2024-08-13
Il nodo armi imbarazza gli alleati
Il ministro Tajani chiede la ripresa delle trattative ma il Cremlino: «non deve porre condizioni». Starmer (Uk): «Sì ad altri aiuti militari». La Bielorussia muove le truppe.Il tema dell’utilizzo delle armi occidentali da parte dei soldati ucraini in territorio russo è più che mai di importanza cruciale per gli sviluppi del conflitto e per l’escalation che ne potrebbe conseguire. La recente incursione delle truppe di Kiev a Kursk, che rischia di espandersi a altre regioni come Lipetsk e Bryansk, ha richiamato forte l’attenzione delle cancellerie europee e non solo, impegnate ora a rafforzare i canali della diplomazia per scongiurare la spirale bellica.Non a caso, infatti, da Kiev Volodymyr Zelensky insiste a rilasciare dichiarazioni che portano su un terreno minato: «Per fermare veramente il terrore russo, abbiamo bisogno non solo di un vero e proprio scudo aereo che protegga tutte le nostre città e comunità, ma anche di soluzioni forti da parte dei nostri partner, soluzioni che eliminino le restrizioni alle nostre azioni offensive», ha scritto ieri sul suo canale Telegram il presidente ucraino. «Quando la capacità a lungo raggio dell’Ucraina non avrà più limiti, questa guerra avrà sicuramente un limite: avvicineremo davvero la sua giusta fine», ha aggiunto.Una linea che in questi ultimi mesi ha trovato l’appoggio, per ora solo dialettico, di alcuni partner europei, in particolare la Polonia di Donald Tusk e il Regno Unito, ancor di più da quando al 10 di Downing Street si è insediato il laburista Keir Starmer. Il governo inglese, che lo scorso mese ha annunciato altri tre miliardi di sterline all’anno fino al 2031 di aiuti militari da destinare a Kiev, è intervenuto ieri su quanto sta accadendo a Kursk, in quella che è a tutti gli effetti un’invasione. Il portavoce del premier Starmer ha preferito celarsi dietro il più classico dei «no comment» riguardo l’ipotesi che l’esercito ucraino abbia potuto usare armi britanniche per portare avanti un’offensiva simile: «Non commenteremo le singole operazioni, spetta agli ucraini parlarne».L’ufficio del primo ministro inglese ha poi ribadito il pieno appoggio a Zelensky: «L’operazione ucraina nella regione russa di Kursk non cambia il sostegno del Regno Unito a Kiev. Secondo l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, l’Ucraina ha il diritto di difendersi, quindi la nostra posizione è che rimaniamo al fianco dell’Ucraina fin quando sarà necessario e siamo fermi nel nostro impegno a fornire assistenza militare».Chi non ci sta a cavalcare l’onda dell’escalation militare è Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri italiano è intervenuto da Locarno, in Svizzera, dove ieri era in corso la Giornata della diplomazia: «Sosteniamo l’Ucraina senza se e senza ma, possiamo comprendere la loro volontà di difendersi anche contrattaccando, ma non siamo in guerra con la Russia», ha sottolineato il capo della Farnesina, «Le armi che abbiamo fornito non possono essere usate per attaccare la Russia sul suo territorio». In merito alla richiesta di Zelensky di far cadere le restrizioni sull’impiego delle armi a lunga gittata sul suolo nemico, il ministro degli Esteri italiano ha spiegato: «Se ne parlerà ufficialmente con il ministro ucraino Kuleba a fine mese al Consiglio per gli Affari esteri Ue, per cui chiederemo chiarimenti e valuteremo come agire, anche se sicuramente non manderemo i nostri soldati a combattere e invitiamo tutti alla massima prudenza».Tajani, non ha risparmiato l’ennesimo messaggio diplomatico rivolto al Cremlino: «La conferenza di pace per l’Ucraina non può trasformarsi in una conferenza di resa. La Russia partecipi al tavolo facendo proposte, ma non ponga condizioni di resa dell’Ucraina». Il vice presidente del Consiglio italiano ha rimarcato, inoltre, quello che dovrebbe e potrebbe essere il ruolo ricoperto dalla Cina nella risoluzione di questo conflitto: «Pechino può essere fondamentale, può spingere la Russia a più miti consigli», ha detto Tajani. Cina che, attraverso una nota diffusa dal ministero degli Esteri, ha invitato le parti a rispettare i principi per la de-escalation: «La posizione della Cina sul conflitto in Ucraina rimane coerente e chiara: invitiamo tutte le parti a rispettare i tre principi della de-escalation, nessuna ricaduta sul campo di battaglia, nessuna escalation del conflitto e nessuna provocazione. La Cina continuerà a mantenere la comunicazione con la comunità internazionale e a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la risoluzione politica della crisi».Nel frattempo, la Lituania ha comunicato, tramite il ministro della Difesa Laurynas Kasciunas, che a settembre l’esercito ucraino potrà contare sui propri droni con tecnologia Fpv, vale a dire quei velivoli in grado di essere pilotati da remoto grazie a un sistema di immagini riprese da una telecamera installata sul drone.Droni ucraini che preoccupano la Bielorussia. Dopo che venerdì scorso la difesa aerea di Minsk aveva denunciato di aver abbattuto alcuni velivoli senza pilota ucraini che avevano oltrepassato il confine, Alexander Lukashenko ha ordinato all’esercito di rafforzare il contingente militare nelle aree di confine con l’Ucraina schierando più truppe nelle direzioni tattiche di Mozyr e Gomel: «Il personale militare di una delle unità meccanizzate sta caricando materiale bellico sui convogli ferroviari per inviarlo nelle aree designate per rispondere a eventuali provocazioni di Kiev», spiega l’agenzia stampa bielorussa Belta.