2023-12-06
Altro sexy scandalo a Sciences Po
Accuse di «violenze coniugali» per il direttore Mathias Vicherat. La culla della «gauche caviar» torna al centro della bufera, dopo i casi di pedofilia, incesto e pure una morte sospetta. Ennesimo scandalo per l’Istituto di studi politici di Parigi, noto a tutti come Sciences Po, che è un po’ la culla dell’élite francese. Un’élite di sinistra, ovviamente: di quella gauche caviar sempre con il ditino alzato e la puzza sotto al naso. A finire nella bufera, stavolta, è stato il nuovo direttore dell’istituto in persona, Mathias Vicherat. L’accusa è di quelle che, nei salotti buoni del progressismo radicale, pesano parecchio: violenza coniugale. E cioè violenza di genere, per usare un termine oggi tanto à la page. Ma andiamo ai fatti. Sia Vicherat che la compagna hanno passato in carcere la notte tra domenica e lunedì. Tutto è partito dalla donna, che la sera si è presentata al commissariato del VII arrondissement parigino, lamentando che Vicherat le avrebbe dato uno spintone che l’avrebbe fatta cadere a terra. Inoltre, la signora ha affermato che, sei settimane prima, il direttore di Sciences Po le avrebbe anche rotto il polso, sebbene in quel caso non avesse sporto denuncia. Poco dopo è arrivato alla stazione di polizia lo stesso Vicherat, che davanti ai gendarmi ha accusato la compagna di avergli dato uno schiaffo. Per non saper né leggere né scrivere, gli agenti li hanno fatto accomodare in cella entrambi. Il fermo di polizia è stato quindi revocato nel tardo pomeriggio di lunedì, ha fatto sapere la Procura di Parigi. La quale ha precisato che è ancora in corso l’indagine per appurare tutti i fatti: «L’unità medico-giudiziaria», ha spiegato il pm, «non ha riscontrato per nessuno dei due una totale inabilità al lavoro e nessuno dei due, in questa fase, ha voluto sporgere una denuncia formale».Ma chi è Mathias Vicherat? Alto funzionario di 45 anni, è un ex alunno di Sciences Po, da cui è uscito nel 2000. In seguito è stato compagno di corso di Emmanuel Macron all’Ena, la fucina della classe dirigente transalpina. Prima di diventare un «enarca», Vicherat lavorò anche con Jean-Luc Mélenchon, che allora era ministro delegato all’Educazione, e fu attivo nell’Unef, il sindacato degli studenti della sinistra socialista. Il quotidiano Le Parisien ne fa il seguente ritratto: «Questo quarantenne ben curato suscita i commenti più disparati dei suoi ex colleghi e collaboratori: “intelligente”, “brillante”, “laborioso”, ma anche “arrogante” o “piccolo marchese”». Insomma, il radical chic perfetto.La sua carriera è brillante: è di stanza presso la Direzione generale della polizia nazionale (Dgpn), serve come capo di Stato maggiore del sindaco di Parigi (prima Bertrand Delanoë e poi Anne Hidalgo), per poi diventare vicedirettore generale della Sncf (le ferrovie francesi) e poi segretario generale di Danone. Nel 2021, eccolo quindi rilevare l’incarico di direttore di Sciences Po. La sua nomina arriva in un momento turbolento: è appena finita l’era di Frédéric Mion, iniziata nel 2013 e finita malissimo con lo scandalo legato a Olivier Duhamel. Chi era costui? Nientemeno che l’ex presidente della Fondazione nazionale di scienze politiche (Fnsp), che finanzia Sciences Po. Duhamel, stimato giurista, era stato accusato di pedofilia e incesto da Camille Kouchner, la figlia dell’ex ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: il suo libro La famiglia grande è stato un vero caso letterario in Francia, con rivelazioni che hanno compromesso la reputazione della sinistra parigina. Se a tutto ciò aggiungiamo la misteriosa morte dell’ex direttore Richard Descoings, avvenuta in un albergo newyorchese nel 2012, il quadro per Sciences Po si fa sempre più fosco.Ecco, Vicherat ascende al trono in questo momento difficile. Deve essere lui a ripulire l’immagine dell’istituto. Le sue prime parole sono roboanti: «Daremo la priorità assoluta alla lotta contro la violenza sessuale e sessista». Ora, però, arriva la notte in cella e, con ogni probabilità, la fine del suo breve (e inglorioso) regno: «Riteniamo che Mathias Vicherat non possa rappresentare l’istituzione e, se questi fatti saranno provati, chiederemo le sue dimissioni», ha dichiarato Inês Fontenelle, vicepresidente del consiglio d’istituto.
Beppe Sala (Getty Images)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)