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2020-11-01
Ancora scontri violenti nelle piazze. La maggioranza si sfrega le mani
Ansa
Una città devastata, danni per centinaia di migliaia di euro e la legittima protesta di molti lavoratori terrorizzati da un nuovo lockdown cancellata per mano di un gruppetto di anarchici antagonisti. È stata una notte lunga e travagliata quella di venerdì sera nel centro di Firenze. La manifestazione annunciata contro le misure del governo Conte si è trasformata, velocemente, in una scusa per picchiare poliziotti e carabinieri senza alcun ritegno. Il volantino della protesta aveva iniziato a girare in rete, in particolar modo sui social network, già dallo scorso lunedì. Immediatamente le forze dell'ordine avevano fatto notare come non vi fosse alcuna traccia degli organizzatori. E che questo dettaglio avrebbe potuto sottintendere la presenza di infiltrati, provenienti da ogni angolo del Paese. Giovani, anzi, giovanissimi, appartenenti prevalentemente all'area di estrema sinistra che poi sarebbero effettivamente giunti nel capoluogo toscano con un unico intento: spaccare tutto e, se possibile, ferire magari qualche uomo in divisa. Per giorni, in città, è andato avanti questo tam tam mediatico. Fino a venerdì pomeriggio, quando i commercianti del centro storico, già martoriati dalle scelte dell'esecutivo guidato dall'avvocato del popolo, hanno provato a difendere almeno le loro vetrine, blindandole con assi di legno. La parte che l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità alle 20 sembrava un sobborgo di una città mediorientale. Pronta allo scontro. La cronaca non ha avuto l'ingrato compito di raccontare di scontri mortali solo grazie alla professionalità dei tanti poliziotti e carabinieri presenti in piazza.
Che, nonostante stipendi spesso offensivi, hanno dimostrato ancora una volta buon senso e attaccamento alla giubba. Si è andati avanti per ore, in vari punti del centro storico: piazza Strozzi, via Calzaiuoli, piazza Santa Maria Novella. Al momento sono state arrestate quattro persone. Si tratta di due donne e due uomini, tutti riconducibili all'area anarchica e antagonista. L'accusa è quella di resistenza a pubblico ufficiale. Nello specifico si tratta di una ventottenne fiorentina e una ventiseienne di origine albanese, un ventinovenne fiorentino e un diciannovenne aretino. Quest'ultimo, che si era travestito ispirandosi alla famosa serie di Netflix, La casa di carta, è accusato anche di lancio di ordigni. Non contento di aver portato disordine in città, ha pensato bene di tirare una molotov nei pressi di Borgo Ognissanti. Altri venti giovani sono stati denunciati a piede libero a vario titolo, per i reati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Gli investigatori della Digos sono al lavoro in queste ore per l'identificazione (grazie alle immagini video) di decine e decine di manifestanti che hanno preso parte agli scontri durante il corteo illegale. Tra le forze dell'ordine si registrano dieci poliziotti che hanno riportato ferite lievi. Danneggiata anche una volante. «Ci hanno fatto vivere una notte surreale, terribile e dolorosa - ha sottolineato in un post sulla propria pagina Facebook il sindaco Dario Nardella - Non è così che si manifestano le proprie ragioni, non è così che si dà voce alla sofferenza. È solo violenza fine a se stessa, gratuita. Chi sfregia Firenze deve pagare per quello che ha fatto».
Su posizioni analoghe anche l'ex segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi. «Nessuno giustifichi questi criminali, nessuno». Numerosi i danni alla città, ben visibili dopo la notte di follia. Si parla di decine, se non di centinaia di migliaia di euro. Distrutte le fioriere in via Calzaiuoli e in via Tornabuoni (la strada della moda, una delle vie più eleganti dell'intera città), divelti un numero altissimo di cartelli stradali e danneggiati almeno sette semafori. Uno è stato sradicato a forza di calci. La tensione in città è rimasta palpabile anche ieri pomeriggio, durante un'altra manifestazione organizzata da varie sigle della sinistra e dai centri sociali, e volta a contestare l'azione del governo nel contrasto al coronavirus. Il presunto fermo di un manifestante ha acceso la miccia, e regalato la scusa per poter ingaggiare un confronto con le forze dell'ordine davanti alla prefettura.
Il tutto, per fortuna, si è risolto velocemente e il corteo ha ripreso la propria marcia in direzione della sede di Confindustria, in via Valfonda. «Protestare è legittimo, spaccare una città assolutamente no - ha ricordato il capogruppo in Regione per Fratelli d'Italia, Francesco Torselli - Sono semplicemente vergognose le immagini di guerriglia urbana che abbiamo visto. Chi ama Firenze non può tollerare episodi di violenza, vandalismo e aggressione»
La giornata di ieri ha registrato altri tafferugli anche a Roma nati da alcuni militanti dell'estrema destra, presenti alla manifestazione a Campo dei Fiori, decisi a spostarsi dalla piazza in corteo verso Montecitorio. Sono stati esplosi alcuni petardi e lanciati dei fumogeni verso le forze di polizia. Alcuni manifestanti si sono spostati nell'adiacente piazza Farnese, dove c'è la sede dell'ambasciata di Francia. La tensione è stata sedata sul nascere.
E mentre in Piazza Trilussa a Trastevere i manifestanti delle «Mascherine tricolori», vicine a Casapound, venivano monitorati dalla polizia, in piazza Indipendenza sono scesi i movimenti «Tu ci chiudi, tu ci paghi» di studenti, precari, disoccupati, sindacati. La zona, non distante dalla stazione Termini, è stata blindata e un elicottero la sorvolava dall'alto.
Ed è oscurato chi protesta con civiltà
Mentre le cronache degli ultimi giorni sono state scandite da violente tensioni nelle più grandi città italiane - Roma, Milano, Napoli, Firenze, Bologna - a opera di facinorosi, arrivati anche allo scontro con le forze dell'ordine e a danneggiamenti di piazze e vetrine, c'è chi ha voluto far sentire la propria protesta e il disagio arrecato dalle ultime disposizioni del governo senza coprirsi il volto e lanciare molotov.
È il caso, per esempio, della manifestazione di venerdì sera scorso a Prato, partita dall'idea dei tre consiglieri comunali, Claudio Belgiorno di Fratelli d'Italia, Claudiu Stanasel e Leonardo Soldi della Lega. Piazza delle Carceri è stata illuminata dalla luce di 2.500 lumini riportanti i nomi di imprenditori e aziende per dire al governo che «Prato non si spegne», come scritto nel grande striscione steso per terra, nonostante la decisione di far chiudere alle 18 tutti i locali della ristorazione e la serrata di palestre, teatri, cinema e circoli.
Nessun assembramento né disordini, solo una dimostrazione di perseveranza, come racconta alla Verità il consigliere Stanasel: «Nella notte dell'assalto a Firenze, Prato si è erta a simbolo di civiltà, educazione e partecipazione in sicurezza e nel rispetto della salute di tutti i cittadini. La manifestazione ha rispettato tutte le norme anti Covid e ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato virtualmente lasciandoci il proprio nominativo che abbiamo scritto sulla rispettiva candela o portandoci direttamente quest'ultima per poi seguire la diretta da casa».
Manifestazione nel pieno rispetto della sicurezza anche quella svoltasi ieri a Milano, davanti il cimitero Monumentale. Durante la mattinata si sono riunite un centinaio di persone per un flash mob contro la chiusura di palestre e piscine al quale hanno preso parte l'Associazione regionale imprese dello sport e delle arti del benessere fisico (Arisa) e la Federazione italiana nuoto (Fin).
Con sullo sfondo i cartelli «In piscina si rispettano le regole, «Il cloro uccide il virus», «In piscina i nostri figli sono al sicuro», in piazza sono state adagiate per terra i cordoli che delimitano le corsie delle vasche e simulate delle mini gare di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato.
«Questo è il funerale dello sport», dice Marco Contardi, presidente regionale Arisa, «in Lombardia ci sono circa 17.000 impianti sportivi, 6.000 tra Milano e provincia. Non ci si rende conto delle ricadute sociali di una decisione del genere. Già a ottobre abbiamo riscontrato un calo pari a circa il 50% in meno di ricavi rispetto a un anno fa. Purtroppo gli utenti sono spaventati».
«Non è mai stata evidenziata alcuna anomalia nei nostri impianti, nonostante ci siano stati 200 controlli in una settimana. Chiudendo tutto si toglie l'ossigeno alle società del nuoto, quindi è in forte dubbio la riapertura» avverte Danilo Vucenovich, presidente del comitato regionale Fin.
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Tensione a Firenze: anarchici e centri sociali devastano il centro. Quattro arresti e 20 denunce. Feriti dieci agenti. A Roma tafferugli tra estrema destra e polizia. Così gli sfascia-piazze fanno da stampella a Giuseppi.Nel rispetto delle norme anti assembramento Prato si è illuminata con 2.500 lumini simbolo degli esercenti colpiti dalle serrate. A Milano flash mob del mondo dello sport.Lo speciale contiene due articoli.Una città devastata, danni per centinaia di migliaia di euro e la legittima protesta di molti lavoratori terrorizzati da un nuovo lockdown cancellata per mano di un gruppetto di anarchici antagonisti. È stata una notte lunga e travagliata quella di venerdì sera nel centro di Firenze. La manifestazione annunciata contro le misure del governo Conte si è trasformata, velocemente, in una scusa per picchiare poliziotti e carabinieri senza alcun ritegno. Il volantino della protesta aveva iniziato a girare in rete, in particolar modo sui social network, già dallo scorso lunedì. Immediatamente le forze dell'ordine avevano fatto notare come non vi fosse alcuna traccia degli organizzatori. E che questo dettaglio avrebbe potuto sottintendere la presenza di infiltrati, provenienti da ogni angolo del Paese. Giovani, anzi, giovanissimi, appartenenti prevalentemente all'area di estrema sinistra che poi sarebbero effettivamente giunti nel capoluogo toscano con un unico intento: spaccare tutto e, se possibile, ferire magari qualche uomo in divisa. Per giorni, in città, è andato avanti questo tam tam mediatico. Fino a venerdì pomeriggio, quando i commercianti del centro storico, già martoriati dalle scelte dell'esecutivo guidato dall'avvocato del popolo, hanno provato a difendere almeno le loro vetrine, blindandole con assi di legno. La parte che l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità alle 20 sembrava un sobborgo di una città mediorientale. Pronta allo scontro. La cronaca non ha avuto l'ingrato compito di raccontare di scontri mortali solo grazie alla professionalità dei tanti poliziotti e carabinieri presenti in piazza. Che, nonostante stipendi spesso offensivi, hanno dimostrato ancora una volta buon senso e attaccamento alla giubba. Si è andati avanti per ore, in vari punti del centro storico: piazza Strozzi, via Calzaiuoli, piazza Santa Maria Novella. Al momento sono state arrestate quattro persone. Si tratta di due donne e due uomini, tutti riconducibili all'area anarchica e antagonista. L'accusa è quella di resistenza a pubblico ufficiale. Nello specifico si tratta di una ventottenne fiorentina e una ventiseienne di origine albanese, un ventinovenne fiorentino e un diciannovenne aretino. Quest'ultimo, che si era travestito ispirandosi alla famosa serie di Netflix, La casa di carta, è accusato anche di lancio di ordigni. Non contento di aver portato disordine in città, ha pensato bene di tirare una molotov nei pressi di Borgo Ognissanti. Altri venti giovani sono stati denunciati a piede libero a vario titolo, per i reati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Gli investigatori della Digos sono al lavoro in queste ore per l'identificazione (grazie alle immagini video) di decine e decine di manifestanti che hanno preso parte agli scontri durante il corteo illegale. Tra le forze dell'ordine si registrano dieci poliziotti che hanno riportato ferite lievi. Danneggiata anche una volante. «Ci hanno fatto vivere una notte surreale, terribile e dolorosa - ha sottolineato in un post sulla propria pagina Facebook il sindaco Dario Nardella - Non è così che si manifestano le proprie ragioni, non è così che si dà voce alla sofferenza. È solo violenza fine a se stessa, gratuita. Chi sfregia Firenze deve pagare per quello che ha fatto». Su posizioni analoghe anche l'ex segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi. «Nessuno giustifichi questi criminali, nessuno». Numerosi i danni alla città, ben visibili dopo la notte di follia. Si parla di decine, se non di centinaia di migliaia di euro. Distrutte le fioriere in via Calzaiuoli e in via Tornabuoni (la strada della moda, una delle vie più eleganti dell'intera città), divelti un numero altissimo di cartelli stradali e danneggiati almeno sette semafori. Uno è stato sradicato a forza di calci. La tensione in città è rimasta palpabile anche ieri pomeriggio, durante un'altra manifestazione organizzata da varie sigle della sinistra e dai centri sociali, e volta a contestare l'azione del governo nel contrasto al coronavirus. Il presunto fermo di un manifestante ha acceso la miccia, e regalato la scusa per poter ingaggiare un confronto con le forze dell'ordine davanti alla prefettura. Il tutto, per fortuna, si è risolto velocemente e il corteo ha ripreso la propria marcia in direzione della sede di Confindustria, in via Valfonda. «Protestare è legittimo, spaccare una città assolutamente no - ha ricordato il capogruppo in Regione per Fratelli d'Italia, Francesco Torselli - Sono semplicemente vergognose le immagini di guerriglia urbana che abbiamo visto. Chi ama Firenze non può tollerare episodi di violenza, vandalismo e aggressione»La giornata di ieri ha registrato altri tafferugli anche a Roma nati da alcuni militanti dell'estrema destra, presenti alla manifestazione a Campo dei Fiori, decisi a spostarsi dalla piazza in corteo verso Montecitorio. Sono stati esplosi alcuni petardi e lanciati dei fumogeni verso le forze di polizia. Alcuni manifestanti si sono spostati nell'adiacente piazza Farnese, dove c'è la sede dell'ambasciata di Francia. La tensione è stata sedata sul nascere.E mentre in Piazza Trilussa a Trastevere i manifestanti delle «Mascherine tricolori», vicine a Casapound, venivano monitorati dalla polizia, in piazza Indipendenza sono scesi i movimenti «Tu ci chiudi, tu ci paghi» di studenti, precari, disoccupati, sindacati. 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È il caso, per esempio, della manifestazione di venerdì sera scorso a Prato, partita dall'idea dei tre consiglieri comunali, Claudio Belgiorno di Fratelli d'Italia, Claudiu Stanasel e Leonardo Soldi della Lega. Piazza delle Carceri è stata illuminata dalla luce di 2.500 lumini riportanti i nomi di imprenditori e aziende per dire al governo che «Prato non si spegne», come scritto nel grande striscione steso per terra, nonostante la decisione di far chiudere alle 18 tutti i locali della ristorazione e la serrata di palestre, teatri, cinema e circoli. Nessun assembramento né disordini, solo una dimostrazione di perseveranza, come racconta alla Verità il consigliere Stanasel: «Nella notte dell'assalto a Firenze, Prato si è erta a simbolo di civiltà, educazione e partecipazione in sicurezza e nel rispetto della salute di tutti i cittadini. La manifestazione ha rispettato tutte le norme anti Covid e ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato virtualmente lasciandoci il proprio nominativo che abbiamo scritto sulla rispettiva candela o portandoci direttamente quest'ultima per poi seguire la diretta da casa». Manifestazione nel pieno rispetto della sicurezza anche quella svoltasi ieri a Milano, davanti il cimitero Monumentale. Durante la mattinata si sono riunite un centinaio di persone per un flash mob contro la chiusura di palestre e piscine al quale hanno preso parte l'Associazione regionale imprese dello sport e delle arti del benessere fisico (Arisa) e la Federazione italiana nuoto (Fin). Con sullo sfondo i cartelli «In piscina si rispettano le regole, «Il cloro uccide il virus», «In piscina i nostri figli sono al sicuro», in piazza sono state adagiate per terra i cordoli che delimitano le corsie delle vasche e simulate delle mini gare di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato. «Questo è il funerale dello sport», dice Marco Contardi, presidente regionale Arisa, «in Lombardia ci sono circa 17.000 impianti sportivi, 6.000 tra Milano e provincia. Non ci si rende conto delle ricadute sociali di una decisione del genere. Già a ottobre abbiamo riscontrato un calo pari a circa il 50% in meno di ricavi rispetto a un anno fa. Purtroppo gli utenti sono spaventati». «Non è mai stata evidenziata alcuna anomalia nei nostri impianti, nonostante ci siano stati 200 controlli in una settimana. Chiudendo tutto si toglie l'ossigeno alle società del nuoto, quindi è in forte dubbio la riapertura» avverte Danilo Vucenovich, presidente del comitato regionale Fin.
In Toscana un laboratorio a cielo aperto, dove con Enel il calore nascosto della Terra diventa elettricità, teleriscaldamento e turismo.
L’energia geotermica è una fonte rinnovabile tanto antica quanto moderna, perché nasce dal calore naturale generato all’interno della Terra, sotto forma di vapore ad alta temperatura, convogliato attraverso una rete di vapordotti per alimentare le turbine a vapore che girando, azionano gli alternatori degli impianti di generazione. Si tratta di condotte chiuse che trasportano il vapore naturale dal sottosuolo fino alle turbine, permettendo di trasformare il calore terrestre in elettricità senza dispersioni. Questo calore, prodotto dai movimenti geologici naturali e dal gradiente geotermico determinato dalla profondità, può essere utilizzato per produrre elettricità, riscaldare edifici e alimentare processi industriali. La geotermia diventa così una risorsa strategica nella transizione energetica.
L’energia geotermica non dipende da stagionalità o condizioni climatiche: è continua e programmabile, dando un contributo alla stabilità del sistema elettrico.
Oggi la geotermia è riconosciuta globalmente come una delle tecnologie più affidabili e sostenibili: in Cile, Islanda, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Filippine e molti altri Paesi questa filiera sta sviluppandosi vigorosamente. Ma è in Italia – e più precisamente in Toscana – che questa storia ha mosso i suoi primi passi.
La presenza dei soffioni boraciferi nel territorio di Larderello (Pisa), da sempre caratterizzato da manifestazioni naturali come vapori, geyser e acque termali, ha fatto intuire il valore energetico di quella forza invisibile. Già nel Medioevo erano attive piccole attività produttive basate sul contenuto minerale dei fluidi geotermici, ma è nel 1818 – grazie all’ingegnere francese François Jacques de Larderel – che avviene il primo utilizzo industriale. Il passaggio decisivo c’è però nel 1904, quando Piero Ginori Conti, sfruttando il vapore naturale, accende a Larderello le prime cinque lampadine: è la prima produzione elettrica geotermica al mondo, anticipando la nascita nel 1913 della prima centrale geotermoelettrica al mondo. Da allora questa tecnologia non ha mai smesso di evolversi, fino a diventare un laboratorio internazionale di ricerca e innovazione.
Attualmente, la Toscana rappresenta il cuore della geotermia nazionale: tra le province di Pisa, Grosseto e Siena Enel gestisce 34 centrali, per un totale di 37 gruppi di produzione che garantiscono una potenza installata di quasi 1.000 MW. Questi impianti generano ogni anno tra i 5,5 e i quasi 6 miliardi di kWh, pari a oltre un terzo del fabbisogno elettrico regionale e al 70% della produzione rinnovabile della Toscana.
Si tratta anche di uno dei più avanzati siti produttivi dal punto di vista tecnologico, che punta non allo sfruttamento ma alla coltivazione di questi giacimenti di energia. Nelle moderne centrali geotermiche, il vapore che ha già azionato le turbine – chiamato tecnicamente «vapore esausto» – non viene disperso nell'atmosfera, ma viene convogliato nelle torri refrigeranti, che con un processo di condensazione ritrasformano il vapore in acqua e lo reimmettono nei serbatoi naturali sotterranei attraverso pozzi di reiniezione.
Accanto alla dimensione produttiva, la geotermia toscana si distingue per la sua capacità di integrarsi nel tessuto sociale ed economico locale. Il calore geotermico residuo – dopo aver alimentato le turbine dell’impianto di generazione - è ceduto gratuitamente o a costi agevolati per alimentare reti di teleriscaldamento che raggiungono oltre 13.000 utenze, scuole, palazzetti, piscine e edifici pubblici, riducendo le emissioni e i consumi di combustibili fossili. Lo stesso calore sostiene attività agricole e artigianali, come serre per la coltivazione di fiori e ortaggi e aziende alimentari, che utilizzano questo calore «di scarto» invece di bruciare gas o gasolio. Persino la produzione di birra artigianale può beneficiare di questa fonte termica sostenibile!
Ma c’è dell’altro, perché questa integrazione tra energia e territorio si riflette anche sul turismo. Le zone geotermiche della cosiddetta «Valle del Diavolo», tra Larderello, Sasso Pisano e Monterotondo Marittimo, attirano ogni anno migliaia di visitatori. Musei, percorsi guidati e la possibilità di osservare da vicino fenomeni naturali e impianti di produzione, rendono il distretto un caso unico al mondo, dove la tecnologia convive con una geografia dominata da vapori e sorgenti naturali che affascinano da secoli viaggiatori e studiosi, creandoun’offerta turistica che vive grazie alla sinergia tra Enel, soggetti istituzionali, imprese, tessuto associativo e consorzi turistici.
Così, oltre un secolo dopo le prime lampadine illuminate dal vapore di Larderello, la geotermia continua ad essere una storia italiana che unisce ingegneria e paesaggio, sostenibilità e comunità. Una storia che prosegue guardando al futuro della transizione energetica, con una risorsa che scorre sotto ai nostri piedi e che il Paese ha imparato per primo a trasformare in energia e opportunità.
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A Bruxelles c’è nervosismo: l’Italia ha smesso di dire sempre sì. Su Ucraina, fondi russi e accordo Mercosur, Roma alza la voce e rimette al centro interessi nazionali, imprese e agricoltori. Mentre l’UE spinge, l’Italia frena e negozia. Risultato? L’Italia è tornata a contare. E in Europa se ne sono accorti.