2022-11-17
Arrestato in Pakistan il padre di Saman. Adesso l’estradizione è davvero a un passo
Nel riquadro Shabbar Abbas (Ansa)
La polizia locale gli ha notificato la red notice dell’Interpol dopo intensi contatti diplomatici. Decisivo lo scoop di «Quarto grado».Le autorità pakistane l’avrebbero prima convocato a Islamabad per una frode ai danni di un connazionale, poi gli hanno notificato la «red notice» dell’Interpol, che segue il mandato di cattura internazionale. La latitanza durata oltre un anno e mezzo di Shabbar Abbas, il padre di Saman, la diciottenne pakistana scomparsa nel nulla la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio dell’anno scorso a Novellara (perché si era opposta a un matrimonio combinato), è terminata. Shabbar, come riferito martedì sera durante la trasmissione Quarto Grado condotta da Gianluigi Nuzzi su Rete 4, è stato raggiunto dalle autorità pakistane a Charanwala (nella regione del Punjab), il villaggio di origine della famiglia della scomparsa, dove era fuggito con la moglie il 1° maggio 2021. La moglie Nazia Shaheen, anche lei colpita da mandato di cattura internazionale, invece, risulta ancora a piede libero. Entrambi sono stati rinviati a giudizio a Reggio Emilia per le accuse di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere in concorso con altri tre parenti, lo zio Danish Hasnain (arrestato in Francia), ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e i cugini di Saman Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, che dopo essere stati arrestati all’estero si trovano in carcere a Reggio Emilia. La richiesta di estradizione era stata firmata dall’ex ministro Marta Cartabia. Ma le relazioni diplomatiche inizialmente devono essersi rivelate poco incisive, visto che la svolta è arrivata solo dopo l’ultimo incontro (che si è tenuto in India) tra i vertici italiani della cooperazione internazionale, il generale Giampiero Ianni e il prefetto Vittorio Rizzi, e le autorità pakistane. Si tratterebbe quindi di una «consegna di cortesia», raggiunta per via diplomatica, perché non ci sono trattati tra i due Paesi che prevedano l’estradizione. Trattandosi di un primo caso, le autorità pakistane hanno cercato una soluzione non facilmente impugnabile in Tribunale (e che renderebbe nullo lo sforzo che i due Paesi hanno fatto finora). L’udienza per la notifica a Islamabad si terrà oggi (e già qui Shabbar potrà far valere le sue argomentazioni). L’ordine di cattura, si apprende, recepisce gli atti di indagine dei carabinieri e della Procura di Reggio Emilia. Ma non è ancora detto che fili tutto per il verso giusto. Shabbar era solo nel momento in cui è stato prelevato dalle autorità pakistane e non ha opposto resistenza. Per l’operazione la polizia federale si è avvalsa della polizia locale del Punjab. Lì le autorità locali sono andate in fibrillazione dopo la pubblicazione di un servizio di Quarto grado che ha mostrato il padre di Saman il 27 agosto partecipare a una funzione religiosa proprio a Charanwala. Il filmato ha quindi dimostrato che il ricercato era facilmente rintracciabile. Nonostante i parenti avessero riferito a più riprese di non averlo visto, creandogli attorno un cordone protettivo che gli ha permesso di sottrarsi alla giustizia. Gli investigatori erano certi che la coppia fosse tornata in Pakistan, dopo aver recuperato le indicazioni del volo che avevano preso in tutta fretta all’indomani della scomparsa e, ritiene la Procura, dell’omicidio. I resti di Saman non sono ancora stati trovati. Ma in Procura sono certi che la ragazza abbia fatto una brutta fine. Soprattutto dopo aver recuperato le confidenze che uno dei cugini ha fatto in cella a un altro detenuto, rivelando che Saman sarebbe stata strangolata, fatta a pezzi e gettata nel Po. «Se colpevole, deve finire i suoi giorni in galera. E non chiamatelo padre ma verme, per rispetto alla povera Saman», ha commentato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. «È un piccolo passo in avanti e un piccolo progresso importante, anche perché fra pochi mesi, a febbraio, si aprirà il processo», ha detto Elena Carletti, sindaco di Novellara. Ma la notizia è stata accolta in modo positivo anche dagli esponenti della comunità pakistana in Italia e dal mondo islamico. «La speranza è che la giustizia faccia il suo corso e che i colpevoli abbiano la giusta e dura condanna per ciò che hanno fatto», ha affermato l’imam di Catania Abdelhafid Kheit, che ha aggiunto: «Anche l’arresto ha la sua rilevanza a livello diplomatico, dimostrando la collaborazione tra i servizi Italiani e quelli Pakistani». «Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che siano puniti i responsabili», ha detto il presidente della Federazione dei pakistani in Italia Raza Asif, che ha rivendicato come «la comunità pakistana aveva sin da subito condannato il fatto senza se e senza ma». Ed è intervenuto anche l’Ucoii, Unione delle comunità islamiche d’Italia: «Siamo soddisfatti di questo risultato, avevamo lanciato un appello alle autorità pakistane affinché collaborassero con le autorità italiane per l’arresto dei genitori di Saman e per farli processare», ha commentato Yassine Lafram, che dell’Ucoii è il presidente. Poi ha aggiunto: «Siamo soddisfatti. Speriamo davvero che il Pakistan collabori per l’estradizione affinché sia processato in Italia per rispondere alle accuse della magistratura». Parole importanti, soprattutto dopo anni in cui le violenze nelle famiglie musulmane in Italia sono state circondate da una pericolosa omertà.