2021-07-01
Ancora muro contro muro sul ddl Zan. Iv vuole trattare, ma il Pd si impunta
La riunione dei capigruppo al Senato si conclude con un nulla di fatto. Lega e Fi aprono al dialogo, i giallorossi pretendono il voto martedì per portare in aula il testo il 13 luglio. Critici i renziani: «Così si rischia il pantano».l governo del socialista Sanchez vara il ddl che permetterà ai minori a partire dai 16 anni di cambiare genere senza consenso dei genitori. Le femministe sono sul piede di guerra.Lo speciale contiene due articoli.Una mediazione difficile, se non impossibile. La riunione di ieri pomeriggio dei capigruppo di maggioranza al Senato sul ddl Zan, se da un lato non ha fornito novità sostanziali rispetto a quanto non si sapesse già sulle posizioni di merito rispetto al testo anti-omofobia, dall'altro ha messo in chiaro la reale volontà di arrivare a un accordo di ogni partito. Da una parte ci sono la Lega e Forza Italia, che hanno sottolineato la necessità di una legge ma, al contempo, quella di mettere mano agli articoli 1, 4 e 7 del testo Zan, che si occupano rispettivamente della fluidità di genere, del reato di opinione e dell'istituzione della giornata nazionale contro l'omotransfobia. Quest'ultimo punto è così sensibile che la Santa Sede ha inviato una nota al governo italiano in cui si denunciavano possibili violazione del Concordato. Dall'altra, ci sono Pd, M5s e Leu, che hanno premesso a ogni discussione la ferma volontà di andare alla conta, martedì prossimo, sull'anticipo dell'esame in Senato del ddl Zan al 13 luglio, a prescindere dalla fine del suo iter in commissione. «Per noi», ha spiegato la capogruppo dem Simona Malpezzi, «rimane centrale il fatto di votare il calendario il 6 luglio e avere una data certa anche per i lavori stessi della commissione sul ddl Zan. La data certa dell'approdo in aula per noi è quella del 13 luglio». Le ha replicato, prima nel corso della riunione e poi di fronte ai cronisti, il suo omologo leghista Massimiliano Romeo, spiegando che il suo partito ha chiesto «modifiche anche abbastanza sostanziali» e aggiungendo che «si tratta di un tema delicato, non semplice da affrontare, che non auspicherebbe lavori parlamentari affrettati ma una profonda analisi, a partire dall'articolo 1 sulla questione della definizione del sesso e dell'identità di genere, della fluidità sessuale». Riferendosi poi alle criticità fatte presenti dal Vaticano nella nota, Romeo ha sottolineato che la Lega «ha chiesto una tutela vera della libertà di espressione che non può essere messa in pericolo solo perché qualcuno osa criticare alcune idee e poi sull'articolo 7, che riguarda il tema della scuola, non vogliamo nessun indottrinamento di Stato». Gli ha fatto eco la collega di Forza Italia, Anna Maria Bernini: «Noi vogliamo risolvere il problema della discriminazione e del pregiudizio ma la norma deve essere scritta bene, deve essere comprensibile, intellegibile e deve ottenere il risultato per cui è stata scritta», senza «giochetti strani» che porterebbero al suo affossamento. Nel mezzo, a porsi di fatto come forza della difficile mediazione, c'è Italia viva, che con Davide Faraone sta tentando di accorciare le distanze tra gli schieramenti. Faraone è prima intervenuto in riunione, sottolineando l'importanza di trovare un accordo di maggioranza su una legge contro l'omofobia e mettendo in guardia i presenti sul rischio del «pantano parlamentare» e dell'affossamento del provvedimento. Poi, al termine dell'incontro, ha diffuso una nota in cui si sottolinea la necessità che «il ddl Zan abbia un iter veloce e sicuro perché si approvi una legge che serve al Paese e per non impantanare il Senato che dovrà trattare ad ora sette decreti prima della pausa estiva». In ogni caso, ha aggiunto, «se non dovesse trovarsi un'intesa, Italia viva conferma che voterà per portare in aula la legge». Morale della favola: il tavolo è stato aggiornato a martedì prossimo alle 11. Per quel giorno, il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama e relatore del provvedimento Andrea Ostellari tenterà di portare all'attenzione dei presenti un'ipotesi di mediazione che possa accontentare tutti, tenendo conto delle richieste di modifica che nel frattempo gli saranno pervenute (il cui termine è stato fissato per domani). Resta però il fatto che si tratterà di una riunione su cui incombe la spada di Damocle di una forzatura: qualche ora dopo, infatti, è previsto il voto d'aula - non a caso evocato più volte ieri dai giallorossi - sulla modifica del calendario che potrebbe portare il ddl Zan in anticipo all'esame dell'Assemblea. In questo senso, quanto dichiarato dal capogruppo dem in commissione, Franco Mirabelli, lascia poco spazio ai dubbi: «La Lega si assume la responsabilità di impedire che il Parlamento riesca ad approvare una legge di civiltà contro l'omofobia. Il ddl Zan», ha aggiunto, «è già frutto di una mediazione e va portato in aula così come approvato dalla Camera. Deve essere chiaro che martedì si vota la calendarizzazione in aula del ddl, non si può aspettare». Non un viatico ideale, dunque, per Ostellari, cui è stata affidata la mission impossible di trovare un sentiero per il compromesso: «Vedremo il 6 luglio», ha detto quest'ultimo al termine della riunione, «se ci sarà una ipotesi condivisa. Io sono ottimista di natura, intanto adottiamo questa linea di lavoro che martedì verificheremo».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ancora-muro-contro-muro-sul-ddl-zan-iv-vuole-trattare-ma-il-pd-si-impunta-2653615688.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-spagna-fa-avanzare-la-legge-trans" data-post-id="2653615688" data-published-at="1625139738" data-use-pagination="False"> La Spagna fa avanzare la legge trans «Sarà legge». Ne è certa Irene Montero, ministro spagnolo delle Pari opportunità e madrina della normativa per il riconoscimento dei diritti delle persone transgender appena approvata dal Consiglio dei ministri. In piena settimana orgoglio pride a Madrid, la notizia ha fatto esultare il mondo Lgbt e sconvolto una buona fetta della società civile, per nulla convinta che sia un progresso permettere l'autodeterminazione dell'identità di genere a prescindere da qualunque perizia medica o psicologica. Basterà avere 16 anni e chiedere il cambio di sesso e di nome all'anagrafe, senza bisogno del consenso dei genitori (rimane necessario a partire dai 14 anni, dai 12 si potrà fare con l'assenso di un giudice) e senza dover dimostrare di aver fatto una cura ormonale. La ribattezzata legge trans voluta dalla Montero, compagna di Pablo Iglesias, l'ex vicepremier del socialista Pedro Sanchez che ha abbandonato la politica dopo il tonfo della sinistra radicale alle Regionali di Madrid, sarà sottoposta al dibattito e all'eventuale approvazione del Parlamento ma il voltafaccia dei socialisti, che dopo essersi astenuti a maggio adesso hanno votato a favore per timore delle minacciate manifestazioni di protesta durante le celebrazioni del pride, lascia intuire che ormai il percorso è in discesa. Tra le norme previste dalla legge, risultato della fusione di due ddl che facevano parte del patto di governo di Psoe e Unidas podemos, sono previste multe pesantissime in caso di discriminazione intesa anche come rifiuto di dare in affitto un appartamento a una coppia gay o lesbica. Il proprietario non è libero di scegliere chi mettere dentro casa sua, per convinzioni personali, religiose o solo perché teme di avere inquilini più fastidiosi da gestire: il suo no potrà costargli fino a 150.000 euro. Una minoranza sarà così libera di imporre la sua presenza ovunque, applicando un'altra sfumatura della nuova dittatura gender. La legge proibisce le «terapie di conversione» dell'orientamento sessuale, quindi un genitore non potrà più chiedere aiuto a uno psicoterapeuta se il figlio minorenne manifesta dubbi sulla propria identità di genere. Se ci prova, pagherà una multa di 150.000 euro. Abolito anche il divieto per le lesbiche di accedere alle tecniche di riproduzione assistita se non sono coppia, lo potranno fare a spese del Servizio sanitario nazionale senza bisogno di essere unite civilmente. Il diritto viene esteso pure alle trans «in grado di avere figli». Quel bambino dovrà scoprire di essere cresciuto nel grembo di una donna che ora si dice uomo. La rabbia delle femministe nei confronti del Psoe è cresciuta all'inverosimile e la promessa è di non votare più il partito del premier Sanchez, perché il collettivo non può essere d'accordo sul «trasformare gli esseri umani in mostri», ha tuonato Lidia Falcón, fondatrice del movimento in Spagna. «Se essere donna è un'opzione, il nostro agire smette di avere un senso perché si cancellano le donne», ha tuonato la filosofa Rosa María Rodríguez Magda, una delle tante voci che protestano da mesi, ripetendo che «i desideri, le voglie non sono diritti» e chiedendo «di lasciare in pace i bambini». Non mancano, nel nuovo disegno di legge, norme fumose quanto pericolose, perché rappresentano pesantissime violazioni del diritto di esprimere il proprio pensiero. Per esempio, si legge che saranno perseguibili quei testi o contenuti didattici che collocano le persone Lgbt in una condizione di inferiorità quanto a dignità. Ma se uno scrive che i trans non devono sfruttare la donna per soddisfare il desiderio di avere figli mediante l'utero in affitto, sicuramente qualcuno potrà trovare l'espressione offensiva e non dignitosa per le coppie non etero. Così come succederà anche da noi se passa il ddl Zan.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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