2022-02-05
Appello contro la deriva della schwa, la vocale che vuole uccidere l’italiano
Massimo Cacciari, Alessandro Barbero e Ascanio Celestini (Ansa)
Petizione su Internet firmata da studiosi e uomini di cultura di varia estrazione, da Barbero a Cacciari, da Celestini a Flores d’Arcais: «Ennesima follia del politicamente corretto spacciata per anelito d’inclusività».Dovrebbe essere molto chic usare la schwa, la vocale dimezzata che renderà finalmente asessuata la lingua italiana in modo da farci entrare tutti quanti, maschi, femmine e X, nella Modernità più moderna. Ma il rischio, come spiegano fior di linguisti che riscontrano analogie fonetiche con il dialetto della provincia di Cosenza e di Bari Vecchia, è che si finisca tutti per parlare come la mitica imitazione di Antonio Cassano ideata da Rosario Fiorello, tra «Frrari» che rombano e «Cssanini» che fanno i capricci. Per citare la perfetta definizione di trash che ci ha lasciato Tommaso Labranca, siamo di fronte a un caso di «imitazione che fallisce in modo clamoroso l’obiettivo», come il barocco brianzolo di certe villette anni Ottanta e la rubinetteria d’oro delle residenze dei Casamonica a Roma Est. Presa dall’elegante e cosmopolita repertorio dei segni grafici della lingua ebraica, la schwa, se mai uscirà dal recinto del politicamente corretto, rischia di finire al bar dello Sport di un’Italia dell’Appennino centromeridionale. Contro quest’assurdità, si sono mossi studiosi e uomini di cultura di varia estrazione, uniti dall’amore per la lingua italiana e da un comune senso del ridicolo. Personaggi come Alessandro Barbero, Massimo Cacciari, Massimo Arcangeli e Angelo D’Orsi hanno lanciato ieri un appello su internet (tramite la piattaforma change.org) contro questa «pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività da incompetenti in materia linguistica, che vorrebbe riformare l’italiano a suon di schwa». Il giornale che avete in mano combatte questa battaglia da mesi, ma dopo che anche il ministero della Ricerca e dell’Università, retto dal chirurgo milanese Maria Cristina Messa, ha deciso di piegarsi all’uso della schwa in documenti ufficiali come le delibere con gli esiti delle selezioni del personale, un numero crescente di esponenti della cultura ha deciso di uscire allo scoperto «contro l’ennesima follia del politicamente corretto». Nel manifesto dei No schwa, si sottolinea che l’uso della «e» rovesciata è sostanzialmente inapplicabile e porta con sé anche «il rischio di arrecare seri danni a carico di chi soffre di dislessia e di altre patologie neuroatipiche». Ma si sa, questi rischi non stanno a cuore a chi pensa che tanto la risposta giusta a qualunque difficoltà emerga sui banchi di scuola sia un crescente ricorso agli psicofarmaci fin dalla più tenera età. Meno grave, ma non meno paradossale, è l’effetto della schwa su alcune parole che sono forse un po’ cacofoniche, ma sono comunque frutto di lunghe battaglie femministe, come «direttora«, «pittora», autora» e «lettora», sancendo di fatto la morte anche di «direttrice» e «pittrice», «autrice» e «lettrice». Se arriverà la «e» girata per tutti questi termini, avremo una bizzarra conferma di quello che alcune femministe più acculturate temono da tempo, ovvero che l’ideologia trans abbia come prime vittime proprio le donne. Lo schwa potrebbe comunque presentare anche qualche leggero problema di pronunciabilità, con effetti involontariamente comici. «Lo schwa, stante la limitazione posta al suo utilizzo (la posizione finale), trasformerebbe l’intera penisola, se lo adottassimo, in una terra di mezzo compresa pressappoco fra l’Abruzzo, il Lazio meridionale e il calabrese dell’area di Cosenza», rilevano i dotti estensori dell’appello «Pro lingua nostra». I primi firmatari della petizione su change.org sono personaggi che magari non sanno che cos’è il Muccassassina di Roma, ma hanno comunque un’istruzione media alquanto elevata e non vogliono l’assassinio della lingua italiana, come lo scrittore Massimo Arcangeli, che insegna linguistica italiana all’università di Cagliari, lo storico Angelo d’Orsi, che insegna storia del pensiero politico a Torino, e Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca e apprezzato linguista. E contro l’imposizione dall’alto della schwa si sono mossi anche Alessandro Barbero, storico e scrittore ormai popolarissimo, e un filosofo liberal come Massimo Cacciari, già ordinario di estetica e coscienza critica di quella sinistra che ha sostituito la lotta per i diritti dei lavoratori e delle donne con quelli della comunità Lgbt+. E sempre scorrendo l’elenco dei primi firmatari dell’appello, ecco spuntare un altro spirito autonomo come l’attore e regista Ascanio Celestini, o l’austero direttore di Micromega, Paolo Flores d’Arcais. E poi i giornalisti Alberto Crespi, conduttore di Hollywood party su Rai Radio3, Michele Mirabella e l’ex vicedirettore del Fatto Quotidiano, Ettore Boffano. Verranno tutti tacciati di misoginia e passatismo, ma dall’accusa di fascismo dovrebbero cavarsela. Forse.
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