2025-10-06
Politici, amanti, corruzione. C’è un altro fascicolo sull’ex pm di Garlasco
Ll’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (Ansa)
A Brescia sentita come testimone una rumena amica intima di Venditti. A chiamarla in causa un «pentito» che ha parlato pure di «pizzini» consegnati al leghista Ciocca.Nelle carte inedite dell’inchiesta «Clean 2» tutti i retroscena sulla vita «sopra le righe» dei militari che lavoravano nello «stanzone» alle dipendenze del magistrato. Tra Porsche, gioco d’azzardo e viaggi esclusivi.Lo speciale contiene due articoli.Non poteva mancare una donna dei misteri anche nelle indagini che coinvolgono l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, sotto inchiesta per corruzione a Brescia in due diversi filoni. Uno di questi è collegato all’omicidio di Chiara Poggi e ha portato alle perquisizioni del 26 settembre scorso. In questo caso l’ex magistrato è sospettato di avere fatto archiviare in cambio di denaro la posizione di Andrea Sempio, presunto assassino della ragazza uccisa nel 2007.Ma sottotraccia c’è almeno un altro procedimento che coinvolge Venditti e che sarebbe nato nell’ambito di un’inchiesta sui carabinieri che collaboravano con l’ex toga in Procura (vedere articolo a fianco). L’avvocato Domenico Aiello, che difende l’ex aggiunto, ha confermato l’esistenza di un secondo fascicolo relativo a un altro episodio di corruzione. A Brescia sarebbero finiti sotto osservazione i legami di Venditti con il mondo imprenditoriale pavese.Sui media è già emerso il discusso rapporto dell’ex toga con i fratelli Cristiano e Raffaele D’Arena (proprietari di un ristorante di lusso frequentato da Venditti e della Esitel che realizza intercettazioni per la Procura) e con l’ex europarlamentare leghista Angelo Ciocca, titolare di uno studio tecnico a San Genesio, alle porte di Pavia. Per approfondire quest’ultima frequentazione, la scorsa primavera, la procuratrice Claudia Moregola ha convocato un’avvenente quarantunenne rumena, Cornelia Brindusa, detta Brenda, per farle alcune domande spinose.Il primo a parlare di Brenda ai magistrati è stato il costruttore «pentito» (nell’inchiesta Clean 2) Carlo Primo Boiocchi che ha venduto a metà prezzo una villa con piscina al maresciallo dei carabinieri Antonio Scoppetta (la moglie lavora per Ciocca), per un periodo stretto collaboratore di Venditti in Procura.Accusato di induzione a dare e promettere utilità, all’uomo, che ha scelto di collaborare con gli inquirenti, è stata concessa la «messa alla prova». «Scoppetta mi diceva che era solito fare da tramite, consegnando dei “pizzini” da Venditti a Ciocca e viceversa» ha dichiarato Boiocchi a verbale a fine 2024. «Utilizzava questa espressione: “Vado a prendere o a portare le ricette”. Gli chiesi che cosa volesse dire: mi rispose che si trattava di comunicazioni che intercorrevano tra Ciocca e Venditti e che lui consegnava per conto di entrambi, perché Venditti si fidava di lui».Nell’occasione Boiocchi ha citato anche Brenda e il marito «camparo e giardiniere», Matteo Cipolla: «Scoppetta mi aveva raccontato che erano vicende riservate. Anche la signora Brenda era a conoscenza di queste cose. Chi è Brenda? È una ragazza rumena che seguiva la campagna elettorale di Ciocca ed era molto amica di Venditti. Si vantava di essere uscita a cena con Venditti e Ciocca. Brenda lavorava a casa di mia suocera, e in quelle occasioni, mi parlava di queste cose».Con noi la teste ha ammesso di avere iniziato a lavorare in Italia come addetta alle pulizie, ma che a casa della madre di Boiocchi si era occupata solo di sistemare una stufa. L’imprenditore ha raccontato anche altro: «Brenda mi consigliava di cambiare avvocato. Quando ha saputo che ero agli arresti domiciliari, mi proponeva di prendere un legale amico del dottore. Quando sono stato scarcerato, lei continuava a chiedere a mia suocera come mai fossi uscito di prigione, se per caso avevo “cantato”».Boiocchi ha tirato in ballo anche il marito della rumena: «Matteo Cipolla ha preso una multa di circa 6.000 euro, si è lamentato ed essendo Brenda amica di Venditti e Venditti capo di Antonio, gli avevano tolto la multa. Questa cosa mi è stata detta anche da Scoppetta». E confermata da Cipolla.Ma nel verbale di Boiocchi abbiamo trovato anche questa interessante informazione: «Mi è stato riferito che Brenda è stata chiamata a Brescia per essere sottoposta a interrogatorio». Per avere conferma della notizia abbiamo contattato la stessa Brenda, la quale ha risposto per quasi due ore alle nostre domande. In Procura, la testimone ha dovuto, innanzitutto, riferire di alcuni incontri conviviali a cui ha partecipato in un ristorante di Pavia, Al Cassinino, insieme con Ciocca e Venditti.«A questi pranzi non partecipavo solo io, ma c’era anche un’ex fidanzata di Ciocca che cercava, in quel periodo, di riavvicinarsi a lui. Si tratta di un’ex consigliera della Regione Lombardia. Io e Mario, il dottor Venditti, che conosco da una quindicina di anni, facevamo un po’ da Cupido, per fare riavvicinare questi “ragazzi”».Brenda ci ha confermato di avere seguito con grande entusiasmo tre campagne elettorali di Ciocca («Sono molto appassionata di politica, anche se mia madre, che è rimasta ferma ai tempi di Ceausescu, non mi ha fatto studiare») e di non credere alle accuse che sono piovute addosso ai suoi due amici.Ciocca, ex europarlamentare leghista in rotta con il suo partito, è stato prima condannato e poi assolto per la Rimborsopoli regionale. Nel 2025 la Procura di Pavia lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di istigazione alla corruzione. Il marito di Brenda, Matteo, appartiene a una storica famiglia di San Genesio, dove Venditti ha vissuto con la ex moglie e Ciocca è cresciuto. «Mio marito Matteo e Angelo sono cresciuti insieme, andavano nella stessa scuola, abbiamo una foto di loro che vanno in giro per le vie del paese con un pony. Ciocca era un po’ il Brad Pitt del paese». E Venditti? «Mio marito faceva il giardiniere nel tennis club dove il dottore, io lo chiamo così, era consigliere d’amministrazione. E dopo che Matteo ha vinto un appalto, lui lo riprendeva, perché è una persona molto puntigliosa. Si sono conosciuti in questo modo».A Brescia si sono dimostrati molto interessati ai rapporti tra Venditti e Ciocca: «Mi hanno chiesto se io avessi assistito a qualche racconto, se Venditti informasse Ciocca su qualcosa, ma i nostri incontri erano sempre finalizzati a questa fidanzata che poi se ne è fatta una ragione». Ribadisce: «Loro mi hanno chiesto se io avessi assistito, come dire, a qualche racconto di Mario… se dicesse qualcosa a Ciocca… a parte che non mi ricordo che ci fossero indagini su Angelo all’epoca… ma lui non ha mai detto niente». Dunque, i pm volevano sapere se Venditti informasse Ciocca sull’attività della Procura, è corretto? «Sì, e io ho detto di non avere mai sentito niente, anche perché il dottore non parlava mai di queste cose, i nostri pranzi erano finalizzati a far rimettere insieme queste due persone». E, secondo lei, i magistrati le hanno creduto? «Io non lo so, certamente ho detto quello che sapevo e il sostituto procuratore mi ha chiesto se alla fine l’ex fidanzata si fosse rassegnata».Ma la domanda più imbarazzante è stata un’altra. E a rivelarcela è la stessa intervistata: «Mi hanno chiesto: “Lei era l’amante del dottor Venditti e di Ciocca?”». Brenda, con noi, sbuffa: «Contemporaneamente è un po’ difficile». La testimone, sentita per circa mezz’ora, ha negato entrambe le relazioni e ha ricordato che sono tutti e due amici di famiglia. Venditti frequenta casa sua, conosce il suo compagno, i suoceri, passa a prendere ortaggi, uova, funghi. «Ho detto a mio marito: “Guarda che questi mi fanno passare per l’amante di Venditti”. Lui ha fatto spallucce: “Ma quando mai”… se non fosse una persona che frequenta casa mia capirei… ma viene nella mia cascina, dai».Brenda prova a scherzarci su: «Se io dovessi avere un amante, detto tra noi, lo cercherei più giovane… ho 41 anni… se il dottore avesse avuto vent’anni in meno magari ci avrei fatto un pensierino, ma così no». La versione della semplice amicizia è stata sostenuta anche a Brescia: «Alla pm ho detto: “Guardi che io Venditti lo considero il padre che non ho mai avuto”. Gli raccontavo tutto, lui mi parlava della sua famiglia, della figlia che fa il magistrato a Lodi, mentre l’altra lavora in una multinazionale dove era impiegato pure mio fratello, ma questa è solo una coincidenza. Venditti conosce benissimo la mia vita, il mio rammarico più grande, che è quello di non avere potuto studiare. Lo chiamo tante volte, piango, mi sfogo: “Dottore che cosa ho fatto io di male?”. Lui, quando lo cerco, c’è sempre, più di mio marito. Tante cose a Matteo neanche le dico perché ci rimarrebbe troppo male e al dottore sì perché mi dà forza e, comunque, ha un’altra età. Io sono praticamente la sua terza figlia. Si è instaurato un rapporto speciale: mi ha visto piangere, è venuto a casa mia, mi ha asciugato le lacrime».Sospira: «Spero di vederlo nei prossimi giorni perché non è in una bella situazione».Brenda, che è una persona assai loquace («Ho una memoria straordinaria e mi sarebbe piaciuto fare la giornalista»), ci spiega nel dettaglio le conversazioni con Venditti: «Le mie telefonate con il dottore riguardano la geopolitica, quello che succede nel mondo. Io e lui ci sentiamo quasi tutti i giorni. Quando gli ho riferito che ero stata chiamata a Brescia mi ha detto: “Brenda, vada e dica la verità”». Dopo la sua testimonianza avrete riaffrontato l’argomento? «L’unica cosa che gli ho detto, senza che lui mi chiedesse nulla, è che mi avevano fatto le domande su di lui e su Ciocca».Che cosa le ha risposto? «“Ok. Ha detto la verità?”. Ed è finita lì, glielo giuro». Di possibili ipotesi di reato non avete discusso? «Assolutamente no, ma lui, che è un ex magistrato, sa come funzionano queste cose. All’epoca si parlava solo dell’inchiesta Clean 2 sui carabinieri e, dopo alcune perquisizioni della Gdf, i giornali avevano fatto riferimento a un’indagine sui rapporti tra la magistratura e la politica. Per me la magistratura era Venditti e la politica era Ciocca».La testimone ammette di utilizzare con l’ex procuratore aggiunto un linguaggio confidenziale: «A lui mi sono rivolta anche con parole affettuose, come tesoro, non lo nego […], ci saremo scambiati parole carine… anche con Angelo ero molto affettuosa, forse hanno trovato dei messaggi... ma io non ho niente da nascondere, non ho paura, si tratta di amici di famiglia e mio marito è pronto a confermare quanto dico».Con Brenda, Venditti avrebbe condiviso anche i giudizi sui carabinieri che lavoravano con lui: «Mi diceva che ricordava a Maurizio Pappalardo di fare il carabiniere anche perché non lo sopportava molto. Pure con Scoppetta non è che… Venditti era un tipo un po’ solitario, non si fidava di nessuno, con questi signori aveva rapporti di lavoro, da quello che mi diceva, non li ha mai potuti vedere». E Silvio Sapone, l’ex capo dell’aliquota dei carabinieri che operava in Procura, pure lui perquisito il 26 settembre da non indagato? «L’ho incrociato le poche volte che sono andata a trovare Venditti in ufficio. Un giorno mi disse scocciato: “Ma lui lo sa che lo cerca?”. Ho risposto tranquilla: “Sì, gli ho mandato un messaggino”. Ha voluto controllare se fosse vero. Quando scrivevo al dottore e gli chiedevo se potessi passare a salutarlo, lui la maggior parte delle volte mi rispondeva: “Certo Brenda”. In alcuni casi, invece, mi ha scritto che era impegnato. In un’occasione dentro al suo ufficio c’era il comandante della Guardia di finanza di Pavia e me lo ha presentato. Il nome, però, non lo ricordo».Del caso di Garlasco Venditti le ha mai parlato?«No, non mi ha mai raccontato niente del suo lavoro. Neanche di Sempio, è sempre stato discreto».E avete commentato la perquisizione?«Lo avevo sentito il giorno prima perché mi aveva chiamato per chiedermi di mio suocero che è stato ricoverato in un centro di riabilitazione… il lunedì successivo, si è presentato a casa nostra perché mi voleva fare gli auguri di compleanno, visto che sono nata il 29 settembre, e non aveva più i nostri numeri, dal momento che gli avevano sequestrato il telefonino. C’erano mio marito e mia suocera. Mi ha contattato da casa e io gli ho detto: “Dottore, mi fa molto piacere sentirla, spero che lei stia bene”. Mi ha risposto: “Tutto ok Brenda, non si preoccupi”. Poi l’ho risentito e ci siamo un po’ confrontati: “Ha visto la televisione?”, “Ha sentito che cosa hanno detto?”». Brenda ha visto e sentito tutto. E spera che il «dottore» o «Mario», come ha chiamato con noi Venditti senza fare troppa distinzione, risolva presto i suoi guai giudiziari.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/altro-fascicolo-ex-pm-garlasco-2674156658.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tra-condanne-viaggi-e-bella-vita-faro-sui-carabinieri-legati-alla-toga" data-post-id="2674156658" data-published-at="1759748545" data-use-pagination="False"> Tra condanne, viaggi e bella vita. Faro sui carabinieri legati alla toga «Ci diceva che non sapevamo vivere». Una frase riferita al maggiore in quiescenza Maurizio Pappalardo, ex comandante dell’aliquota dei carabinieri della Procura di Pavia, e pronunciata da chi subiva gli atteggiamenti da sbirri della squadra ristretta che lavorava in Procura sui dossier più delicati con l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, magistrato indagato a Brescia per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari legata alla prima archiviazione dell’inchiesta su Andrea Sempio per il delitto di Chiara Poggi a Garlasco. Parole che, nelle carte dell’inchiesta Clean 2, diventano la chiave per comprendere dall’interno i meccanismi della polizia giudiziaria ripulita all’arrivo del nuovo procuratore Fabio Napoleone.Non è uno sfogo di un collega invidioso. È la testimonianza di chi quel mondo lo ha vissuto dall’interno. A pronunciarle è Lucio Antonio Rossetti, maresciallo dei carabinieri per anni sotto il comando di Pappalardo. «È stato», rammenta Rossetti, «il peggiore comandante che avessi mai avuto. Ci umiliava. Ci chiamava coglioni. Lui, invece, mangiava tutti i giorni al ristorante e indossava abiti firmati e guidava un’Audi Q5». Nel 2021 compra una Porsche Macan. La intesta alla mamma novantenne fino alla morte della donna. E, stando ai racconti dei suoi sottoposti, voleva pure che qualcuno si prendesse cura dell’auto. Il carabiniere Giovanni Pais ha riferito agli inquirenti: «Ho avuto uno scontro anche personale (con Pappalardo, ndr), perché un giorno pretendeva che andassi a lavargli la Porsche». E poi c’era la sua squadretta. Un gruppo che, secondo le informative della Guardia di finanza, ruotava attorno a Pappalardo come fanno le api con il miele. «Voi non sapete vivere», ripeteva Pappalardo.E in effetti lui viveva meglio di tutti: ristoranti stellati, viaggi, relazioni. Il cerchio si stringe due anni fa attorno al maggiore (attualmente a processo) e ad Antonio Scoppetta, maresciallo dei carabinieri forestali, che in primo grado, difeso dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni (lo stesso della famiglia Poggi) ha rimediato una condanna a 4 anni e 6 mesi col rito abbreviato per i reati di stalking e corruzione. Gli imputati sono due, ma la storia riguarda tutti. Anche Scoppetta, descritto dai finanzieri come un ludopatico (con due conti da gioco accesi online e 50.000 euro di spese annue rispetto a poco più di 20.000 euro di stipendio), a sentire i suoi colleghi, se ne sarebbe andato in giro su un’auto di lusso. È il maresciallo Antonio Pontillo a riferirlo: «Ricordo che quando l'ho conosciuto, Scoppetta, aveva una Porsche. Mi aveva detto però che aveva pagato canoni per anni. Mi pareva che il suo stile di vita lussuoso, però, fosse più apparenza che sostanza». Il resto del gruppo, in gran parte, non è finito sul registro degli indagati, ma è citato nelle informative per rapporti diretti, incontri, favori, scambi di messaggi in chat, pranzi e cene. Appaiono tra i più legati a Pappalardo il luogotenente della Guardia di finanza Andrea Cuzzoli e una serie di carabinieri: l’appuntato scelto Gabriele De Bonis, l’appuntato Antonio Rosciano, il brigadiere Daniele Ziri (indagato), il maresciallo Giuseppe D’Andrea, Silvio Sapone, luogotenente dei carabinieri in congedo, all’epoca nell’aliquota, delegato alle indagini su Garlasco e perquisito su disposizione della Procura di Brescia.Un mosaico di relazioni, spesso valutate come «improprie» durante le indagini, che racconta come funzionava la squadra del procuratore. «A partire dal 30 novembre 2017», ricorda ancora Pontillo, «sono stato sistemato all'interno del cosiddetto “stanzone”». Era un grande open space alle porte della Procura. E, a sentire chi ci lavorava, era diventato il tempio degli investigatori eletti. «Quello che li accomunava», racconta Pontillo, «era anche il fatto che fossero soggetti di fiducia del dottor Venditti». Poi spiega: «Far parte di quella stanza era l'unico modo per poter svolgere indagini sulla pubblica amministrazione. Ed è per questo che io ci tenevo a farne parte». Scoppetta e Sapone, stando ai ricordi del collega, «spesso si allontanavano per parlare delle loro cose e quando rientravano emergeva che si erano recati dal dottor Venditti». Dove rimanevano anche un paio di ore.Nello «stanzone» si parlava anche delle intercettazioni. «Ricordo di aver fatto presente che gli affidamenti per le intercettazioni erano troppo sbilanciati a favore di Esitel». Non una società qualsiasi. I proprietari, i fratelli Cristiano e Raffaele D’Arena, hanno anche il ristorante di lusso da Lino, uno dei più frequentati dal team di Venditti. Ma il militare faceva troppe domande. E passò per un ficcanaso. «Fui accusato», verbalizza il militare, «di aver ascoltato le conversazioni della dottoressa Giulia Pezzino (la pm che ha indagato con Venditti su Sempio e che di recente si è dimessa dall’ordinamento giudiziario lasciando la toga, ndr) dalla porta della sua stanza». Non solo: «Credo di essere stato punito per il fatto che avevo iniziato a contestare alcune iniziative di Sapone».Anche il collega Danilo Tigre riferisce della presenza di Pappalardo in Procura: «Aveva degli incontri riservati con il dottor Venditti, cessati nel momento in cui è arrivato Napoleone». Toccava a lui avvisare Sapone della presenza di Venditti in Procura: «Mandavo a entrambi un messaggio “il capo è arrivato" e loro arrivavano ed entravano nella stanza, dove passavano molto tempo». Nello «stanzone» anche la scala gerarchica perdeva peso. Il luogotenente Salvatore Campa ne sa qualcosa: «Quando Sapone è stato collocato in congedo sono diventato il responsabile dell’aliquota dei carabinieri. Venni convocato dal dottor Venditti, il quale mi intimò che dovevo lasciare tutto com’era. Addirittura mi disse “non vorrai mica rubare la scrivania a Sapone?”». Ed ecco l’amara considerazione: «Io non ho mai fatto veramente il dirigente dell’aliquota, lo ero solo formalmente».Tutto comincia da un iPhone 15 Pro Max, quello di Pappalardo. Sequestrato dagli uomini del Gruppo Pavia della Guardia di Finanza, diventa il cuore dell’inchiesta. Dentro, gli investigatori ci trovano messaggi vocali, chat WhatsApp, appuntamenti, foto, fogli di presenza e geolocalizzazioni. Ci sono informazioni su quella che Pappalardo in chat chiama «la squadra completa». Nelle carte ci sono missioni per conto di Pappalardo e pedinamenti senza delega. Ma le giornate vengono riempite anche con accessi alla Spa. Scrive la Guardia di finanza: «Emergono anomalie significative tra gli orari di servizio e gli accessi registrati al centro benessere Campus Aquae, nonché l’utilizzo improprio dell’autovettura di servizio per spostamenti personali». Scoppetta firma fogli presenza dichiarando di essere in ufficio, ma secondo i tracciati Gps «si trovava in Spa». Lo stesso centro era frequentato da Cuzzoli e De Bonis. E, riferisce il carabiniere Giampiero Ezzis, vi si recava «anche il dottor Venditti, ma andava in piscina». È Scoppetta a chiedere a Pappalardo in chat: «Due ingressi Spa per oggi? La pattuglia ha bisogno di relax». Il tutto mentre si cercava di vendicare il capo colpendo la sua ex. Dopo la fine della relazione, per lei comincia un incubo. «Allora adesso la fottiamo… la distruggiamo». È l’inizio di una campagna di pedinamenti, appostamenti, minacce, sorveglianza. Scrive la Guardia di Finanza: «Scoppetta avvia le operazioni di videosorveglianza installando un Gps sull’autovettura». Ma a saldare i rapporti c’era qualcosa di più intimo. «Ho finito le pannocchie», scriveva Scoppetta al suo ex capo. Cialis o Viagra. Pappalardo sembrava un grossista. Ma non si limitava alla fornitura dei farmaci. Prenotava all’ex collega anche l’hotel. I finanzieri hanno documentato 34 prenotazioni al Riz di San Genesio. E a volte saldava pure il conto. Come nei ristoranti.Da Lino dei fratelli D’Arena è il locale simbolo del gruppo. Un ristorante stellato di Pavia. Il 2 marzo 2020 Scoppetta sollecita Pappalardo a «interessarsi con la Sovrintendenza» per favorire i titolari. Il 16 settembre Pappalardo si lamenta delle voci secondo cui «non pagherebbe mai il conto». E qualche giorno dopo invia a Scoppetta la foto dello scontrino, a dimostrazione dell’avvenuto pagamento. Ma non è l’unico ristorante di cui gli sbirri sono habitué. Al Cassinino è la cornice dei momenti riservati. Il 3 dicembre 2020 ospita il pranzo di Natale della squadra, con carabinieri e finanzieri in servizio alla Procura di Pavia. Una riunione di pochi intimi, organizzata da Pappalardo. Che è anche un gran frequentatore del ristorante milanese di Carlo Cracco (con cui è raffigurato in una foto durante un abbraccio) come di quello a Portofino (del quale dispensa foto ai suoi uomini). Gli stellati non sono finiti: le puntatine da Vittorio a Brusaporto di Bergamo non sono poche. E neppure quelle al giapponese davanti a una società di vigilanza.Le vacanze sono l’altro volto della squadra di fiducia dell’ex procuratore. Nelle carte c’è un calendario parallelo di viaggi, weekend e soggiorni. «Parto venerdì, mi serve copertura per i giorni fuori», scriveva il comandante il 12 agosto 2019 ad Antonio Scoppetta. Ci sono le trasferte estive, come quelle in Sardegna sulla Costa Smeralda. O a Ibiza. O in Versilia: «A Forte dei Marmi è tutto pieno, ma trovo sempre posto», scriveva tra un messaggio e l’altro Pappalardo, ostentando la capacità di muoversi in ambienti esclusivi. Come in Costa Azzurra. La documentazione bancaria racconta di un’estate francese: agosto 2019, spese tra Nizza e Cannes. E ancora: Riccione e Venezia. Dubai, con una ragazza, giovane medico che, sentita dai finanzieri, ha ricordato la generosità di Pappalardo, che le faceva regali costosissimi. O Milano con l’auto di servizio e il carabiniere Pietro Picone come autista: «Ci andavamo una o due volte a settimana». Giro all’università, in banca, da imprenditori, all’hotel Bulgari e «in case private, mai in caserme dei carabinieri».
Francesco Paolo Capone (Imagoeconomica)
Silvia Sardone (Imagoeconomica)