2021-02-28
Arcuri è uscito dall’inchiesta
dopo una lettera scritta ai pm
Mr Invitalia si offrì ai pm romani per chiarimenti mentre era indagato per corruzione. La Finanza voleva accelerare sui suoi collaboratori ma venne «frenata» dai magistratiGli inquirenti volevano le manette per il dipendente Rai in aspettativa che ha incassato commissioni d'oro. Secondo loro, grazie alla «rete di conoscenze» il broker è riuscito a far lavorare l'amante Antonella Appulo in TernaLo speciale contiene due articoliHa annunciato di averci fatto causa, ma in fondo dovrebbe ringraziarci. A seguito dei nostri scoop del 19 e 20 novembre sull'affaire delle mascherine cinesi, il commissario Domenico Arcuri, in quel momento indagato per corruzione, ha inviato una lettera al procuratore di Roma Michele Prestipino mettendosi a disposizione per dare tutti i chiarimenti necessari e dopo soli nove giorni gli inquirenti capitolini hanno stralciato la sua posizione e quella del suo collaboratore Antonio Fabbrocini, responsabile unico del procedimento. I due erano stati iscritti sul registro degli indagati il 9 novembre. I magistrati in una delle loro istanze spiegano il motivo del fumus: la presunta cricca dei mediatori utilizzò immediatamente parte delle provvigioni incassate «per l'acquisto di beni voluttuari, suggestivi di impiego corruttivo» e, poi, dalle intercettazioni risultavano «i continui riferimenti da parte dei predetti “soci", alla necessità di un accredito personale con il commissario Arcuri, quale necessario passe-partout per ottenere nuove commesse pubbliche». E gli indagati, nelle conversazioni captate, avevano parlato anche di una «valigetta». Insomma i pm dubitavano pesantemente dei pubblici ufficiali. Ma in pochi giorni i loro sospetti sono stati fugati. E a favorire il clima di fiducia potrebbe aver contribuito la citata lettera del commissario, indirizzata al procuratore della Repubblica Michele Prestipino Giarritta, protocollata il 24 novembre e presa in consegna dalla segreteria particolare del magistrato. Sul documento compare un appunto: «V. al dottor Ielo». E tra parentesi: «Parliamone». Significa che il procuratore ha letto il documento e lo ha assegnato al suo aggiunto con l'obbligo di condividere eventuali iniziative. C'è infine la trasmissione al pm Gennaro Varone. Sulla destra la lettera viene classificata come «Ris», riservato. Anche perché sulla busta, in alto a sinistra, era riportata la dicitura «riservata personale».La comunicazione è su carta intestata della Presidenza del Consiglio dei ministri ed è firmata dal commissario. Che ha scritto a mano l'incipit («Egregio procuratore»), mentre il resto del testo è scritto al computer. Arcuri arriva subito al sodo, ovvero agli scoop della Verità: «Nei giorni scorsi sulla stampa quotidiana è stato pubblicato un articolo, in allegato (in realtà sono due, ndr), in cui si dava conto di un'indagine in corso relativa a presunte “commissioni" pagate nell'ambito di forniture di materiale sanitario, in particolare mascherine, acquisito dalla struttura commissariale di cui sono responsabile per far fronte a improcrastinabili esigenze di tutela dei cittadini, a cominciare dal personale medico impegnato a fronteggiare le prime emergenze causate dalla pandemia di Covid 19». Il commissario sonda il terreno, alla ricerca di informazioni potenzialmente coperte da segreto: «La ricostruzione giornalistica, pur non richiamando esplicitamente indagini di natura giudiziaria, mi induce a ritenere possibile che l'Ufficio da lei diretto possa aver avviato in proposito approfondimenti finalizzati ad accertare fatti e circostanze e a valutare la legittimità delle attività svolte». E infatti, in quel momento, un'inchiesta era in corso e lui era indagato. Dopo aver sottolineato «la drammaticità del momento» e «di svolgere il compito che il Governo» gli «ha affidato», il commissario s'offre: «Avverto quindi il dovere di mettermi immediatamente a disposizione della Signoria vostra, qualora ritenuto opportuno, per concorrere a individuare e fornire ogni elemento eventualmente utile a indagini o accertamenti che fossero in corso e ciò non solo per una doverosa collaborazione istituzionale, ma anche per dare un chiaro e inequivocabile segnale del rigore con cui la struttura commissariale opera e intende continuare a operare». E per far capire che fa sul serio specifica: «A tal fine potrà contare sulla fattiva e concreta collaborazione mia personale e di tutti i miei uffici, nel comune intento di garantire, anche nell'emergenza, il rispetto della piena legalità». L'ultimo capoverso è dedicato ai convenevoli. In Procura negano che Arcuri sia stato sentito dopo l'invio della missiva, ma è un dato storico che da lì a pochi giorni la sua posizione sia stata stralciata, forse per sopravvenute evidenze investigative. Eppure, a leggere in filigrana gli atti depositati, non siamo certi che il Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza e la Procura abbiano condiviso tutte le scelte investigative.L'1 dicembre le Fiamme gialle inviano ai magistrati, «per le valutazioni di competenza», «l'elenco degli obiettivi e dei relativi indirizzi, individuati dal Nucleo Speciale quali luoghi di interesse ove è possibile ricercare e reperire documentazione di interesse in ordine alle fattispecie delittuose per le quali si procede». L'annotazione, inviata in Procura direttamente dal comandante del Nucleo Vito Giordano e dal comandante del gruppo Cosmo Virgilio, contiene una lista di 25 target. Tra questi anche le abitazioni di due stretti collaboratori di Arcuri: Mauro Bonaretti, magistrato contabile, e il già citato Fabbrocini, in quel momento ancora indagato insieme con il commissario. I finanzieri chiedono ai pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, di emettere decreti di perquisizione personale e locale, di nominare due consulenti tecnici e di disporre un ordine di esibizione di documentazione indirizzato alla struttura del commissario e alla Protezione civile, custode dei verbali del comitato tecnico scientifico relativi alle certificazioni. I sostituti procuratori accolgono quasi tutte le proposte, eccetto quella di bussare all'alba a casa dei due membri dello staff del commissario. Anche perché, 48 ore dopo, il 3 dicembre, i magistrati decidono lo stralcio delle posizioni di Arcuri e Fabbrocini, chiedendone il proscioglimento. Lo stesso giorno i pm Tucci e Varone delegano il Nucleo «a sentire sui fatti Bonaretti, in particolare su ragioni e contenuto dell'incontro con Mario Benotti, sulle interlocuzioni conseguenti verso il commissario Domenico Arcuri, sugli affari preposti da Benotti alla struttura commissariale». Ma sopra il foglio con la delega si legge una correzione a mano: «Anzi citare Mauro Bonaretti a comparire davanti ai pm per essere sentito in qualità di persona informata dei fatti». A che cosa si deve il ripensamento? Le toghe non si fidavano a consegnare il testimone alle cure dei finanzieri? In ogni caso, il 4 dicembre, i segugi delle Fiamme gialle, sguinzagliati negli uffici della Sunsky Srl di Andrea Tommasi, uno dei principali indagati, trovano traccia della spedizione di due plichi indirizzati il 30 novembre a Fabbrocini e contenenti «le certificazioni CE, i test record e i campioni delle mascherine ordinate». Un invio che anche il gip troverà sospetto, essendo stato deciso dopo i nostri scoop e «ben oltre la stipula dei contratti di fornitura». Per questo, la mattina del 4 dicembre, gli investigatori segnalano la scoperta in Procura e il pm Varone firma urgentemente un decreto di sequestro di corrispondenza da effettuare nell'ufficio di Fabbrocini. Una visita che gli investigatori avevano già consigliato l'1 dicembre: il magistrato, però, non ha ritenuto, a quanto ci risulta, di cambiare idea anche sull'appartamento.