2019-06-21
Ancelotti è primo nella classifica dei mister vincenti
Percentuali oltre il 50 per cento per Antonio Conte e Simone Inzaghi. Al neo rossonero Marco Giampaolo il compito di ribaltare i pregiudizi.I mostri sacri della panchina, quei guru che si presentano con l'arroganza dei «numero uno», suscitando entusiasmi nella tifoseria, infiammando gli animi con le polemiche in sala stampa non sempre alla fine portano a casa i risultati. Chi si presenta con l'aura dell'invincibilità è più facile che illuda e invece di alzare la coppa dei campioni a volte finisce col bere dall'amaro calice della delusione. Ecco, avete presente quei mostri del pallone? Decisamente mister Marco Giampaolo che dal 9 luglio guiderà i calciatori del Milan non appartiene a tale categoria a volte luccicante, a volte vanagloriosa. Un po' tutti nell'ambiente riconoscono a Giampaolo, nato a Bellinzona, ma di origini abruzzesi, un particolare garbo, uno stile contenuto molto lontano dalle effervescenze di un José Mourinho o di un Maurizio Sarri. Ad accompagnarlo in verità è anche un curriculum personale che in un certo qual modo predispone all'umiltà francescana. Diciamola tutta, tra gli allenatori in servizio nella massima categoria italiana mister Giampaolo è quello che ha vinto di meno. I suoi numeri ci dicono che può solo migliorare: 370 partite come allenatore (dal Giulianova al Milan passando per Cagliari e Sampdoria), di cui 125 vinte e molte di più perse: 149. 97 i pareggi. Con questa arida matematica Giampaolo parte dal fondo della classifica degli allenatori della serie A; immediatamente sopra di lui Eugenio Corini che allena il Brescia e Roberto d'Aversa sulla panchina del Parma. Giampaolo è stato un vincente solo nel 33 per cento delle volte in cui si è seduto in panchina. Spostandoci ai vertici della classifica dei vincenti troviamo Carlo Ancelotti del Napoli (ma con un passato al Milan) che ha vinto nel 58 per cento delle sue 1.083 partite da allenatore e Antonio Conte di cui pure si era ipotizzato un passaggio alla panchina del Milan che ha vinto 237 delle sue 409 partite, con una percentuale di vittorie molto simile a quella di Ancelotti: il 57,95 per cento. Il paradosso è che una tra le squadre più blasonate si ritrova oggi ad avere l'allenatore più modesto. A questo punto tutta una serie di considerazioni potrebbero giocare a favore di Giampaolo, a partire dall'evangelico «i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi». Tutti i numeri citati riguardano il passato, ma domani è sempre un altro giorno. Chi è salito sul picco più alto, più facilmente può cadere. E Giampaolo dalla prima partitella di luglio può solo migliorare il suo ranking…Ecco, esaurite le frasi di prammatica, ritorniamo ai numeri e ai confronti matematici un po' impietosi. Il numero uno per antonomasia, Mourinho, nella sua carriera di allenatore ha una percentuale di vittorie quasi doppia rispetto a quella di Giampaolo, con 909 partite di cui 589 vinte e appena 134 perse. Ancora più stratosferici sono i numeri di Pep Guardiola che è uscito vincente dal 72,9 per cento delle gare professionistiche affrontate. Più vicino, si fa per dire, ai numeri di Giampaolo è l'allenatore del momento, mister Sarri che, nelle sue 811 partite da professionista, risulta vincente nella quasi metà dei casi: nel 46,36 per cento. Ma, diciamolo, non si vive di soli numeri. C'è qualcosa che avvicina Giampaolo ai mostri sacri appena citati. Non il numero di trofei e di vittorie, ma comunque qualcosa c'è. Giampaolo porta al Milan il preparatore atletico Stefano Rapetti, uno dei migliori specialisti sul mercato, ma soprattutto l'uomo che all'ombra di Mourinho fu tra gli artefici del triplete interista del 2010. Di Sarri invece Giampaolo si porta appresso la stima. Sarri ha dichiarato infatti nella sua conferenza stampa di presentazione alla Juventus: «Io sono contento per il fermento che vedo in A perché c'è un bel movimento di allenatori: Conte… Giampaolo, che ritengo uno dei giovani più interessanti e che finalmente è su una grande panchina».A parte le parole di incoraggiamento c'è qualcosa di Sarri anche in Giampaolo. Ce lo spiega Giuseppe Gaglione, già vignettista del Guerin Sportivo, commentatore sportivo sui focosi canali napoletani e «sarrista» dichiarato. Come tratteggiare la figura di questo anti-guru della serie A? «Giampaolo somiglia a Sarri per la sua spinta offensivista. È grande per idee e strategie prefissate, ma le sue squadre un po' si afflosciano nella seconda metà del campionato. Ha raggiunto i suoi risultati più significativi - in riferimento alle condizioni di partenza - nel Cagliari, mostrando anche sprazzi di gioco molto godibile, ma è tutto da vedere se riuscirà a resistere alle tensioni di una grande piazza come quella della Milano rossonera». Insomma un allenatore di belle speranze, speranze che sono ancora tutte da dimostrare. Nella estate del calcio che sta per schiudersi Giampaolo ha il vantaggio di non essere l'allenatore da battere. Il «lei non sa chi sono io» non gli appartiene e non solo per i numeri un po' risicati sopra esposti, ma soprattutto per lo stile sobrio da persona educata. Il che, in un mondo di palloni gonfiati non è poco. I risultati arriveranno, dovrebbero.
Martha Argerich (Michela Lotti)
Ecco #DimmiLaVerità del 4 settembre 2025. La nostra firma di punta di politica Flaminia Camilletti espone alcune considerazioni sulle regionali, a partire dal Veneto il centrodestra cerca i candidati a presidente.