2019-06-29
Anche il Pride si butta sulla capitana. Sfilata aperta dal carro pro migranti
Nella parata milanese, simboli per la Sea Watch e bandiera arcobaleno modificata in onore dei «naufraghi». Intanto i Giovani democratici protestano contro le multinazionali rainbow: «E i diritti dei vostri lavoratori?».Orgoglio gay, multinazionali, immigrati e Sea Watch: il Pride che sfilerà oggi a Milano (si parte alle 15.30 da piazza Duca d'Aosta per arrivare in piazza Oberdan) segna un po' la quadratura del cerchio di tutto un immaginario culturale, la sintesi plastica di un'intera agenda politica.Il carro stesso che aprirà la sfilata sarà tutto un programma: la colonna sonora sarà una selezione musicale di brani provenienti da Paesi poco gay friendly come Senegal, Nigeria, Libia, Pakistan e Russia e lo striscione di apertura vedrà una «rainbow flag» arricchita di un nuovo colore: l'oro, il colore del tessuto delle coperte termiche con cui vengono soccorsi i naufraghi nel Mediterraneo. Il dramma dei barconi ridotto a simbolo mercificato, a rappresentazione cromatica di una nicchia sociologica, a gioco di società gender. Degna conclusione, del resto, di una manifestazione che si è aperta con i calzini arcobaleno del sindaco Beppe Sala. Non è l'unica trovata di questo tipo che sarà possibile osservare al Pride. Per stare sull'attualità e non mancare di schierarsi sul caso del momento, infatti, gli organizzatori hanno pensato bene di esprimere un segnale di vicinanza alla povera Carola Rackete. Milano senza muri ha chiesto di indossare un nastro azzurro in segno di solidarietà con la Sea Watch. Ma che c'entra la barca delle Ong con le rivendicazioni degli omosessuali? In senso stretto nulla, come ha fatto notare Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega: «La sfilata del Milano Pride sarà aperta da un carro dedicato appositamente ai migranti, mentre la piattaforma Insieme senza muri ha invitato i partecipanti a indossare un nastro azzurro per esprimere solidarietà al capitano della Sea Watch 3. A questo punto vorrei capire cosa c'entrino i migranti e una nave che ha palesemente violato le leggi italiane coi diritti della comunità gay. Non ha nessun senso mischiare le due cose perché non sono collegate in alcun modo: ancora una volta la sinistra non ha perso occasione per dimostrarsi anti italiana tirando in ballo ancora come sempre gli immigrati. Proprio non ce la fanno: gli extracomunitari sono la loro ossessione». In effetti, è difficile individuare un trait d'union, se non, appunto, l'attenzione morbosa della sinistra per qualsiasi causa relativa a qualche minoranza. E pazienza se nei quartieri delle città europee a più alta densità immigrata l'omosessualità è vista come fumo negli occhi, pazienza se, salvo quelli che vogliono strappare uno status fraudolento da rifugiato millantando discriminazioni di genere in patria, la maggior parte dei migranti sia portatrice di visioni spiccatamente omofobe. Gli organizzatori, tuttavia, la mettono giù diversa: «Il Pride è occasione per parlare non solo dei diritti delle persone Lgbt ma più in generale di rispetto dei diritti umani e di solidarietà». Ma certo, si può parlare di tutte le problematiche sociali, ci mancherebbe. Peccato che gli unici operai che saranno rappresentati alla sfilata saranno fra i cosplayer dei Village People. Le multinazionali, invece, loro sì che ci saranno. Per averne conferma basta dare un'occhiata allo sterminato elenco di aziende che sponsorizzano l'evento milanese. Troviamo, tra gli altri, AirItaly, Coca Cola, l'immobiliare Idealista, Just Eat, Accenture, Durex, Ebay, Feltrinelli, Foodspring, Gilead, Google, Microsoft, Paypal, Redbull, Tannico, Amazon, Burger King, Danone, Deliveroo, Dell, Diesel, Facebook Italia, LinkedIn, M&C Saatchi, Nestlé, Starbucks... Tante le iniziative che cercando di cavalcare l'onda rainbow: le librerie Feltrinelli promuovono la raccolta bibliografica di 70 titoli a tema omosex, Burger King lancia il panino dell'inclusione, Vitasnella la bibita «Linfa Unicorno», Deliveroo la «Special rainbow cake», mentre Halldis (società di affitti brevi) e Ostello Bello Grande dedicano sconti a tutti i partecipanti alla parata.Una ruffianeria talmente smaccata che, alla fine, qualche voce timidamente critica a sinistra si è levata davvero, il che, vista l'aria che tira, ha quasi del miracoloso. I Giovani democratici Milano hanno infatti condannato con una nota quello che hanno definito «rainbow washing», cioè il «lavaggio arcobaleno» con cui troppe multinazionali si sono date una patina di rispettabilità politicamente corretta. «Siamo rimasti colpiti», scrivono, «di fronte alla decisione di due aziende ormai parte della quotidianità milanese, quali Deliveroo e Just Eat Italia di sponsorizzare questa manifestazione, offrendo un supporto dunque non solo ideale ma anche economico alla promozione dell'uguaglianza e della lotta alle discriminazioni. Siamo però fermamente convinti che il progresso ed una società migliore si raggiungano solo se i diritti civili si accompagnano ai diritti sociali, come quelli sul lavoro. Per questo chiediamo a gran voce che le aziende Deliveroo e Just Eat, così come hanno saputo giustamente riconoscersi nelle battaglie del Pride milanese per i diritti civili, dimostrino la stessa sensibilità per i diritti dei propri lavoratori». Chissà se li ascolteranno.