2022-12-29
Gli antirazzisti ad anatra e involtini ora vogliono i cinesi sotto vigilanza
Spariti i fenomeni che, tre anni fa, trattavano da neonazi i governatori del Nord perché chiedevano controlli. Allora, Francesco Boccia (Pd) cianciava: «Nessun pericolo, vado al ristorante asiatico». Oggi invoca «massima allerta».E l’involtino primavera? Perché nessuno mangia l’involtino primavera? Dove siete eroici colleghi conduttori che tre anni fa vi battevate a suon di nuvole di drago e anatra alla pechinese contro l’odiosa discriminazione dei cinesi? Perché non dite nulla? Perché non avete ancora organizzato un sit in al sapore di riso cantonese? E lei, presidente Sergio Mattarella? Come mai non è ancora andato in una scuola elementare frequentata da bimbi cinesi, per esprimere la solidarietà nei confronti di un popolo ingiustamente messo sotto accusa per il Covid? Dove sono le gloriose iniziative «abbraccia un cinese» e «io e tu come Hu»? Dove sono le pasionarie del «no razzismo», quelle che proclamavano a reti unificate che un popolo non può subire umiliazioni per colpa di un virus? Negli aeroporti italiani sono scattati controlli speciali per i cinesi. E solo per i cinesi. Eppure stavolta, a differenza di tre anni fa, incredibilmente nessuno grida alla discriminazione. Anzi la notizia viene accolta con un certo entusiasmo. «Quel miliardo e mezzo di persone mi preoccupa moltissimo», dice il virologo Matteo Bassetti. «Giusto rafforzare i controlli dalla Cina», aggiunge il suo collega Fabrizio Pregliasco. «Quello che sta succedendo in Cina è un nuova emergenza globale: alziamo al massimo il livello di allerta», aggiunge entusiasta il pd Francesco Boccia. Del resto di lui ci si può fidare: tre anni fa, il 31 gennaio 2020, quando l’emergenza globale stava davvero iniziando, lui che era ministro disse: «Nessun pericolo, stasera vado a mangiare in un ristorante cinese». Questa sera, chissà, forse invece digiunerà. Ricordate tre anni fa? Era tutto capovolto. La pandemia stava per iniziare e i governatori delle regioni del Nord osarono chiedere i controlli per chi arrivava dall’Oriente. Vennero trattati come se fossero i cuginetti scemi di Himmler. Nessuno diede loro retta. Tutti corsero ad abbracciare il primo cinese che passava in strada o a prenotarsi una cenetta al ristorante degli involtini primavera, proprio come fece quel genio di Boccia. Adesso invece, che la pandemia è sostanzialmente finita, che il Covid fa meno paura di un’influenza australiana, tutti chiedono a gran voce controlli selettivi. Esultano per le misure speciali anti cinesi. Ci manca solo qualcuno che chieda la reclusione obbligatoria per chiunque presenti tratti somatici orientali con occhi vagamente a mandorla e poi il quadro sarebbe completo. Resta solo da chiedersi: come mai? Semplice: perché fin dall’inizio il Covid è stato gestito sulla base delle ondate emotive e non sulla base dei dati scientifici. Perché ci hanno fatto credere tutto e il contrario di tutto secondo quello che interessava farci credere in quel momento, e non secondo la realtà. A cominciare dalle mascherine, che all’inizio non erano indispensabili, soltanto perché non ce n’erano abbastanza per tutti, e poi divennero obbligatorie anche per andare a passeggiare in riva ai fiumi da soli perché, nel frattempo, tanti si erano attrezzati a vendercele. Per non dire dei lockdown, con le relative censure agli scienziati che ne dimostravano l’inutilità. O per non dire delle informazioni su vaccini, prima dose, seconda dose, quarta dose, ultima dose, solo per i giovani, meglio per gli anziani, Astrazeneca sì, Astrazeneca no, Astrazeneca under o over 60, e via sproloquiando. Sempre mettendo avanti il totem falso della scienza per nascondere decisioni che di scientifico non hanno mai avuto nulla. Il caso del tampone per i cinesi che arrivano negli aeroporti italiani è l’ennesima dimostrazione, caso mai ce ne fosse bisogno, che nulla nella gestione del Covid ha seguito un criterio logico. Per dire: siamo proprio sicuri che il Covid arrivi solo dalla Cina? È vero che nella Repubblica popolare c’è stato un boom di contagi da inizio dicembre, quando sono stati aboliti i feroci lockdown. Ed è vero che i cinesi, in seguito alla riapertura delle frontiere, hanno cominciato a organizzare viaggi, complice anche l’avvicinarsi della festività del Capodanno. Ma negli ultimi tempi si sono registrate moltiplicazioni di casi anche in altri Paesi, dal Giappone a New York. Ammesso che abbia un senso fare un tampone per fermare il Covid ormai in versione raffreddore, non bisognerebbe nel caso estendere la misura a tutti quei Paesi in cui si supera una certa percentuale di contagi? Perché farlo, ad personam, anzi: ad popolum, solo per i cinesi? Per altro: i cinesi, sparpagliandosi per il mondo, non possono trasmettere il virus anche a un australiano o a un indiano? Se proprio dobbiamo essere terrorizzati, come piace alle nostre virostar, allora non bisognerebbe terrorizzarci a livello globale? Non bisognerebbe terrorizzarci per il Covid che arriva da tutto il mondo? E non solo per quello che viaggia in prima classe Pechino-Malpensa? O Pechino-Fiumicino? E qui tocchiamo l’ultima, e la più sopraffina, delle contraddizioni. L’obbligo al tampone, infatti, è scattato solo negli aeroporti italiani. Non negli altri Paesi europei. Non a Heathrow. Non al Charles De Gaulle. Non a Francoforte. Ora: sarà pure che il Covid preferisce i voli diretti. Ma se uno passeggero in arrivo dalla Cina, per dire, facesse scalo a Francoforte? O a Londra? O a Parigi? E da lì prendesse un aereo per una qualsiasi città italiana? Siamo sicuri che il virus non lo seguirebbe? E perché? La lotta dura contro il Covid si fa solo sui voli diretti? Pensiamo forse che il pericolosissimo virus, quello che spaventa Bassetti, Pregliasco & C., sia letale solo nella linea Pechino-Malpensa? O Pechino-Fiumicino? E se invece fa uno scalo intermedio non è più pericoloso? E anche questa trovata, per dire, è sempre in nome della scienza?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)