2025-07-20
Era il club delle archistar a dare le carte
Il progetto Torre Futura a Milano. Nel riquadro, l'architetto Alessandro Scandurra
Il giallo di Torre Calvino, respinta e poi accettata come Torre Futura, perché sponsorizzata da Scandurra.A Milano per far sorgere una torre bisogna prima far cadere un progettista. Perché per far approvare un progetto immobiliare, a volte, basta cambiare una firma. È successo con Torre Futura in via Calvino, ed è proprio da qui che bisogna partire per raccontare l’ultima indagine sull’urbanistica milanese che potrebbe portare domani alle dimissioni dell’assessore Tancredi, indagato per corruzione, falso e induzione indebita: mercoledì sarà ascoltato dal giudice. L’inchiesta coinvolge anche il sindaco, Beppe Sala, e l’archistar Stefano Boeri, e punta il dito su un sistema opaco, fatto di relazioni e favoritismi. E di un «circoletto» di architetti capaci, secondo la Procura, di orientare le decisioni della commissione Paesaggio, snodo chiave per la trasformazione della città. Gli elementi raccolti, a partire dal ruolo del presidente della commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, confermano una gestione urbanistica deviata da parte del Comune di Milano. Gli uffici comunali avrebbero agito a vantaggio di interessi privati elitari. Ne è derivata così un’espansione edilizia imponente e fuori controllo.A confermare l’impressione che in certi casi non conti tanto il contenuto dell’intervento quanto il nome del progettista, ci sono le parole dell’architetto Andrea Brugnara (sentito il 9 maggio scorso dagli inquirenti), autore della prima proposta per la torre di via Calvino. L’elaborato, ispirato al masterplan dello Scalo Farini, prevedeva una struttura dialogante con il paesaggio urbano di «nuova generazione». Dopo la bocciatura, Brugnara stava valutando come procedere, ma fu informato dal geometra Paolo Locatelli che il suo incarico era stato revocato: l’investimento era passato a Castello Sgr, e la nuova commissione era stata assegnata allo studio di Alessandro Scandurra, con una consulenza (la presunta mazzetta) da 321.000 euro. «Il subentro nella progettazione da parte di Scandurra, infatti, mi ha disturbato proprio in virtù della consapevolezza che lo stesso fosse un membro della Commissione che mi aveva appena bocciato il progetto». Per questo, secondo Brugnara, «non so neanche se la presa in carico della progettazione da parte di Scandurra sia stata spinta da una sua iniziativa personale, né sono a conoscenza se l’espressione del parere favorevole che il suo progetto ha poi ottenuto sia dovuto alle sue relazioni all’interno della Commissione».Del resto, secondo la Procura, il vero contributo di Scandurra non è progettuale, bensì relazionale. Nei documenti dell’indagine si legge che «contatta i funzionari dell’urbanistica comunale, dialoga con gli altri commissari, orienta le modifiche progettuali». Non partecipa alla votazione - si astiene formalmente - ma viene costantemente aggiornato e consultato durante la seduta. Gli chiedono quali alternative preferisca, tenendolo informato in tempo reale sugli esiti del parere della Commissione. Quello di Torre Futura non è un caso isolato. Gli inquirenti parlano di un sistema consolidato in cui un gruppo ristretto di architetti - tra cui Scandurra, Marinoni e Giovanni Oggioni - si alternano tra ruoli pubblici e incarichi privati, a volte giudicando progetti presentati da colleghi con cui collaborano. A volte ricevendo incarichi proprio da soggetti che beneficiano delle decisioni della Commissione. Una rete di influenza che, secondo le carte, ha funzionato a pieno regime per anni.Scandurra, per parte sua, respinge le accuse. In un’intervista alla Stampa ha dichiarato: «Sono tranquillo. […]. Ho sempre tenuto distinti i miei interessi personali dal mio ruolo pubblico. Non ho mai ricevuto denaro senza lavorare fino in fondo. Tutto è documentato». Eppure, secondo la Guardia di finanza, l’architetto ha incassato complessivamente 3,3 milioni di euro in consulenze da soggetti legati ai progetti passati sotto la lente della Commissione. Dalle intercettazioni emerge anche un elemento di colore sul circoletto degli architetti: Scandurra chiede a Boeri di «referenziare» il figlio a Londra. Tra i nomi coinvolti emergono quelli di alcuni tra i più importanti studi e operatori del real estate italiano. Federico Pella, manager della società di ingegneria J+S, risulta indagato per aver stretto con Marinoni un patto corruttivo per condizionare decisioni urbanistiche. Stessa accusa per Paolo Facchini, ingegnere e guida dello studio Lombardini22, autore di interventi come «Corti di Bayres» e «Porta Nuova 19». Indagati anche Antonio Citterio e Patricia Viel, tra i più noti architetti italiani, coinvolti nei progetti «Tortona 25» e «Gioia 20», e Paolo Colombo, architetto della svizzera A++, legato al progetto di via Fioravanti. Figura centrale dell’intreccio, secondo gli inquirenti, è Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima, principale attore della riqualificazione di Porta Nuova e San Siro. Il gruppo legale difensivo di Coima Sgr è composto da Paola Severino, Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli: una memoria difensiva sarà presentata in vista dell’interrogatorio del 23 luglio. Fuori dal registro degli indagati ma citati più volte nelle carte, ci sono anche Mario Cucinella, autore del masterplan di Milano Santa Giulia e dell’arena olimpica; Mario Abbadessa, alla guida del colosso statunitense Hines in Italia, presente in operazioni strategiche come l’ex Trotto di San Siro; Attilio Di Cunto di Euromilano, Massimo Caputi, finanziere della riqualificazione delle ex scuderie De Montel, e Carlo Masseroli, ex assessore oggi manager di Nhood.
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