investigatori hanno infine scoperto che Mselmi era solito conservare su una scheda di memoria Sd tutto il materiale utile ai suoi piani terroristici per non «lasciare traccia nella memoria del telefono».
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