2021-07-02
«Decide Speranza: Io non sono commissario pieno»
Fabrizio Gatti rivela i messaggi di Borrelli a inizio epidemia In commissione. Fassino ha impedito di renderli pubblici.Fabrizio Gatti, celebre giornalista e firma dell'Espresso. Gatti è stato convocato in qualità di autore di un libro inchiesta molto documentato sull'emergenza Covid intitolato L'infinito errore. Storia segreta di una pandemia che si doveva evitare (La nave di Teseo).Nel momento in cui si convoca in Parlamento un cronista che ha firmato una «storia segreta», si suppone che lo si inviti a raccontarla, quella storia, così che divenga nota non soltanto alle istituzioni, ma a tutta la nazione. Eppure, noi che seguivamo i lavori della diretta tramite il sito della Camera, abbiamo assistito a un evento abbastanza sorprendente. A un certo punto dell'audizione, Fabrizio Gatti è stato interrotto da Piero Fassino, presidente della commissione. Per quale motivo? Spieghiamo. Gatti inizia illustrando velocemente i contenuti del suo libro. Poi dice di essere in contatto con Piero Moscardini, figura storica della Protezione civile. Tra il 22 e il 23 febbraio 2020, Gatti - decisamente preoccupato dalle notizie raccolte riguardo la diffusione del Covid - chiama Moscardini proprio per ricordargli la vicenda della Sars, e per invitarlo a parlarne con il commissario per l'emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, di cui era stato tra i consiglieri. Moscardini fa esattamente questo: contatta Borrelli per ricordargli l'emergenza Sars. «Il commissario», racconta Gatti alla Verità, «risponde mandando a Moscardini la nota che lui stesso, il 21 gennaio 2020, aveva trasmesso a Giuseppe Conte per avvertire il governo del rischio derivato dall'arrivo di un alto flusso di turisti cinesi in relazione allo sviluppo dell'epidemia a Wuhan». Giova ricordare, a questo proposito, che il 13 gennaio del 2020 il governo italiano firmò un accordo con le autorità di Pechino per il raddoppio dei voli turisti in arrivo dalla Cina. Proprio nel giorno in cui in Cina veniva registrata la prima vittima del Covid, l'Italia si accordava per aumentare i voli settimanali da 54 a 108 (parliamo di circa 300 passeggeri a volta). Curioso, per lo meno. Ma torniamo all'audizione. Dopo aver riferito dei suoi primi scambi di messaggi con Moscardini, Gatti fa un piccolo salto temporale, passando al 29 febbraio 2020. Il virus, in quei giorni, era già arrivato in Italia, era già stato individuato il paziente di Codogno, si aveva notizia dei primi focolai, e la situazione cominciava a farsi davvero angosciante. Gatti, lavorando sul campo, è in contatto con vari medici delle province di Lodi, Monza e Brianza, Bergamo e Milano. Così scrive a Moscardini per riportargli la notevole preoccupazione (anzi, il terrore) che tutti i professionisti della salute esprimono per la nuova malattia. «In modo accorato», dice Gatti, «chiedo a Moscardini dove sia la Protezione civile. Mi aspettavo che in Lombardia ci fossero, ad esempio, dei camion per la distribuzione di mascherine, come previsto per altro dal piano pandemico. Eppure quei camion non c'erano. Come mai?». Dopo aver parlato con Gatti, Moscardini chiama e poi scrive nuovamente al commissario Borrelli, che in quel momento è impegnato in una riunione ai massimi livelli. Che cosa risponde Borrelli? Lo vedremo fra un attimo, perché è proprio qui che la faccenda comincia a farsi parecchio interessante, oltre che vagamente surreale. Tutto quello che abbiamo raccontato finora lo abbiamo appreso dall'audizione alla Camera di Fabrizio Gatti. Il quale non si è limitato a raccontare dei suoi scambi di messaggi con Piero Moscardini, ma ha portato con sé in Parlamento un file contenente, oltre a vari documenti tratti dal suo libro, anche la riproduzione integrale delle chat. Solo che, poco dopo aver iniziato a mostrarle ai membri della commissione, è stato interrotto dal presidente Piero Fassino. «Io non credo che questa sia la sede in cui lei debba riferire i colloqui Whatsapp eccetera…», dice Fassino bloccando Gatti. E insiste, testuale: «Lei ha tutto questo materiale, e sulla base di questo suo materiale dica quello che lei ritiene rispetto alle origini della Sars, ma non ha nessun senso che lei… Adesso tra l'altro questa è un trasmissione pubblica, non ha nessun senso che lei metta a disposizione di chiunque messaggi eccetera. Tra l'altro non avendo neanche l'autorizzazione di coloro che i messaggi hanno ricevuto scritto. Attenzione, c'è un problema di riservatezza delle persone. […] Lei ci dica le sue considerazioni, non ci illustri i messaggi. Questo tra l'altro viola un principio di responsabilità nei confronti delle persone che hanno interloquito con lei». Insomma, Gatti viene invitato a esprimere le sue considerazioni sull'origine della pandemia. C'è un piccolo problema: come ovvio, le considerazioni di Gatti si basano sulle notizie che lui stesso ha reperito, sulle informazioni di cui è venuto in possesso. E tra queste informazioni rientrano i messaggi scambiati via chat con Moscardini. Che senso ha, allora, che la commissione parlamentare impedisca a Gatti di farli conoscere? Non si tratta di comunicazioni private, ma di conversazioni riguardanti la gestione iniziale dell'emergenza Covid, dunque è materiale piuttosto rilevante. In realtà, almeno una cosa Gatti ha fatto in tempo a dirla, prima di essere bloccato. E qui torniamo al 29 febbraio 2020. Quel giorno Gatti scrive a Moscardini per chiedergli conto delle azioni della Protezione civile. «Moscardini», racconta Gatti, «risponde che avrebbe chiamato Borrelli, ma mi dice che quest'ultimo è succube di chi lo ha messo lì. Poco dopo, Moscardini mi inoltra un messaggio ricevuto proprio da Borrelli». E che cosa dice Borrelli? «Angelo Borrelli», rivela Gatti, «risponde a Moscardini con queste parole: “Non hai capito, qui la parte sanitaria la gestisce Speranza e i suoi, non sono un commissario pieno detto fra me e te"». Tutto chiaro? Il commissario designato dal governo per la gestione dell'emergenza Covid spiega di essere un commissario dimezzato, e rivela che in realtà tutto viene gestito dal ministro Roberto Speranza e dai suoi. Qui finiscono le informazioni che Gatti ha fornito alla commissione parlamentare prima di essere interrotto. A noi però le dichiarazioni di Borrelli sono sembrate davvero sorprendenti, così abbiamo contatto Fabrizio Gatti per chiedergli lumi. «Moscardini mi ha autorizzato a leggere quei messaggi», ci dice, «Il 29 febbraio mi ha girato i messaggi che gli ha inviato Borrelli. Dopo avergli detto di essere sostanzialmente un commissario dimezzato, Borrelli scrive ancora a Moscardini: “Piero sto gestendo secondo me bene non mi consentono di esautorare il governo. Sono in riunione con il presidente del Consiglio e sei ministri e con 21 governatori. Pensi che io possa sostituire tutti questi? Se ci provo mi ammazzano. Poi le decisioni su misure devastanti per l'economia le devono prendere loro! Cerca di capirmi"». Il quadro che emerge è piuttosto chiaro. Borrelli dice che le decisioni importanti non può prenderle lui, perché ci pensano Conte e Speranza. «Qualche giorno dopo, il 3 marzo», ci dice Gatti, «Moscardini scrive ancora a Borrelli per sollecitare interventi. E Borrelli risponde: “Non è una gestione gestita da me. Ci sono Conte e Speranza". E poi aggiunge: “Per i piccoli problemi ci sono io"». Questo è il contenuto delle chat fra il commissario Angelo Borrelli e Piero Moscardini, così come ce le ha riferite Fabrizio Gatti, collega noto per essere scrupoloso e molto bene informato. Piero Fassino, presidente della commissione d'inchiesta sull'origine della pandemia, ha ritenuto che queste conversazioni (o una parte di esse) non andassero rese pubbliche. Eppure dicono tanto, tantissimo sui quei primi giorni di emergenza Covid. E forse è davvero il caso che gli italiani - le istituzioni e i cittadini - ne vengano a conoscenza.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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