2022-09-11
È corsa dei partiti per approvare il decreto Aiuti prima delle elezioni
Nessuno schieramento vuole arrivare al voto con la fama di chi ha sabotato i sostegni. Giorgia Meloni in pressing: «Giovedì tutti in Aula». Giuseppe Conte cede: «Voteremo sì anche senza il nostro emendamento». In arrivo anche il ter.A quanto pare, i partiti politici si decidono a mettere da parte le polemiche sui cartoni animati e accelerano sul fronte del dl Aiuti bis, che contiene misure di sostegno per 17 miliardi alle famiglie e alle imprese, la cui conversione in legge in parlamento è frenata dai litigi dei partiti. Giorgia Meloni, che si trova in una sorta di limbo politico, attualmente leader dell’unico partito di opposizione ma virtualmente (salvo clamorosi imprevisti) già al governo, lancia la sfida: «Giovedì 15 settembre», annuncia la Meloni, «sarò al mio posto in parlamento per discutere del decreto Aiuti, delle disponibilità economiche per sostenere gli italiani e di quello che è necessario fare per risolvere le emergenze della nazione. Perché difendere gli interessi degli italiani ha la priorità su tutto», aggiunge la Meloni, «anche su una campagna elettorale importante e decisiva come questa. Auspico che tutte le forze politiche abbiano lo stesso senso di responsabilità di Fratelli d’Italia». «Abbiamo fatto calendarizzare», incalza il capogruppo alla Camera di Fdi, Francesco Lollobrigida, «la seduta del 15 settembre sul decreto aiuti perché la maggior parte delle forze politiche che hanno condiviso l’esperienza di governo volevano andare a dopo il voto, in un clima post elettorale che metteva a rischio anche la conversione del decreto. Abbiamo preteso l’anticipo prima del voto», aggiunge Lollobrigida, «per evitare che si crei un buco di bilancio di 17 miliardi e per liberare nuove risorse che possono servire, nell’immediato, a compensare per quanto possibili le questioni emergenziali che riguardano gli italiani. Poi, dopo il 25, speriamo di avere un governo che pensi anche alle strategie per la nazione». Anche Matteo Salvini suona la sveglia: «L’emergenza è oggi», dice il leader della Lega, «è c’è un governo in carica. Pd e M5s non vogliono fare nulla perché più casino ci sarà più problemi avrà il centrodestra al governo». Che Pd e M5s non abbiano alcuna intenzione di sminare il percorso di governo del centrodestra non è una novità, anche se nel caso del dl Aiuti bis è il solo Guseppe Conte a finire sul banco degli accusati per il ritardo nella conversione in legge, per il suo pressing per inserire nel testo anche lo sblocco della cessione dei crediti per il superbonus edilizio. «Siamo davanti», azzanna il leader di Azione, Carlo Calenda, «ad una campagna elettorale delirante. Ieri si sono occupati di Peppa Pig, questa è la situazione. Mentre le aziende chiudono si parla di Peppa Pig, e Giuseppe Conte sta tenendo in ostaggio il dl Aiuti perché ha presentato 400 emendamenti». Accusa alla quale Giuseppi ha replicato sdegnato: «Gli italiani non sono sciocchi», ha argomentato Conte, «non bisogna prenderli in giro. È una falsità vergognosa. Stiamo parlando di un decreto legge, che entra in vigore quando entra in Gazzetta ufficiale, quindi è già operativo. La conversione in sede parlamentare verrà fatta in tempo martedì prossimo. Non si capisce come le altre forze politiche rimangano insensibili a un problema che non è mio personale ma un problema di sistema», ha aggiunto il leader del M5s, «oggi stanno saltando almeno 30-40.000 aziende con oltre 49.000 addetti perché è incagliata la cessione dei crediti, per tutti gli interventi fatti da questo governo tendenzialmente contrario al superbonus». L’ex premier ha comunque precisato che voterà il dl anche senza il suo emendamento. Al di là delle parole, contano le date: il dl Aiuti bis è ancora impantanato in Senato. Martedì prossimo è previsto un ulteriore passaggio in commissione Bilancio e Finanze, il giorno dopo il testo dovrebbe arrivare in Aula. Giovedì 15, poi, si va in Aula alla Camera, con la votazione a partire dal pomeriggio. La maggioranza attuale sta cercando un compromesso con il M5s, per arrivare a un testo condiviso che a questo punto dovrebbe essere votato anche da Fdi. Mentre ci si accapiglia sul dl Aiuti bis, è in arrivo il ter: l’ulteriore provvedimento per sostenere famiglie e imprese dovrebbe impegnare circa 13 miliardi di euro, ricavati dall’extra gettito Iva di luglio e agosto, dalle nuove entrate della tassa sugli extraprofitti e da tagli alle spese. Questi soldi dovrebbero essere impegnati per prorogare fino al 31 dicembre i crediti di imposta per le imprese gasivore, credito che potrebbe essere aumentato dal 25 al 40%; inoltre sono in programma aiuti alle piccole e medie imprese, anche attraverso sconti fiscali. Allo studio anche l’incremento del bonus sociale per le famiglie a basso reddito, mentre nulla è stato ancora deciso sull’ipotesi di introdurre due mesi di Cig per le aziende costrette a fermare la produzione a causa degli aumenti delle bollette energetiche. Il decreto completo dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri entro la fine della prossima settimana. Attenzione però: l’appostamento dei 6,2 miliardi di maggiori entrate sul dl aiuti bis è stato licenziato dal Cdm sotto forma di Relazione sull’aggiustamento di bilancio che certifica il nuovo extra gettito. Questa relazione dovrà necessariamente essere approvata dal Parlamento, prima di poter riconvocare il Cdm per l’approvazione conclusiva del testo. Aiuta a comprendere la gravità della situazione, la stima elaborata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo la quale, togliendo gli aiuti sin qui erogati, ammontano a 82,6 miliardi di euro i rincari di luce e gas che le famiglie e le imprese subiranno quest’anno rispetto al 2021. Una cifra spaventosa, dice l’associazione con un comunicato, che dè l’idea di quale sforzo economico gli italiani saranno chiamati a sostenere per fronteggiare la crisi energetica esplosa nel 2022.